11 giugno 2004

SIAE: ma quanto mi costi?

La SIAE è quell'ente benemerito che ci infelicita l'esistenza piazzando i suoi famosi bollini sulle custodie dei CD nei posti scientificamente studiati per imbestialirci maggiormente: sulle scritte dei titoli, sull'apertura della custodia e simili. Ed in genere i nostri contatti con la SIAE finirebbero qui.

A meno che non vi siate imbattuti in qualche suo ispettore, non invitato, ad una festa di compleanno per chiedere un obolo sui dischi suonati durante la festa.

O a meno che non abbiate strimpellato qualcosa in pubblico in qualche band paesana, nel qual caso sicuramente avrete avuto a che fare con la SIAE.

O a meno che non siate i gestori di qualche locale pubblico dove avete magari una radio accesa.

Ma i casi precedenti sono solo la punta dell'iceberg: in realtà la SIAE è in cielo, in terra ed in ogni luogo. Un puro spirito che aleggia dappertutto, e che riesce a spillare soldi dai posti più impensabili.

In queste pagine vorremmo cercare di capire meglio cos'è questa entità metafisica che ci accompagna in ogni istante della nostra vita, anche se, devo dire, in modo davvero discreto, quasi invisibile. In questa prima puntata vorremmo, timidamente e certo in modo non completo, cercare di capire tutti gli oboli che, più o meno consciamente, le versiamo.

La SIAE giuridicamente è un ente pubblico a gestione privata che si occupa di incassare e ripartire i famosi diritti d'autore. Intanto è curioso questo mix di pubblico e privato: è pubblico in quanto la legge le attribuisce, monopolisticamente, tale attività di riscossione (in pratica, è una sorta di polizia tributaria). E passi. Ma i soldi che incassa non sono pubblici bensì privati, in quanto le spoglie vengono ripartite tra i propri soci. E, sopratutto, privata ne è la gestione, quindi relativamente insindacabile e, spesso, imperscrutabile. Ma di questo ne parliamo un'altra volta. Concentriamoci per ora sugli aspetti quantitativi maggiormente visibili.

Diritti d'autore n°1
Dunque, ipotizziamo che abbia voglia di andare a cinema a vedere, per esempio, un bel film come "Pulp Fiction". Ovviamente pago il biglietto del cinema che comprende anche i diritti d'autore per la visione del film, così come i diritti d'autore per ascoltare i dialoghi e le musiche: su tutte, lo splendido brano "You Never Can Tell" del 1964 di Chuck Berry che accompagna il famoso twist di Travolta con la Thurman: : "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..."

Diritti d'autore n°2, n° 3, n° 4 e n° 5
Belle davvero, le musiche del film; ed il twist Travolta-Thurman con le sue due dita passate sugli occhi è davvero un pezzo di cinema puro. Decido di comprarmi il cd con la colonna sonora, ripagando quindi i diritti d'autore, questa volta per l'ascolto della sola colonna sonora. E passi. Ma c'è un ulteriore diritto d'autore che mi ritrovo a pagare in quanto, essendo la colonna sonora fornita su CD, il distributore ha dovuto pagare la tassa sul diritto d'autore che grava su ogni supporto e che, ovviamente, viene ribaltata sull'acquirente finale. Tale tassa è stata introdotta dall'attuale governo (sì, sempre quello che si era fatto eleggere per diminuire le tasse) con la motivazione che, "in genere", sui supporti di memorizzazione vengono depositati materiali protetti da diritto d'autore. Con l'avvento dell'era Urbani, sono stati introdotti altri due prelievi simili: tasse su tutte le apparecchiature di memorizzazione e tasse su tutti i software di masterizzazione (entrambi sicuramente utilizzati per la produzione del cd ed altrettanto sicuramente ribaltate sull'acquirente finale). Uhmm... riepiloghiamo: su ogni cd ORIGINALE acquistato, io pago i "classici" diritti d'autore sulla musica che acquisto più altri 3 tipi di diritti d'autore (tasse sul cd, tasse sulle apparecchiature e sul software di masterizzazione usati dal produttore) che non capisco cosa diavolo c'entrano. Ma tant'è.

