Che le case discografiche abbiano da tempo manifestato istinti suicidi è cosa nota ai più, e particolarmente ai frequentatori di questo blog. Orbene, il sito blender.com si è diverito a pubblicare la classifica dei 20 più grandi errori commessi negli anni dai dirigenti delle case discografiche (articolo tra l'altro ripreso nell'edizione online del Corriere). Nella lista trova posto di tutto: dal mancato ingaggio dei Beatles all'autogol di Sony con il rootkit. Ma indovinate qual è la più grande cazzata di tutti i tempi fatta dall'industria discografica?
Beh sì: l'affossamento di Napster nel Luglio del 2001. All'epoca Napster aveva circa 40 milioni di utenti interessati a fruire di musica in formato digitale, riuscendo ad accedere ad un patrimonio musicale come mai era stato possibile nella storia della musica. Era come se quasi tutti gli appassionati di musica fossero sintonizzati sulla stessa stazione radio. Un canale strepitoso per la promozione e la vendita dei loro asset. E Napster aveva proposto un accordo miliardario per spartirsi la ghiottissima torta.
Sapete come andò a finire. Le case discografiche trascinarono Napster in tribunale e lo costrinsero a chiudere, distruggendo un business potenzialmente enorme. E gli utenti cosa fecero? Semplicemente si spostarono su altre piattaforme di file sharing che da allora si moltiplicarono a centinaia, sino agli attuali fasti di eMule e bittorrent.
Come diceva quel tale? Dio acceca chi vuole perdere.
15 marzo 2008
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3 commenti:
oggi un mio amico che ha uno dei più bei negozi di Roma di dischi mi ha detto che se continua così, prima della fine dell'anno dovrà chiudere. Sanremo non è esistito discograficamente.
Le uniche cose che si vendono sono quelle raccolte trimestrali di quei 6-7 cantanti (Battisti, Zero,Vasco Rossi,Mina etc.) o i dvd.
Un pò sotto Natale. Poi è un mortorio tutto l'anno.
Mi ha anche detto che i negozianti di Roma hanno mandato una lettera a Baudo per lamentarsi della qualità dei brani di Sanremo e del flop discografico. Quindi, starei molto attento a prendere per buona qualunque classifica di questi tempi.
Ma le classifiche non dicono quante copie ha venduto l'artista classificato, probabilmente bastano 1000 copie per entrare nella Top 50....
Il problema è che per le vendite soprattutto dei singoli ormai non conta più il supporto "fisico" ma quello "digitale".
Ci stiamo avviando alla completa conversione del formato. E se va come negli USA o in UK, le canzoni ritorneranno a vendere cifre serie, ma in forma puramente digitale. Un peccato, anche perchè son sempre stato un amante del singolo su 45 (o cd)...
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