O meglio, sposterei leggermente la questione: il problema non è quello che rischia HitParadeItalia ma ciò che rischia l'intera società italiana. Se la faccenda riguardasse solo il nostro sito sarebbe poca cosa. Non abbiamo mai voluto trasformare HitParadeItalia in attività "professionale" e potremmo chiuderlo in qualsiasi momento: non ci perderemmo granchè mentre a perderci sarebbe un po' il web italiano, sempre più asfittico. E, senza falsa modestia, un po' anche la "cultura" italiana che in tutti questi anni non ha saputo tirar fuori uno straccio di pubblicazione simile a HitParadeItalia, con case editrici che continuano a pubblicare il 53° volume su Frank Zappa o il 1472° sui Beatles, mentre non hanno mai pubblicato neanche un opuscoletto sull'epopea del Festival di Napoli che ha monopolizzato l'attenzione di decine di milioni di persone per oltre un decennio (solo per fare un esempio).
Comunque non vogliamo divagare più di tanto. Ecco quello che rischiamo direttamente:
1. multe sino a 10.000 euro se non corrediamo con un "idoneo avviso" qualsiasi pagina o immagine pubblicata sul sito. Piccolo particolare, nessuno ha la più pallida idea di cosa sia e dove vada esposto tale idoneo avviso, ma la legge impone in ogni caso di farlo; sì, non stiamo scherzando (Art. 1, comma 1 della legge Urbani).
2. pene pesantissime (carcere, multe, gogna mediatica tramite pubblicazione su quotidiani a carattere nazionale) per chiunque "comunica al pubblico immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta dal diritto d'autore, o parte di essa"; e, secondo alcune interpretazioni repressive, per "comunica al pubblico" si intende anche un banale link ad un sito contenente "un'opera dell'ingegno protetta dal diritto d'autore", in pratica qualsiasi sito. In altri termini, per rischiare la galera è sufficiente anche un semplice link ad una qualsiasi pagina web.
Ripetiamo, se si trattasse solo di questo, sarebbe ben poca cosa. In realtà ciò che ci disgusta è la trasformazione della società occidentale in uno stato di polizia per difendere meschini interessi di parte: cinematografari, editori, fonografici, e sì, anche artisti ed autori, che se ne sbattono che i loro clienti e fan rischino la galera. Per quanto mi riguarda, non credo acquisterò mai più un disco ed entreò mai più in una sala cinematografica. Almeno sinchè tali settori saranno in mano a gente che mi tratta da criminale.
E per la verità siamo piuttosto disgustati anche della miopia di chi non si interessa di cosa sta succedendo sulle loro teste. Ed iniziate a prepararvi una qualche risposta per quando i nostri figli tra qualche anno ci chiederanno: "Papà, dov'eri quando hanno tolto la libertà da Internet?".
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