Diritti d'autore n°6
Ok, ma il disco è davvero bello: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well...". Peccato che a casa abbia poco tempo per ascoltarlo; decido quindi di farne una copia su cassetta per ascoltarlo con l'autoradio. Acquisto una cassetta vergine che, naturalmente, comprende una quota per pagare i diritti d'autore sui materiali che vi registrerò, poco importa che abbia già pagato, in una forma o un'altra, altre 4 volte tali diritti: questo ulteriore obolo è per avere il diritto di farmi una copia privata. Ah, per i più curiosi: la tassa per avere il diritto a fare la copia privata la pagherei anche se sull'audiocassetta registrassi i primi vagiti di mio figlio o incidessi un audio messaggio da spedire ad un mio amico. Bah, iniziano un po' a girarmi i cosidetti...

Diritti d'autore n°7, n° 8 e n° 9
E già, la colonna sonora piace anche a mia figlia che canticchia: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..." e che vuole ascoltarlo sul suo lettore cd. Acquisto quindi un cd vergine su cui, manco a dirlo, grava la solita tassa per poterci copiare materiali protetti da diritti d'autore e quindi ri-ri-ri-ri-ri-pago il diritto d'autore, anche se avevo già pagato il diritto a farne una copia privata svariate volte. Bah, meno male che all'altra mia figlia il disco non piace e quindi rinuncia a volere una copia anche per il suo walkman. E ringrazio il cielo di non avere una famiglia numerosa per evitare di fare ulteriori copie private. Però, a pensarci bene, io consumo decine e decine di cd per memorizzare i miei backup di dati ed anche su questi continuo a pagare il diritto a farmi una copia privata: "de che?". Boh... chissà cosa ne pensano alla SIAE. Ah, quasi mi dimenticavo del nostro amico Urbani: grazie a lui pago i soliti ulteriori 2 prelievi per i diritti d'autore aggiunti sulle apparecchiature e sul software per masterizzare. Grazie Giuliano.

Diritti d'autore n°10, n°11 e n°12
Se state sospettando che sia decisamente masochista avete ragione. Passa qualche mese ed esce il DVD. Il film mi era proprio piaciuto ed avrei voglia di rivederlo. Decido di acquistare il DVD, pagando ovviamente: i diritti d'autore per la visione del film (già pagati a cinema), i diritti d'autore per l'ascolto della colonna sonora (già pagati a cinema e con l'acquisto del cd), oltre naturalmente alla solita terna di tasse su: supporto DVD, apparecchiature e software di masterizzazione. Va beh, ma il twist Travolta-Thurman continua ad essere mitico: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..."

Diritti d'autore n°13
Arriva Gennaio ed è il compleanno di mia figlia. Si sa come sono le adolescenti: hanno un sacco di amici ed amiche e si decide di affittare un locale perchè è più comodo che in casa. Naturalmente ad una festa che si rispetti non può mancare della buona musica. Ma appena si nomina la parola musica, ecco presentarsi l'immancabile ispettore della SIAE che vuole il solito obolo per i diritti d'autore sulla musica che si suona alla festa. Sì, ormai lo sapete, tra i dischi c'era anche il mitico pezzo di Chuck Berry: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..."

Diritti d'autore n°14, n°15 e n°16
Una sera decido di andare in discoteca e dopo un po' indovinate cosa sento canticchiare dagli altoparlanti? "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well...". Già, nel prezzo del biglietto della discoteca ho pagato la mia parte di diritti d'autore per l'ascolto delle musiche (9% del prezzo del biglietto, anche se, come per il brano suddetto li ho pagati decine di altre volte). E passi. Ma mi dicono che il gestore del locale paga in diritti d'autore anche un forfait sulle consumazioni (!). E quindi io pago diritti d'autore anche per sorseggiarmi una birra !?!? Per non rischiare una crisi isterica mi rifiuto di riflettere sul fatto che il gestore deve aver acquistato il disco e quindi deve aver pagato i relativi diritti d'autore diretti ed indiretti per i vari supporti, apparecchiature e software utilizzati nel processo e che tali costi, inevitabilmente, deve ribaltarli sui suoi clienti e quindi ancora una volta su di me. Quindi, almeno questi non voglio conteggiarli in questa contabilità un po' alla buona.
Però quest'altra è bella: pare che su tutti gli spettacoli si paghi anche una imposta sui "trattenimenti", pari al 10% del prezzo del biglietto (una sorta di IVA sul divertimento) che viene riscossa dalla SIAE per conto dello Stato, trattenendone una percentuale elevatissima.

