20 febbraio 2009

Perchè Sanremo è Sanremo

"Secondo lei il neo eletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrà un compito arduo?". L'espressione interdetta del presidente dell'assemblea generale delle Nazioni Unite Miguel d'Escoto Brockmann di fronte alla domanda di Paolo Bonolis vale da sola il prezzo dell'abbonamento Rai. Una sintesi dell'atmosfera del festival di Sanremo, che il conduttore rende più frizzante con citazioni di letture dal sussidiario. Dalle Termopili a Pavese, Bonolis ce la mette tutta per garantire alla kermesse canora una vernice di alto spessore culturale, ma con risultati disarmanti.

Surreale sembra soprattutto scomodare il gregoriano per poi presentare sul palco personaggi che, complice la diretta, sembrano a disagio proprio con il canto. Qualcuno pretenderà che per esibirsi occorrano doti vocali e tecnica, ma si tratta di critici musicali ormai superati e senza speranza. Con buona pace degli ottimi professori dell'orchestra chiamati anche a tamponare improvvise falle canore.

Gli educatori dei futuri cantanti, che inoculano il loro sapere attraverso la televisione, hanno già provveduto a riformare i gusti del pubblico e le aspirazioni adolescenziali con metodi moderni: "Metticela tutta e tira fuori le emozioni". Sotto la doccia funziona sempre, in qualche caso anche in sala d'incisione, ma se si tratta di affrontare contemporaneamente un microfono e un pubblico le emozioni bisogna saperle gestire, a volte tenerle a bada, poi, magari, provare pure a trasmetterle.

È un po' quello che succede quando si devono porre domande a una carica istituzionale mondiale: avere intorno qualcuno che abbia un'idea generica della personalità e del ruolo che ricopre l'interlocutore aiuta, ma in fondo si può sempre ripiegare su un tranquillizzante: "Faccia un bell'augurio agli italiani". In cambio si riceve un prevedibile "il mio augurio è che il popolo italiano si possa divertire, perché abbiamo tutti bisogno della musica per rinnovare il nostro spirito", che è pur sempre qualcosa.

E allora, facendo proprio l'auspicio che viene dal Palazzo di Vetro, il festival di Sanremo potrebbe tentare di recuperare una sana dimensione di promotore di musica popolare. Puccini lo eseguono già in tutti i teatri dell'opera del mondo, in continuazione, non c'è bisogno che un'artista straordinaria come Mina, nascosta dietro i riverberi dei mixer digitali, renda insapore una delle arie più note della lirica.

Largo alla musica popolare, in tutti i suoi risvolti, ma scritta da chi sa ancora tracciare sul pentagramma un motivetto di facile presa, o un ritmo irresistibile. Rap, pop, rock, melodico, jazz, etno, va bene tutto, ma il microfono sia offerto solo a quanti ne garantiscano l'incolumità - ma non sembra che siano poi molti - e la bacchetta del direttore solo a chi assicuri di avere frequentato non le polverose aule dei conservatori, ma almeno le peripezie bandistiche del maestro Antonio Scannagatti, il cigno di Caianello reso immortale da Totò.

E così abbiamo risposto al grido di dolore che avete elevato sollecitando un nostro commento alla sagra sanremese. Beh, per la verità il commento non è nostro ma l'abbiamo riportato integralmente perchè lo sottoscriviamo in pieno. Di cosa si tratta? Di un articolo di Marcello Filotei pubblicato sull'Osservatore Romano. E così la smettete di dire che siamo mangiapreti...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Per quanto si tratti di un punto di vista abbastanza condivisibile, considerato che l'ingerenza dei preti è già invasiva oltre ogni ragionevole limite, avrei preferito qualcos'altro. Comunque se il Festival è salvo, gran parte del merito va ai giovani (bravi), grazie ai quali s'è potuto vedere sul palco dell'Ariston gente come Bacharach, Pino Daniele, Luttazzi etc.
Luca

pop! ha detto...

Concordo con Luca, dei giudizi dei preti sulla nostra società ne abbiamo già abbastanza, che comincino una volta per tutte a farsi i cavoli loro. Piuttosto vorrei dire, molto laicamente, che le premesse di un Sanremo orribile (a giudicare dal cast annunciato, Afterhours a parte) sono state in parte contraddette da alcune interpreti di valori tra le "proposte": sopra tutte Malika Ayane (ma la conoscevamo già...), Simona Molinari e la buffa Arisa.

