22 aprile 2009

A proposito di PIL

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta."

Ma secondo voi chi può aver detto queste cose sul PIL, il famigerato Prodotto Interno Lordo? Un no-global della prim'ora? Bertinotti? Marx? Lenin? Un anti-capitalista? Un terrorista?

Niente di tutto questo. Le parole su riportate derivano da un famoso discorso di un quasi-presidente degli Stati Uniti, figlio di uno dei più grandi capitalisti di quello stato. E non sono state pronunciate in questi ultimi anni bensì oltre 40 anni fa: il 18 marzo 1968 alla Kansas University.

L'oratore di quel discorso aveva praticamente vinto le primarie presidenziali e stava per divenire il presidente della più ricca nazione del mondo. Fu assassinato un paio di mesi più tardi. Ovviamente stiamo parlando di Robert Kennedy.

Probabilmente se non fossero stati sparati quei colpi ora il mondo sarebbe un mondo diverso dall'attuale. Ma forse furono sparati proprio per questo.

Ho voluto riportare il suo giudizio sul PIL in quanto, pur conoscendone da tempo le tesi, ignoravo chi le avesse esposte per la prima volta in modo così netto e lucido. Mea culpa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

io inserirei pure la qualità del campionato di calcio. ho notato che nei paesi dove si gioca un calcio minore c'è un saldo economico negativo.

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