07 settembre 2007

Chi ci lascia/ Luciano Pavarotti

E' stato, è lo sarà indefinitamente, uno dei simboli dell'Italia all'estero: come la Ferrari, come gli spaghetti, come la mafia, come Michelangelo, come le suore con i copricapo a falde larghe. Insomma, una delle icone del nostro paese. Luciano Pavarotti che "all'alba vincerò, vincerò, vinceròòòò", con il suo frac da pinguino, barbuto, e il suo lungo fazzoletto bianco con cui si asciuga il copioso sudore resteranno per sempre una delle icone dell'immaginario collettivo, come la gonna di Marilyn svolazzante per la corrente d'aria provocata dal passaggio della metropolitana.

E' stato il tenore italiano più famoso di tutti i tempi, anzi "il" tenore per antonomasia, ed il cantante lirico più celebre del pianeta. I suoi cavalli di battaglia sono stati il Rodolfo della Boheme ed il Principe Calef della Turandot, entrambe opere di Giacomo Puccini. E' entrato nella leggenda nel 1972 al Metropolitan di New York quando nell'interpretazione de La Fille du Regiment di Donizetti, inanellò 9 "Do di petto" conquistando il record di 17 chiamate ed ovazioni al sipario.

La sua popolarità ha sorpassato i confini dei melomani con i concerti all'aperto davanti a folle oceaniche degli anni '90: 150.000 spettatori nel 1991 all'Hyde Park di Londra imperterriti sotto una pioggia torrenziale, 500.000 nel 1993 al Central Park di New York, altri 300.000 sempre nel 1993 all'ombra della Torre Eiffel a Parigi.

Venne poi la saga dei Tre Tenori, insieme a Placido Domingo e Josè Carreras, le cui registrazioni dei concerti hanno venduto più dei Rolling Stones e di Elvis Presley. Il primo disco della serie (Carreras - Domingo - Pavarotti: the Three Tenors in Concert) detiene il record di album di musica classica più venduto di tutti i tempi. Mentre i concerti Pavarotti & Friends tenutosi a Modena ininterrottamente dal 1992 al 2003 resteranno tra i classici della musica di ognitempo: una icona su tutte, l'interpretazione nel 1995 insieme a Bono degli U2 di Miss Sarajevo.

Personalmente lo ricorderò come l'ho visto quell'unica volta in cui l'ho incontrato di persona, casualmente, a cavallo tra gli '80 e i '90. Era in un ristorante sel-service della catena Ciao a Milano, semideserto in quanto si era quasi oltre l'orario di chiusura. Stavo gironzolando tra i vari banconi dove servono le varie portate quando mi imbatto nella sua mole, ricoperta dai suoi tipici camicioni ed enorme foulard colorato al collo. Era intento a riempire all'inverosimile due enormi vassoi di tutto quanto era rimasto nei ripiani del self-service. Per un attimo incrocio il suo sguardo ed il suo faccione si allarga in un enorme sorriso.

Luciano Pavarotti Compilation

NESSUN DORMA [dalla Turandot di Giacomo Puccini]
'O SOLE MIO
POUR MON AME FILLE [da La Fille du Regiment di Gaetano Donizetti]
TORNA A SURRIENTO
CHE GELIDA MANINA [da La Boheme di Giacomo Puccini]
CARUSO
UNA FURTIVA LACRIMA [da L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti]
MISS SERAJEVO
E LUCEAN LE STELLE [dalla Tosca di Giacomo Puccini
'A VUCCHELLA
LA DONNA E' MOBILE [da Rigoletto di Giuseppe Verdi]
MISERERE


Articolo precedente della serie: Vito Pallavicini

1 commento:

Anonimo ha detto...

A parte i brani che sono noti a tutti, ignoro quasi completamente la sua opera (e prometto di rimediare immediatamente). Per quel poco che ho acoltato però, mi pare che il talento espresso ad una simile potenza, poco o nulla abbia a che fare con l'umano. Per me esiste una volontà superiore, che ti porta a superare i limiti della terrestre possibilità e di questo lui mi sembra essere testimone, come Michelangelo, Madre Teresa, Eugene Delacroix e pochi altri.
Se Elvis Presley diceva di essere famoso come Cristo, in quanto non aveva bisogno del cognome per essere riconosciuto; Dio, ammesso esista, ha avuto bisogno di un cognome per cantare. Grazie.

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