Anonimo ha detto...

Mah, mi sarebbe piaciuto un bis dell'anno scorso, che è stato divertente per le discussioni che ne son derivate. E anche per sapere che è successo, dato che quest’anno proprio non ne ho voluto sapere di vedere San Remo. Mi ricordavo ancora le terribili sofferenze patite l’anno scorso. Tuttavia, facendo zapping, qualcosina mi è arrivata l’orecchio e alla vista.

Prima serata: ho gente in casa, e a un certo punto si ode una voce: “Ehi, stasera c’è Sanremo!”. E così telecomando su Rai 1 a vedere cosa succede. Per un attimo ho pensato di aver sbagliato canale e di aver messo su un documentario di Discovery Channel che mostra come si conservano in modo perfetto le mummie. C’era infatti una cosa che aveva in faccia una specie di maschera mortuaria di cera immota. Sembrava Patty Pravo. Ma non era lei. Perché più che cantare emetteva strani suoni. Era come se quella maschera che aveva davanti alla faccia (perché non poteva essere la sua faccia, vero?) le impedisse di aprire bocca… Sembrava soffrire e i rantoli emessi hanno coperto la musica del pezzo. Per cui non ho capito che succedeva. Poi mi pare sia comparso Masini, e allora ci siam messi a chiaccherare tra di noi incuranti dello sfigato sul palco. Unico commento rivolto a quanto emesso dal tubo catodico: “ma una volta non era pelato?”. Poi è il turno di Benigni. Che fa esattamente quello che si aspettava facesse. Un tot al kilo di mossette, poi di battute (alcune efficaci) e infine momento “poetico” col pistolotto sui gay e recita di Wilde. Più che poetico, inquietante, visto che ha evidenziato come in questo paese si è rimasti al palo su certe questioni. Arriva quindi un ancor più inquietante trio composto da Pupo, Paolo Belli e Youssou N’Dour (!). Da Peter Gabriel a Pupo. Sintesi di una carriera in caduta libera? All’annuncio dei Gemelli Diversi ho spento. O avrei rischiato di picchiare gli ospiti. In seguito un messaggio di Pop! mi ha comunicato che i gemelli hanno usato l’autotune, confermando che la mia è stata una mossa saggia. li odiavo già prima, figuriamoci a sentirli imitare T Pain...

Seconda serata: nel primo pomeriggio su Radio Deejay sento il primo riferimento a San Remo: una parodia del pezzo di Marco Carta. Premesso che a questo punto si potrebbe processare la De Filippi all’Aja per crimini contro l’umanità, l’intro della base (corrispondente a quella del brano originale) è praticamente la coda di “Torn” della Imbruglia, che a sua volta aveva rubacchiato a “She’s A Star” dei James. E la serata? Vado a vedere “Frost Nixon”, bel film che consiglio vivamente. E poi, dopo una bella chiaccherata a nanna.

Terza serata: il primo impatto è traumatico. Al mio primo zapping becco Laurenti mentre canta “My Way”. Ma gente così perché compare in TV? E perché fa queste cose? Per rassicurarci del fatto che sicuramente c’è chi è peggio di noi? E nonostante tutto becca una barca di quattrini? Magari a qualcuno sta pure simpatico. Per sembrare simpatici a certi bisogna sembrare (o essere) particolarmente insulsi. Disgustato cambio canale e mi metto a far altre cose. Ritorno solo a pizzichi e bocconi. Non ho capito bene una cosa. Premesso che avevo letto dei vari figli d’arte, per partecipare alla “sezione giovani” bisognava essere anche la/il badante di qualche cariatide musicale? Ho inoltre visto che la maschera funeraria è il trend del 2009. La porta anche Ornella Vanoni. Fuggo spaventato (son impressionabile). Quando ritorno becco la Signorina Mario (“siccome che sono ciecata…”) vestita da pinguino. No, un attimo, non è la Marchesini... La ragazza mi sta affascinando. E arriva pure Luttazzi! E la canzoncina è davvero carina. Cavolo, un pezzettino senza pretese davvero ben fatto. Di sicuro non vincerà. Ma spero venda. Poi spengo.

