Non posso esimermi dal segnalare uno strepitoso articolo di una delle menti più lucide nel campo dello show business: David Byrne. Se avessi tempo a disposizione mi piacerebbe tradurlo per intero in modo che anche i visitatori più casuali possano esserne illuminati. Eventualmente, speriamo in qualche anima buona che abbia voglia di esercitarsi con l'inglese...
In estrema sintesi, la tesi di Byrne è che, a dispetto dei piagnistei dei discografici, la musica non è mai stata in salute come di questi tempi. Ciò che è attualmente in crisi è più che altro la musica registrata, che è solo un aspetto, e non il più importante, del fare musica. Cosa comunque solo relativamente recente. E non è detto che la cosa sia negativa.
L'umanità ha fatto musica per secoli senza che vi fosse la possibilità di registrarla e neanche di riascoltarla. La musica era sopratutto un'esperienza, non necessariamente replicabile. Era impossibile separare la musica dal suo contesto sociale: trovatori, ballate epiche, intrattenimento di corte, musica ecclesiastica, marce militari, musica per danzare. E dopo che l'evento sociale si era consumato, la musica era consumata con esso: svanita per sempre. Non per questo in passato non c'erano musicisti e non si poteva vivere di musica.
Passa poi ad esaminare i modelli distributivi attuali che evidenziano che produrre e distribuire musica sono ormai attività a costi quasi vicino allo zero. Ma la distribuzione della musica tramite negozi virtuali quali iTunes rende addirittura meno agli artisti del già poco che prendevano dalla vendita di CD.
Quindi effettua una disamina di 6 possibili modelli distributivi: non necessariamente ne esiste uno migliore per tutti e per tutte le situazioni. La grande opportunità è che gli artisti possono scegliere tra tutte le sfumature tra i due estremi: dall'affidarsi completamente alla casa discografica a produrre o regalare la propria produzione, come hanno fatto i Radiohead con il loro album In Rainbows.
Insomma, se potete, leggete l'articolo originale: è molto meglio della infelice sintesi che qui vi ho esposto...
02 gennaio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Davvero interessante l'articolo che hai segnalato, oltretutto perchè redatto da uno "del mestiere".
Sempre in tema di cambiamento del modello di produzione e distribuzione della musica e a commento dell'illogicità e insostenibilità della 'battaglia' codotta negli USA dalla RIAA, ti segnalerei quest'articolo:
http://www.informationweek.com/blog/main/archives/2008/01/riaa_behaving_b.html
Buon anno
David Byrne, è sempre un intelletuale musicalmente. Il suo articolo ne da pienamente ragione sulla situazione musicale internazionale.
Mi mancano molto i Talking Heads con lui.
Posta un commento
Tu sei libero di dire quello che vuoi. Io sono libero di cancellare quello che voglio. In particolare, i commenti ingiuriosi e/o stupidi si autocancelleranno.
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.