17 giugno 2007

Lo scippo del TFR

17 milioni di euro. Questa è la cifra stanziata dal governo per informare gli italiani sul prossimo cambio di regime del TFR, cioè sui soldi dei lavoratori che venivano accantonati dal datore di lavore per restituirli al legittimo proprietario alla fine del rapporto di lavoro. E come sono stati utilizzati tali 17 milioni di euro? Più che altro per fare disinformazione e, sopratutto, per fare propaganda ai fondi pensione. Intanto perchè non dice una sola parola sui rischi del silenzio-assenso. Cosicchè l'onere della campagna di informazione, gratuitamente, se lo sono assunto alcuni volenterosi in rete, ad esempio il blog tuapensione.it, cui potete far riferimento per saperne di più. Dal canto nostro, diamo volentieri il nostro contributo per diminuire gli effetti di tale campagna disinformativa.

Dunque, la scelta essenziale da effettuare (entro il prossimo 30 giugno) è tra le due seguenti:
  1. lasciare il TFR in azienda (cioè lasciare le cose immutate, o quasi)
  2. trasferire il TFR in un fondo pensione.
Orbene, tutto il meccanismo messo in piedi dal precedente governastro e confermato dal presente governicchio, è di spingere le scelte dei lavoratori a far confluire il TFR verso la seconda opzione, cioè a trasferirlo in un fondo pensione.

Eh già, perchè la legge prevede che, se non si effettua alcuna scelta il TFR viene trasferito automaticamente in un fondo pensione. Dopodichè tutte le campagne informative sono tese a magnificare i benefici dei fondi pensione rispetto al presunto scarso rendimento del TFR. La cosa è quantomeno sospetta.

Beh, andando a vedere meglio si scopre che chi sicuramente ci guadagna da questa scelta sono banche, assicurazioni, gestori di fondi, sindacati e associazioni padronali. Cioè i gestori dei fondi pensione. Ciò spiega questa unità d'intenti tra destra e sinistra che ha addirittura anticipato di 1 anno l'entrata in vigore della legge (in un paese dove il rinvio è la norma usuale).

La propaganda a favore dei fondi pensione è scandalosa in quanto è tutta tesa ad esaltarne i benefici (maggiore rendimento e maggiori benefici fiscali) sottacendone gli svantaggi: ad esempio, i pessimi rendimenti avuti sinora dei fondi di investimento già esistenti (buoni per arricchire i gestori ma non certo gli investitori) o l'alto rischio derivante dall'instabilità dei mercati finanziari e senza dire che i benefici fiscali sono solo presunti in quanto possono essere soggetti a variazioni altrettanto impredicibili all'atto della maturazione della pensione.

Altra grossa differenza che c'è tra TFR e fondo pensione è che il primo viene percepito alla fine del rapporto di lavoro (e quindi anche quando si viene licenziati) mentre i il secondo viene percepito esclusivamente quando si raggiunge l'età pensionabile. Tra l'altro, considerando che la tendenza è quella di allungare sempre più l'età pensionabile (il Montezemolo già vagheggia di portarla intorno ai 70 anni), il momento in cui si potrà rientrare in possesso dei propri soldi diventa sempre più aleatorio.

Ancora: se si sceglie il fondo pensione (ma anche se non si sceglie niente, il che è equivalente) tale scelta è irreversibile e non si potrà mai più tornare indietro. Beh, è piuttosto singolare che uno non possa tornare indietro su una scelta che in realtà non ha fatto. Se invece si sceglie di lasciare il TFR in azienda, potrà scegliere di passare ad un fondo pensione in qualsiasi momento.

Per la verità, un'ulteriore manovra, non so ancora quanto subdola, è che per le aziende con più di 50 dipendenti, il TFR lasciato in azienda viene trasferito all'INPS in un apposito fondo di gestione, in teoria con gli stessi diritti attuali (ma non ne sono del tutto certo).

Morale della favola: sembra più prudente lasciare al momento il TFR in azienda e stare a vedere cosa succede. Tanto, per passare ai fondi pensione c'è sempre tempo. E per la mia natura di bastian contrario, visto che tutti mi spingono a trasferire il TFR in un fondo pensione, lo lascerò certamente in azienda. Ah, naturalmente dovrò comunicarlo esplicitamente.


"Lo scippo del TFR" Compilation

AGGUATO SUL FONDO - Francesco De Masi
LA MIA VECCHIAIA - Mina
DI VERO IN FONDO - Patty Pravo
L'INVESTIMENTO - Mauro Pelosi
IL CIELO IN FONDO A DESTRA - Equipage
LE INFORMAZIONI DI VINCENT - Francesco De Gregori
E IN FONDO POI - Franco Marino
IL PENSIONATO - Francesco Guccini
IN FONDO AL VIALE - I Gens
L'ALTRA NOTTE IN FONDO AL MARE [da Mefistofele] - Arrigo Boito
PENSIONE MIRAMARE - Memo Remigi

3 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie per i preziosi chiarimenti

.mau. ha detto...

alcune precisazioni:
- se hai un fondo pensione di categoria e cambi lavoro passando a una categoria diversa, puoi farti dare tutti i soldi versati (con una tassazione maggiore, perché è il 23% come quella del TFR). Questo almeno per Telemaco che è il fondo dei telefonici (vedi lo statuto a www.fondotelemaco.it e il decreto legislativo qua).

- per le aziende con più di 50 dipendenti, i soldi del TFR vengono gestito dall'INPS e non più dall'azienda, ma la cosa è completamente trasparente al lavoratore, che ad esempio chiederà l'anticipo all'azienda e non all'INPS.

Ciò detto, io ancora all'inizio di marzo ho scritto alla mia simpatica azienda dicendo che il mio TFR se ne stava al suo posto... con una faticaccia per capire il modulo ministeriale e un'oretta passata a spiegare alle segretarie (che dovevano raccoglierli, questi moduli) cosa significavano tutte le opzioni :-)

Anonimo ha detto...

Il fatto più grave è che tantissimi lavoratori sono convinti che non facendo alcuna dichiarazione, le cose rimangono per come sono adesso. Fin dai primi giorni, informandomi, anche sul sito governativo, mi stupivo di come la comunicazione tendesse a veicolare i lavoratori verso i fondi. Si tratta di un vero scippo.
Ai lavoratori bisogna solo fare questa domanda: "Giochereste la vostra pensione in borsa?"
Bene, aderendo ai fondi non si fà altro che questo: giocarsi in borsa la pensione.

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