Diritti d'autore n°17
La domenica mattina ci piace fare colazione tutti insieme in famiglia e l'occhio mi cade sulla marca dei biscotti: Pavesini, ed immediatamente mi vengono in mente le immagini dello spot associato, tutte giocate sulla leggerezza con sullo sfondo, non ci crederete: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well...". Eh già, il pezzo di Chuck Berry fa da colonna sonora dello spot e quindi, sono stati pagati i diritti di autore per utilizzarlo, costi che, ovviamente, sono una componente del prezzo della scatola che è davanti ai miei occhi. Sì, pago i diritti d'autore anche per fare colazione.

Diritti d'autore n°18 e n°19
E' estate ed una sera andiamo a prendere un gelato: adoro l'affogato al caffè con panna e ci sediamo in un bar all'aperto, dove c'è un musicista che allieta la serata cantando su una base midi un brano vagamente familiare: "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well...". Ok, abbiamo capito, pago i diritti d'autore anche per gustarmi il mio amato affogato al caffè, anche se, per la verità, l'avrei apprezzato di più in perfetto silenzio. Per semplificare, evidenzio solo 2 volte i diritti di autore che pago sempre sullo stesso pezzo: quelli pagati dal cantante per procurarsi il diritto ad eseguire la versione midi del brano e quelli che paga il gestore per la diffusione di musica nel suo locale.

Diritti d'autore n°20
E' ovvio che, frequentando bar o ristoranti, prima o poi capita di ascoltare qualsiasi pezzo, spesso trasmesso dalla radio del gestore. Figuriamoci se poteva mancare il nostro "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well...". Bene, direte voi: visto che i diritti della diffusione sono pagati dalla radio emittente per permettere a CHIUNQUE di ascoltare il brano e non soltanto a chi possiede la radio, almeno questa volta si dovrebbe riuscire a non pagare l'ennesimo balzello. E invece no, il balzello c'è: euro 50 all'anno per ogni altoparlante presente nel locale. C'è chi sostiene che si tratta di una vera e propria truffa e che, se estorta con la forza, si possa perfino ipotizzare il reato di estorsione. Moralmente lo è. Giuridicamente, sapete com'è: se si hanno i mezzi economici aseguati si riesce ad attivare le pressioni giuste per rendere "legale" qualsiasi infamia, ed "illegale" qualsiasi comportamento banale. Legge Urbani docet.

Diritti d'autore n°21
Imperversa la moda delle suonerie. Anche mia figlia ne è affetta e le alterna continuamente, anzi ne attiva diverse in funzione di chi chiama. Per gli amici del gruppo teatrale che frequenta ha attivato giusto "You Never Can Tell", trasformandolo in un "ti ti ti ti tiiiiii". Chiedo informazioni e mi dice che c'è un sito da cui le ha scaricate. Incuriosito vado a vedere questo ed, in fondo alla Home Page trovo ben due marchi della SIAE, uno per Suonerie Monofoniche ed un altro per Suonerie Polifoniche.
Per farvela breve, la SIAE riceve il 12% del prezzo della suoneria pagato dall'utente finale. Ah bene, quindi se il sito la distribuisce gratis il 12% di zero è zero. Sì, ma non nella matematica della SIAE, per cui il 12% di zero fa euro 0,10 + IVA a suoneria! Ma le sorprese non finiscono qui: è prevista la corresponsione di euro 500,00 (+ l'immancabile IVA) per il servizio di preascolto di campioni delle suonerie! Cioè, capite, non solo le suonerie durano mediamente pochi secondi (e su quei miseri secondi voi, direttamente o indirettamente, si pagano i diritti d'autore), ma li pagate anche per poter aver un "assaggio" di quei pochi secondi! Sono estasiato dalla fantasia dei nostri eroi.
E se credete che la cosa sia finita qui vi sbagliate. Se la suoneria viene scaricata via dialer (!) l'obolo previsto è di euro 0,25 (+ IVA, of course). Ora non so se sapete cosa sono i dialer: sono quei programmi che mentre state navigando, A VOSTRA INSAPUTA, vi sconnettono dal vostro provider e si connettono FRAUDOLENTEMENTE ad un altro numero telefonico con tariffe astronomiche. Bene, per la SIAE i soldi non puzzano mica, figuriamoci se ha qualche scrupolo ad incassare da attività fraudolente. Credete che siano panzane? Verificate voi stessa a questa pagina che si trova sul sito ufficiale della SIAE.

