12 gennaio 2009

Speciale poco speciale per Faber

Dieci anni fa scompariva il più grande cantautore italiano, Fabrizio De Andrè. Fabio Fazio ha voluto rendergli un doveroso tributo allestendo una puntata speciale della sua trasmissione Che tempo che fa su RaiTre. Diciamo subito che, a dispetto delle migliori intenzioni, la puntata è risultata il solito polpettone indigesto e che probabilmente ha fatto rivoltare il buon Faber. Infarcita com'era di retorica d'accatto e da personaggi intervenuti più per celebrare se stessi che ricordare la figura di Fabrizio. Ad iniziare dall'interminabile intervista-prologo a Renzo Piano, grandissimo architetto ma che aveva poco o nulla da dire come critico musicale. Ma il peggio è che ha impiegato 20 minuti per dirlo.

Ospite speciale dello Speciale, ovviamente, Dori Ghezzi, impegnata a tempo pieno con la Fondazione intestata al marito. Ma questo suo impegno credo sia una sorta di ossimoro, teso com'è a far divenire mainstream l'opera di un autore che è sempre stato minoranza, in direzione ostinata e contraria, verso di in uno dei suoi ultimi brani (Smisurata preghiera), preso anche a titolo di una enciclopedica raccolta.

Più Fabrizio diventa spettacolo da prima serata televisiva e più le sue opere si banalizzano e diventano altro dai capolavori che conosciamo ed amiamo. Come non provare una sorte di ribrezzo nell'ascoltare il Dalla in una interpretazione inascoltabile di Don Raffaè, o Andrea Bocelli in una banale versione de La canzone dell'amore perduto, o Finardi che "porge" Verranno a chiederti del nostro amore alla maniera di cantanti melodici anni '50, o il Pelù che rende omaggio alla personale vanità esibendosi ne Il pescatore, o Samuele Bersani che massacra Il bombarolo. Al confronto, Tiziano Ferro ha fatto la figura di un gigante sia interpretando un brano meno ovvio del repertorio di Faber (Le passanti), sia prendendolo a pretesto per ammettere di aver reinventato canzoni pre-esistenti (cosa in cui è maestro).

Ma il momento più kitsch si è forse toccato con Jovanotti spedito in America a rintracciare il presunto cimitero di Spoon River, dove si è esibito dal vivo tra le tombe del suonatore Jones, del chimico, del giudice, del medico, del matto. Da non crederci, eppure è successo.

E dire che non ci voleva molto a fare una trasmissione diversa, solo forse un po' di coraggio da parte del conduttore. A dare voce a chi De Andrè l'ha conosciuto e ci ha lavorato insieme. Come Nicola Piovani, non a caso protagonista di uno dei momenti più toccanti della serata. O anche di Ivano Fossati, anche se più risaputo, ma almeno ha ricordato in diretta che Fabrizio era un anarchico. Bella anche l'iniziativa di far trasmettere a 300 radio, grandi e piccole, tutte lo stesso brano nello stesso momento: è toccato ad Amore che vai, amore che vieni, scelto personalmente da Dori Ghezzi.

Insomma, una grande occasione sprecata. Va be', per consolarvi eccovi una compilation di alcuni tra i brani di Faber che amo di più personalmente. Ho solo cercato di scegliere tra quelli meno ovvi e meno celebrati, anche se quasi tutti i suoi brani sono ormai dei classici (ah, l'ordine è esclusivamente cronologico e non di preferenza). Buon ascolto.


4 commenti:

.mau. ha detto...

Tra l'altro, l'inquadratura della tomba del "suonatore Jones" morto nel 1934 (!) la dice lunga.

Anonimo ha detto...

Allora, che sia stato un POETA è fuori dubbio; altrettanto che si sia trattato del MASSIMO cantautore italiano come che certi suoi album (Creuza de Ma su tutti) siano veri capolavori. Dopo di lui poca roba, incluso Fossati e compagnia bella...ma posso permettermi una provocazione? Rispetto alla musica in se, è stato davvero tanto influente? Oppure lo è stato di più uno tipo Carosone?

diego ha detto...

Bella anche l'iniziativa di far trasmettere a 300 radio, grandi e piccole, tutte lo stesso brano nello stesso momento: è toccato ad Amore che vai, amore che vieni, scelto personalmente da Dori Ghezzi.

la canzone è "amore che vieni, amore che vai", non il contrario.

Anonimo ha detto...

Beh, da Fazio non ci si poteva aspettare altro che un polpettone come quello al quale abbiamo assistito ieri sera. Anche Dori Ghezzi ha una parte di colpa. Cosa aveva detto a Minoli qualche tempo fa? Che non voleva fare di De Andrè un "santino"? E meno male!
Mancava solo l'istanza di beatificazione e poi eravamo a posto.

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