17 luglio 2011

Le 10 domande della SIAE: Le mie risposte

La SIAE, quella benemerita istituzione che dovrebbe difendere gli interessi degli autori e degli editori (lasciamo stare con quali metodi e con quale efficienza) si è decisamente schierata a favore della (raccappriciante) disciplina varata dall'AGCom per la difesa del diritto d'autore on line. Ed ha pensato bene di far pubblicare una pagina a pagamento su molti quotidiani di propaganda sulle sue tesi sotto forma di 10 domande. E se qualcuno fa delle domande immagino voglia sentire le risposte. A meno che non cerchi di fare della bieca propaganda considerando dei gonzi i destinatari delle stesse. Cosa che, ne siamo certi, non era negli intenti della SIAE. Comunque sia, queste sono le nostre risposte alle mitiche 10 domande.

1. Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?
Ecco, iniziamo nel peggiore dei modi, con una affermazione gratuita. Per favore, cara SIAE, potrebbe essere più precisa e specificare chi asserisce una enormità del genere? Nessuno teorizza la non remunerazione in rete del diritto d'autore. Questa è una domanda retorica e disonesta, tesa a mascherare il fatto che sull'intera disciplina del diritto d'autore, da anni, c'è un acceso dibattito volto a ridefinirne gli equilibri, troppo sbilanciati a favore dei detentori dei diritti a scapito dei consumatori.

2. Perché coloro che criticano il provvedimento AGCOM non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale? Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?
Bah, intanto vedo che le domande sono 11 visto che queste sono due e con poca attinenza l'una con l'altra. Intanto vedo che la propaganda inizia a divenire insopportabile. Sarebbe più corretto definire i termini: parlare di "furto" nel caso della propietà intellettuale è indice di palese malafede o di manifesta ignoranza della natura stessa di questa strana cosa che è la proprietà intellettuale. La legge sul diritto d'autore, la n. 633 del 22 aprile 1941, che SIAE dovrebbe conoscere piuttosto bene, si guarda bene dall'usare il termine "furto" o simile perchè era stata fatta da gente seria e non da propagandisti di bassa lega. Infrangendo il diritto di autore non si ruba alcunchè, semmai si utilizza l'opera in modo difforme da quanto previsto dalla legge, il chè è cosa completamente differente da un furto.
Per quanto riguarda la seconda domanda, la risposta è ovvia: perchè se una cosa è illegale o meno la stabilisce un giudice terzo e non un ente governativo quale l'AGCom, che tutto si è dimostrato in questi anni tranne che indipendente. In ogni caso, l'impedimento è conseguente di una sentenza e non di un provvedimento amministrativo preventivo, esattemente come la censura che impedisce preventivamente la pubblicazione di un'opera.

3. Perché dovrebbe risultare ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli altri?
Premesso che tutti, bene o male, sfruttiamo il lavoro di altri (ad esempio, l'umanità sta ancora sfruttando il lavoro di Archimede applicando il suo principio sul galleggiamento dei corpi). Il problemè è chi stabilisce che qualcuno lo sta sfruttando "illegalmente"? Un giudice, appunto, dopo regolare processo. A titolo di esempio, il celebre pezzo che ha reso ricchissimi e famosi i Led Zeppelin, Whole Lotta Love, è in realtà un doppio plagio effettuato ai danni di Willie Dixon autore di You Need Love per Muddy Waters, mentre per l'arrangiamento della loro versione scopiazzarono quella di You Need Loving degli Small Faces. Ebbene, sia i Led Zeppelin sia gli Small Faces si erano autoattributi la paternità del celebre pezzo e solo dopo una causa legale a Willie Dixon venne riconosciuta la paternità originaria dell'opera. Per inciso, nè i Led Zeppelin nè gli Small Faces hanno mai fatto avere un centesimo a Dixon come diritti d'autore, ma questa è un'altra storia. Quello che interessa sottolineare qui è che le questioni di diritto d'autore sono questioni molto complesse e che, a volte, definire cosa è originale e cosa è semplicemente "influenzato" non è cosa facile neanche per una giuria di esperti. Quindi, definire chi sta sfruttando illegalmente il lavoro di un altro non è cosa che possa essere affidato ad una entità non competente come l'AGCom i cui fini sono tutt'altri.