Diritti d'autore n°22
Arriva Natale e, come si sa, siamo tutti più buoni. La scuola di mia figlia è tutta impegnata ad organizzare uno spettacolo di beneficenza per raccogliere un po' di soldi da devolvere ad organizzazioni umanitarie che si occupano di progetti nel terzo mondo. Naturalmente, uno dei pezzi forti è la "cover" del twist di Travolta-Thurman ("It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..."), eseguita da due ballerini in erba: spassoso. Anche qui, credete che la SIAE risparmi almeno i bambini del terzo mondo? No, ovviamente: business is business. L'obolo c'è anche sugli spettacoli di beneficenza. Con l'amarezza di dover devolvere 300-400 euro della piccola somma raccolta alla SIAE anzichè essere devoluti a gente che ne ha davvero bisogno.

Diritti d'autore n°23
Passa un po' di tempo e "Pulp Fiction" viene trasmesso sulla pay tv. Naturalmente l'emittente raccoglie i suoi proventi attraverso l'abbonamento mensile (tra cui il mio) e paga i diritti d'autore per trasmettere il film. Ormai mi esce dagli occhi (e dalle orecchie), non ho alcuna voglia nè di vederlo e nè, tantomeno, di sentirlo. "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..." suonerà per altri, ma ciò non mi esime di aver contribuito a pagarne i diritti d'autore tramite il mio abbonamento.

Diritti d'autore n°24
Come è naturale che sia, dopo un po' il nostro film, che ormai ho visto e sentito sino alla nausea, viene acquistato da una TV nazionale che paga i relativi diritti d'autore che l'autorizzano a far vedere i film a tutti (anche a me, ed anche se sono scarsamente interessato). Ovviamente tali diritti d'autore vengono pagati con i proventi pubblicitari che contribuisco a pagare anch'io appena acquisto un qualsiasi prodotto pubblicizzato da quella TV nazionale.

Diritti d'autore n°25, 26, 27, 28, ......
Da quando è uscito il film nelle sale cinematografiche, le emittenti radio mi hanno fatto ascoltare centinaia di volte quella stessa canzone, o comunque l'hanno trasmessa anche se io non l'ho ascoltata. Ed ovviamente ogni emittente radiofonica ha pagato i diritti d'autore, attraverso i proventi pubblicitari (e quindi attraverso i normali prodotti che io acquisto) per farmi ascoltare sempre quello stesso brano di cui io ho pagato i diritti d'autore a questo punto non so più quante volte.

Ormai odio "It was a teenage wedding, and the old folks wished them well..." ma ciò è del tutto indifferente al sistema del diritto d'autore: io contribuisco a finanziarlo indipendentemente dalla mia volontà.

E sfido chiunque a valutare cosa mi costa la SIAE e, sopratutto, quante risorse economiche la SIAE sottrae all'intera società.

Da quando un pezzo di musica o un film viene immesso nel mercato io pago i diritti d'autore 20, 30, 50, 100 volte, direttamente o indirettamente, attraverso un sistema vero e proprio di spoliazione, garantito dallo Stato, ed incamerato da privati che accumulano utili giganteschi. E con tali utili spropositati possono permettersi di finanziare qualsiasi mezzo di pressione per far passare qualsiasi legge atta a garantire e perpetuare i loro spropositati privilegi, a scapito dell'intera società.

Negli USA le associazioni di editori (cioè le SIAE americane), le major discografiche e cinematografiche sono tra i massimi finanziatori della politica americana, che contraccambia con leggi riconoscenti. Ma negli USA i finanziamenti sono "trasparenti". In Italia non lo sappiamo nemmeno. Possiamo solo desumere: ad esempio, riuscite ad intuire perchè la legge Urbani è stata approvata con solo il 10% di parlamentari contrari, mentre tra gli elettori l'avversione a tale legge era più o meno intorno al 90%?

Ah, per la cronaca. Il brano preso a pretesto, You Never Can Tell, è stato composto 40 anni fa. Il suo autore, Chuck Berry, ha inciso l'ultimo disco un quarto di secolo fa. E continuerà a ricevere proventi connessi al diritto d'autore sino a 70 anni dopo la sua morte. Per dare un'idea dei privilegi che scaturiscono dal diritto d'autore: è come se si continuasse a pagare la pensione ad un lavoratore sino a 70 anni dopo che è morto...
Amen.


