Beh, un po' di lezioni direi che queste elezioni europee ce le hanno impartite. Alcune ovvie e iper-analizzate quali: la disaffazione degli elettori dal voto europeo, la crisi dei partiti che si richiamano alla sinistra e la sconcertante performance del PD. Nei giorni scorsi avrete certamente letto analisi più o meno dotte dei risultati e non vogliamo ripetere cose scritte e riscritte da diverse parti.
Per quanto ci riguarda vogliamo solo soffermarci su quello che riteniamo la lezione forse più significativa delle intere elezioni, a dispetto dagli aspetti quantitativi: l'ingresso del Partito dei Pirati svedese nel Parlamento Europeo.
Certamente avrete colto il sorriso di scherno con cui qualche vostro interlocutore ha accolto tale notizia. Del genere: "signora mia, dove andremo a finire, ora aspettiamoci il partito dei mafiosi o il partito degli evasori". Già, come se questi non fossero già ampiamente ampiamente rappresentati nei tradizionali schiaramenti.
Chi segue questo blog avrà forse intuito la particolare attenzione che poniamo sulle tematiche del copyright e della propietà intellettuale in generale. Tematiche che sono ormai centrali in quasi tutti gli aspetti della attuale società. E non parliamo ovviamente delle sole canzonette. Ma di quisquilie quali l'accesso all'intero scibile umano, la brevettabilità delle idee e delle scoperte scientifiche, la produzione a basso costo di medicinali salvavita, il copyright sul genoma umano, gli OGM. E cose così.
Tutto lascia prevedere che l'evoluzione dei partiti "pirata" subirà quella avuta dai partiti "verdi": accolti con scetticismo e sarcasmi al loro apparire, sono divenute forze che si attestano intorno al 10% in ogni nazione civile (che in Italia siano intorno al 2% è l'ennesima dimostrazione che il nostro non è un paese civile).
E tanto più l'ottusagine dei detentori delle proprietà intellettuali si ostineranno a perseguire i loro clienti tanto più la crescita di questi movimenti "pirata" sarà impetuosa. Ovviamente non è un caso che il primo paese dove il fenomeno si è imposto in modo così eclatante è la Svezia. Da quelle parti nelle scorse settimane si è svolto un processo clamoroso e piuttosto infame contro i gestori del motore di ricerca The Pirate Bay che si è concluso con pesanti condanne, economiche e penali.
In Svezia, il 7% dell'intera popolazione ha pensato di dare il proprio voto ad un partito che, sin dal nome, è una vera e propria provocazione ad un principio ritenuto universalmente accettato: quello della proprietà intellettuale. E sembra che, se ci si limita alla fascia d'età inferiore ai 30 anni, la percentuale di adesione al Partito Partito sia intorno al 30%.
Ovviamente tali cifre costituiscono solo la punta avanzata di un fenomeno montante, di una isnofferenza nei confronti delle lobby che controllano i contenuti, una pentola a pressione pronta ad esplodere. Se esploderà o meno dipende da come nei prossimi mesi i vari paesi affronteranno queste tematiche.
Sarà un caso ma in Francia è di ieri la notizia che la corte costituzionale francese si è affrettata a bocciare la cosìdetta "dottrina Sarkozy", una legge recentemente approvata che consentiva il taglio della connessione da Internet ai cittadini accusati (da un organismo privato) di violare il copyright.
Vediamo cosa succede ora in Inghilterra o Germania, dove le lobby delle major stanno battendosi per far approvare normative simile alla ormai bocciata dottrina Sarkozy. Così come la stessa Commissione Europea che ha trovato sinora una (parziale) resistenza da parte del Parlamento Europeo. Stiamo a vedere cosa succede con la ripresa dei lavori parlamentari quando dovrà andare in terza lettura il pacchetto Telecom che contiene articoli potenzialmente pericolosi per le libertà digitali dei cittadini europei.
Ovviamente non sarà il seggio del Partito Pirata a decidere le sorti di un provvedimento o di un altro. Ma il fatto che il 30% delle nuove generazioni di un paese occidentale evoluto quale la Svezia sia pronto a ribellarsi e a mettere in dubbio l'esistenza stessa dell'attuale copyright magari qualche effetto potrà produrlo...
12 giugno 2009
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4 commenti:
Concordo in pieno questo articolo, ma vorrei chiedervi una cortesia: fate anche un post sulle due "Porcate" votate ieri dal parlamento (intercettazioni e obbligo di rettifica).
Qui è in ballo la democrazia, e il rischio è di ritrovarci in una Birmania...
Paolo da Milano.
Se sostieni che l'obbligo di rettifica sia una porcata nel momento in cui equipara genericamente tutti i siti a dei mezzi di informazione, sono d'accordo.
Non lo sono però con il principio di fondo dell'obbligo di rettifica: prevedere (nei confronti di quotidiani o altri mezzi di informazione precisamente individuati) l'obbligo di rettificare notizie diffamatorie non è sbagliato.
K
d'accordo con K sulla rettifica
la porcata è che ora per la criminalità economica le intercettazini sono di diritto impossibili ...
... e comunque anche quello che la Gelmini sta facendo sulla scuola ....
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