4. Perché si ritiene giusto pagare la connessione della rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti? E perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i contenuti?
Oh madò, ancora una domanda doppia: e sono 12. Possibile che la SIAE bari anche sul numero di domande? Se ne volevate fare 12 bastava dirlo e non dichiararne 10. Vabbe', tanto più che la prima è una ripetizione propagandistica della domanda n.1, e no possiamo che ripeterci: la questione non è se retribuire o meno gli autori, casomai la questione è come e quanto. Ad esempio, molti sostengono l'ipotesi di retribuirli con una percentuale sulla connettività (la famigerata "flat"), con un meccanismo simile a quanto già avviene con la levy sui dispositivi di memoria (CD e DVD vergini, hard disk, memorie flash e simili). Ed il quanto dovrebbe considerare una differenza ovvia ma che forse alla SIAE risulta ostica da comprendere: la connettività è una risorsa limitata e se la usa uno non la usa un altro, aumentarne la disponibilità ha un costo. I contenuti digitali sono invece facilmente duplicabili ed aumentarne la disponibilità ha un costo molto vicino allo zero.
La seconda domanda non ha niente a che vedere con la prima ed associarle ha qualcosa di profondamente bieco, a sottindere che qualunque contenuto in rete deve essere a pagamento. Cosa che rende evidente che la SIAE non ha capito granchè della natura della rete e del suo principio fondamentale che è quello della condivisione. Un solo esempio: la splendida Wikipedia, che mette a disposizione dei contenuti di assoluta eccellenza, gratuitamente. Ed, immodestamente, aggiungiamo anche il nostro esempio: con hitparadeitalia abbiamo messo a disposizione la più grande base dati sulle classifiche italiane rendendola consultabile liberamente per tutti gli appassionati. E così centinaia di migliaia di creatori immettono quotidianamente in rete degli splendidi contenuti, gratuitamente.

5. Perché il diritto all’equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc.?
Allora è un vizio, ancora una domanda doppia. Beh, almeno queste due sono similari e voglio considerarla unica. Infatti, chi è la chiama tassa, a parte voi, intendo, che continuate a fare confusione. Il prelievo per l'equo compenso (sì, quel simpatico obolo alla SIAE che tutti paghiamo quando acquistiamo un DVD vergine od una chiavetta USB) si chiama tecnicamente levy e, a differenza del compenso di un medico o di un ingegnere, non necessariamente corrisponde ad una prestazione ricevuta. Infatti io, come tutti, sono costretto a pagare tale obolo anche quando sul DVD memorizzo delle foto dei miei amici o sulla chiavetta deposito i file per il mio lavoro. Ovvio che viene vissuta da tutti come un prelievo forzato ed ingiusto, oltre che spropositato. Ingiusto perchè la legge attuale dà per scontato che si acquistino chiavette USB, hard disk o memoria flash esclusivamente per farsi copie private di opere altrui, il chè è palesemente falso, oltre che demente.

6. Perché Internet, che per molte imprese rappresenta una opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve rappresentare un pericolo?
Prego? Beh, esattamente come la comparsa delle automobili rappresentò un pericolo per i produttori di carrozze a cavallo così come per i cocchieri. Cari amici SIAE, capisco che per voi sia un dramma, ma si chiama progresso tecnologico. Qualsiasi nuova scoperta o invenzione rappresenta opportunità di lavoro per nuove professioni e competenze e mette a rischio quelle vecchie. Mai sentito parlare di luddismo? Ecco, per vostra cultura, vi segnalo questo contenuto di Wikipedia che ne parla. Non preoccupatevi, è gratis: capisco che per voi è inconcepile ma è come funziona la rete. Così potrete farvi più facilmente un cultura. Ah, per inciso, il luddismo ha avuto un ritorno di fiamma grazie alla presa di posizione contro l'informatica indovinate da parte di chi? Di Elton John, uno dei vostri. Già. Certo, altri soggetti resi inutili da Internet sono gli intermediatori, ad esempio, società di intermediazione dei diritti quali la SIAE.

7. Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste) tra autori e produttori di contenuti e utenti?
Qui inizio a sospettare fortemente della lucidità dell'estensore di queste domande, e non solo della palese malafede. Guardi cara SIAE che gli interessi in gioco sono chiarissimi, così come le contrapposizioni che esistono e sono forti: la lobby dei detentori dei diritti d'autore ha conquistato negli anni dei diritti feudali a scapito degli utenti che sono ormai completamente in balia dei primi. Solo qualche esempio tra le centinaia che potrei fare. Mi spiega, cara SIAE, come posso fare a rivendere un'opera digitale? Sa che Sony impedisce di vendere videogiochi usati? Perchè, la rivendita di qualcosa che ho già usato e che non mi interessa più è sempre stato un diritto del consumatore, che nel mondo digitale i produttori stanno cercando di impedire. E per restare nei paraggi, c'è una modalità legale per prestare un bene digitale ad un amico come posso fare con un libro fisico? Chiedete ai detentori dei diritti degli ebook e vediamo cosa ne dicono. Ancora: tempo fa la detentrice dei diritti delle canzoni di Lucio Battisti ha stabilito che tali pezzi non potevano essere trasmessi su di una web radio, anche se la web radio pagava la regolare licenza alla SIAE. Già, una signora che forse neanche conosceva Battisti quando questo componeva 29 Settembre può decidere oltre 40 anni dopo che questo brano non può essere trasmesso via web radio. Ah, così, per inciso: è ovvio che queste 10 domande oscenamente propagandistiche non fanno altro che radicalizzare le contrapposizioni tra le parti. Già. quelle contrapposizioni che dichiarate non esistenti.