Articolo precedente della serie: Artisti: chi è a favore e chi contro la galera

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Articolo molto simpatico ma con alcune inesattezze.
Non penso sia giusto dire che il prezzo che quando compro il biglietto del cinema pago i diritti d'autore delle canzoni del film, che sono già stati corrisposti dalla produzione del film. Semmai pago il diritto d'autore per il film.
Inoltre la RIAA non è la SIAE americana, bensì l'associazione delle case discografiche (semmai quindi la FIMI o la AFI).
Sulla SIAE c'è una bella puntata di report dell'ottobre 2001, la cui trascrizione è sul sito della trasmissione (http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=82)

Anonimo ha detto...

La prossima volta comunica alla siae, dopo il primo pagamento, che devi essere esentato in quanto già sei stato assoggettato all'obolo ... forse hai le idee poche chiare e devi prendere una pausa di riposo ....

Anonimo ha detto...

Mi spieghi come può la siae sapere chi ha già provveduto ad un pagamento, fermo restando il fatto che si tratta di situazioni diverse quelle di cui si tratta?

chartitalia ha detto...

???
questa teoria è davvero interessante: quando sto per acquistare un album su CD dovrei, secondo te, comunicare prima alla SIAE che, per esempio, avevo già pagato i diritti d'autore su quell'album quando l'avevo acqusitato su vinile e quindi la SIAE mi sottrae i diritti d'autore per il CD?
dicci, dicci che la cosa sembra molto interessante

se non è così, non ho proprio capito cosa intendi dire: perdonami ma spiegaci con parole semplici, sai noi abbiamo le idee poche chiare

elisa ha detto...

Non ho ancora capito la risposta alla domanda:Mi spieghi come può la siae sapere chi ha già provveduto ad un pagamento, fermo restando il fatto che si tratta di situazioni diverse quelle di cui si tratta?

Anonimo ha detto...

Ma voi avete bevuto...

Ma lavorate tutti alla siae o cosa??????

Ha fatto delle considerazioni...
dio mio...

è chiero che non posso, ogni volta che vado in discoteca, andare dalla sia e farmi ridare i soldi per i diritti su canzoni che avevo gia sentito la scorsa volta.... DIO MIO!!!

Però il fatto rimane... SIAE LADRA DEL CA**O!

(da uno che ha un gruppo musicale)

nos86nos ha detto...

Salve! Sono Giulio Rocchi, uno studente di scienze della comunicazione di Reggio Emilia. Ho lavorato per la mia università a 0format, un laboratorio sperimentale di produzione video-giornalistica, sotto la direzione del capo-struttura di RAI3 (nonchè nostro professore) Loris Mazzetti, in cui, assieme ad alcuni collaboratori e al mio gruppo musicale, abbiamo sviluppato un'inchiesta sulla SIAE per cercare di puntare un riflettore sui misteri di questa società. Nei panni di una sconosciuta band emergente (la nostra), il servizio si addentra per le problematiche, i costi, l'iscrizione e la tutela da parte della SIAE sulle opere di ingegno e sui proventi percepiti dagli autori di canzoni trasmesse su etere e internet. Penso che questa inchiesta, seppur breve per motivi di palinsesto (4:49 minuti) sia molto interessante e utile, non solo per i musicisti, ma anche per tutti coloro che sono iscritti alla SIAE (non c'è solo la musica, ma qualunque opera d'ingegno - quadri, immagini, testi, loghi...). Grazie a questa inchiesta si è già innescato un dibattito che noi di 0format desideriamo portare avanti. Per questo motivo vogliamo promuovere la nostra iniziativa,fare girare il più possibile l'inchiesta e, perchè no, se possibile anche pubblicarla e pubblicizzarla su canali diversi dal web (riviste, giornali, televisione...). Sicuri di un certo interessamento da parte di chi leggerà questa e-mail, porgiamo i nostri più sinceri saluti.

L'INCHIESTA SU http://it.youtube.com/watch?v=_PveNGyEeRI oppure su youtube cercate "0format" e cliccate sul video "No Siae No Party"
LO SPACE DEL GRUPPO MUSICALE: I BORN TO DREAM http://www.myspace.com/borntodream2006
E-MAIL: borntodream@interfree.it
MSN: nos86nos@hotmail.com
VOTATECI ANCHE SU http://current.com/items/89002588_no_siae_no_party

Anonimo ha detto...

Quasi quasi vado ad incidere un disco.

cinzia ha detto...

Daniele Bossari ed Ettore Rapallo ne sanno qualcosa dei casini combinati dai diritti d'autore.

Le ultime vicende che trapelano dai giornali ci fanno capire quando dolore umano causa la SIAE.