8. Perché dovremmo essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà? Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che l’ha “rubata” te la mette a disposizione?
Continuate a fare domande a raffica ma vi state ripetendo noiosamente. La questione del "furto" l'abbiamo già trattata in precedenza, così come la questione della retribuzione, che vedo vi sta particolarmente a cuore. Già, cos'è un prezzo equo? E' equo il monopolio che la legge concede alla SIAE? Che rappresenta la più esosa società di gestione dei diritti che esista al mondo? I cui servizi costano almeno il triplo rispetto agli analoghi della vostra corrispondente inglese? Che gestisce un patrimonio immenso di opere e di volumi d'affari con una frazione del vostro personale? E come mai la SIAE viene continuamente commisariata per mala gestione? Vogliamo ricordare che il vostro precedente amministratore era un tale Mauro Masi, appena allontanato dalla RAI perchè totalmente incapace di gestirla e che era stato messo lì solo per prendere ordini da un tizio di Arcore? Intanto sarebbe un primo risultato liberarci dal monopolio della SIAE.

9. Perché nessuno dice che l’industria della cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le società “over the top” al massimo qualche decina? E perché chi accusa l’industria culturale di essere in grave ritardo sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?
Questa serie di domande è forse la più preoccupante perchè mette in evidenza che non avete capito granchè di quello che è successo nel mondo negli ultimi 15 anni. Intanto utilizzate termini e cifre in un minestrone confuso ed osceno che griderebbe vendetta al cielo. Siete stati i primi a bloccare l'offerta legale di contenuti concentrandovi nella distruzione di Napster la cui evoluzione avrebbe potuto anticipare la nascita di una piattaforma tipo iTunes con almeno un lustro di anticipo. Gli unici investimenti che avete fatto è nella guerra ai vostri clienti, mentre le innovazioni venivano da società quali Apple o Pandora. Ed ancora adesso state bloccando strumenti innovativi come le web radio che affossate con costi spropositati di licenza.

10.Perché, secondo alcuni, non abbiamo il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere “ figli di un Dio minore”?
Cara SIAE, non attacca. La tecnica del chiagne e fotte ormai l'abbiamo vista e stravista per quasi vent'anni con il culo flaccido di arcore. Come figli del Dio minore vi siete inventati qualcosa come un centinaio di modi differenti per spillare soldi in tutte le occasioni. Ad esempio, prendendo una percentuale sulle consumazioni di una discoteca o sugli hard disk che uso per il mio lavoro. In questo post di qualche anno fa ci eravamo divertiti a provare ad enumerare tutte le forme di prelievo che voi "figli di" vi siete inventati. L'attuale disciplina sul diritto d'autore è piena zeppa di storture a favore dei detentori dei diritti ed a scapito di consumatori e cittadini ed urge una sua riforma, ad iniziare dalla sua abnorme durata. Così come urge una ristrutturazione della SIAE, iniziando con una abolizione del vostro monopolio.

Chiusa finale: ah, naturalmente, e come ulteriore dispetto per la SIAE, il contenuto di questo post è rilasciato sotto licenza Creative Commons ed è quindi liberamente distribuibile in rete. Chiunque è autorizzato a diffonderlo, gratis.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie alle assurde tasse inflitte dalla SIAE, tante proloco quest'anno fanno a meno della musica, così noi musicisti stiamo a casa. Grazie SIAE. Abbiamo saputo che per una serata nella quale il duo musicale chiede 200 Euro, la SIAE ne chiede PIU' DI 300 per dare il permesso. Grazie ancora SIAE, ma perché non ci mettiamo d'accordo tutti a pagare metà E tornare quindi a lavorare?
mi chiamo Flavio, ma sono solo uno dei tantissimi che ringraziano la SIAE.

il Russo ha detto...

Oggi ho scoperto che in settimana il quotidiano on line Liberazione ha preso paro paro dal mio blog una foto da me fatta e poi postata sul mio blog un paio d'anni fa: sono contento, non l'avevo ne fatta ne postata a fini di lucro ma solo per diffondere conoscenza, i signori della SIAE interverranno virulentemente per punire il quotidiano on line?
Bel post quello che sto commentando, ma non c'è nulla di peggio che parlare a chi non vuol sentirti, fidati.

Oronzo ha detto...

Post da applausi.

Ma quindi, se non ho capito male (parlo da assoluto profano): se un edicolante tiene accesa dentro la propria edicola la radio, deve pagare la SIAE anche in quel caso (inizialmente volevo usare il bar come esempio, ma poi la risposta m'è sembrata quasi scontata...)?; ed è possibile sapere, a un dipresso, a quanto ammonterebbe l'importo, giusto per mettersi le mani nei capelli?

Alberto F ha detto...

La siae relega la musica in un cantuccio. Le feste devono pagare soldi su soldi per pochi brani musicali. Non mi pare giusto un tale livello di pretese economiche.

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