Anonimo ha detto...

La siae prende i soldi dei defunti ma non solo: depositando miei brani (tenendo in piedi la mia iscrizione pagando un sacco di soldi l'anno) eseguendoli io e sapendo che altri li eseguono, non ho mai visto il becco di un quattrino perchè la Siae paga a "campionamento territoriale differenziato", non so come definire meglio la cosa, cioè se io compongo la mazurka del barese, suonata dalle orchestre di Bari, bisogna che anche a Bolzano
e Aosta e Milano suonino con una certa coerenza coi dati di Bari la mazurka del barese, anche se questa è in stretto dialetto barese.

Il risultato è sempre quello: l'esecutore paga, il gestore del locale paga, la siae prende,
il musicista paga la sua iscrizione ma non prende niente.

Pensateci quando qualcuno vi dice che è pirateria il download:
Siae e major sono un impasto omogeneo, se siete così disonesti da scaricare rubando dei brani in classifica state rubando proventi a questi galantuomini; voi ricshiate la galera, loro...moralizzano

Anonimo ha detto...

Prima cosa: molti commenti qui puzzano di marcio.
Seconda: se pago un biglietto del cinema pago i diritti d'autore della colonna sonora: che l'autore percepisca o meno i guadagni diretti della musica (dipende dal contratto stipulato con la produzione), comunque questi sono rapportati al numero di spettatori paganti.
Terza: la tassa annuale che pagano gli iscritti SIAE è pura follia e non esiste negli altri paesi europei e Usa. Tra l'altro in altre nazioni europee se voglio fare una demo da un numero molto limitato di copie e venderle agli amici o ai concerti, mica devo fare la trafila (e versare l'obolo) per i bollini! Qui invece si spilla fino all'ultimo centesimo.

Credo che il blog qui presente sia volutamente estremizzato ma non mi sembra ci siano scritte cose lontane dalla realtà. Lo scandalo successivo poi è la ripartizione dei proventi (vedi regimi forfettari) ma questo è un'altro discorso...

Anonimo ha detto...

Articolo carino e pieno di spunti interessanti...peccato sia pieno di inesattezze. Una su tutte l'imposta sugli intrattenimenti (16% e non 10) viene versata direttamente allo stato tramite F24e soltanto sulle esecuzioni con cd e non anche sulle esecuzioni con musica dal vivo. Sui commenti poi non ho parole. Leggo:"la tassa annuale siae e' pura follia..."
1°- non e' una tassa ma una quota di iscrizione per un servizio
2°- l'iscrizione è facoltativa e non obbligatoria
3°- se non ti conviene puoi smettere di pagare in qualsiasi momento
4°- se non ti vuoi iscrivere puoi tutelarti da solo le tue "opere" senza il tramite della Siae.
Poi leggo: "negli altri paesi europei..." ma quali? Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, ecc... tutti prevedono una quota di iscrizione. Forse non e' cosi in Senegal....ma non mi risulta sia in Europa. Informatevi prima di scrivere certe cazzate...

Anonimo ha detto...

w la siae!

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A parte l'Italia, dove la quota d'iscrizione è annuale, nel resto dell'Europa si paga solo la prima iscrizione oppure solo per le operazioni effettivamente compiute dall'Ente di gestione dei diritti d'Autore.

E' vero che il rinnovo non è obbligatorio, ma se non si versano le annualità successive decade il rapporto associativo e bisognerà: o conguagliare il non pagato quando si deciderà di depositare un brano nuovo (a seconda del tempo trascorso e dei diritti eventualmente maturati nel frattempo), oppure reiscriversi con cifra intera.

Inoltre, la SIAE non verifica le ripartizioni dei diritti d'autore all'Estero a meno che non ci sia un Borderaux oppure un forfettario: per le maturazioni fuori dall'Europa continentale, per esempio, l'Autore deve segnalare e certificare gli eventi alla Siae, che provvederà a richiedere l'onere alla consorella estera (per esempio, passaggi radio oppure inclusioni in colonne sonore in località fuori EU).

Altra nota dolente è la ripartizione dei proventi con media pesata: se in un Borderaux da 100€ (esempio) venissero segnati due brani, uno di un Autore che movimenta 100 mentre l'altro movimenta 1 (in percentuale), la ripartizione sarà di 100:1.

Per ora basta così.

USA Property Investment ha detto...

Perfecto!

Marco ha detto...

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