Purtroppo mi son perso Burt Bacharach. Per fortuna c’è you tube…No, che palle, su you tube non c’è. Peccato… Su Radio Deejay stamattina mentre andavo in ufficio sento il pezzo di Dolcenera. Non malaccio. Però mi sa che non seguirò Sanremo neppure stasera. Sbircio le classifiche di i-tunes. Il pezzo di Arisa (la Signorina Mario) è alto. C’è speranza allora. Beh, prima di lei ci son Carta e Povia (di cui ho sentito il pezzo su you tube – e c’è qualcuno che pure ha avuto il coraggio di comprarlo? Speriamo sia auto-promozione…). Insomma, ci sarà pure speranza, ma non troppa…

Ciao! Marco

Anonimo ha detto...

In effetti, alla prima serata se avessero messo un bue sul palco, dopo l'ectoplasma in salsa Emmenthal (Mina), l'inglese Rutelliano di Bonolis e le sue stucchevoli gag con Luca Laurenti, Tricarico, Patty Pravo, Pupo e ci metto pure Dolcenera (all'attacco mi aspettavo che cantasse uno, dos, tres catorce, i know a place called Vertigo) e Renga (mi è sembrato più un intermezzo che una canzone vera e propria); all'annuncio dei Gemelli Diversi la povera bestia sarebbe stramazzata al suolo.
Al Bano (secondo me) ha una bella canzone come la Zanicchi (non fosse che se certe cose le canta lei, mi si materializzano in testa visioni assai inquietanti e comunque Gabriel Garko non c'è cascato). Pure gli Afterhours e Stefano Di Battista con annessa consorte avevano una bella canzone (che somiglia un pò a "Vorrei che fosse amore").
Invece quando sul palco è salito Sal Da Vinci, all'ennesimo "non riesco a farti innamorare di me", ho sperato che qualcuno dalla sala si alzasse e gli urlasse:"Pecchè si nà chiavica!". Quello che hanno fatto a lui è crudele: dopo la boccata d'aria del ripescaggio, il colpo di grazia col duetto insieme a Gigggi D'Alessio...
Povia non mi piace, ma le polemiche su questo pezzo mi sembrano assai pretestuose.
Tra i giovani, Irene mi sembra il primo caso di figlio d'arte qualitativamente superiore al proprio genitore e lo stesso discorso vale per Chiara Canzian (gran bella prova e gran bella donna). Quest'anno erano tutti strafighi ed elegantissimi, ma un pò appiattiti sullo stesso genere di vocalità (a parte Malika e Karima). Quella che ha vinto ci sta alla grande: è inquietante e solare, bella e racchietta, impacciata ma solida allo stesso tempo e con una bella voce.
Per me la vittoria passa tra Al Bano e Masini (considerato il livello modesto e i tempi che corrono, stò pezzo non ci mette niente a fare presa)

Anonimo ha detto...

Osservatorio Romano?!? Che è, il telescopio sul colle di Monte Mario???

Anonimo ha detto...

Sinceramente che venga dall'Osservatore Romano, dall'Unitá o da Eva 3000, poco importa: il commento ci azzecca!

L'anno prossimo Sanremo avrá ufficialmente 60 anni: non sarebbe ora di mandarlo in pensione insieme alle mummie che puntualmente ogni anno si presentano sul suo palcoscneico?

Pensavo che avessimo toccato il fondo l'anno scorso: mi sbagliavo.
Se non altro quest'anno non sono venuti artisti italiani a fare gli ospiti (PFM a parte, ma loro si possono perdonare), come dire: siamo troppo "su" per partecipare alla gara, ma l'audience di milioni per promuovere il disco non ci fa schifo.

Tra le canzoni non me ne é rimasta in testa neppure una, nessuna spiccava particolarmente sulle altre. Ho fatto caso a Povia piú sull'onda delle polemiche che sul merito della canzone, un noiosissimo pseudo-rap che non valeva tutte le energie spese nel contestarne il testo. Incidentalmente: se Povia avesse cantato di un uomo sposato che finalmente ritrova felicitá ed equilibrio in una relazione omosessuale, nessuno ci avrebbe trovato niente da ridire, ma siccome parlava di una situazione opposta... Beati tutti coloro (omo o etero sessuali che siano) che non hanno mai avuto dubbi e crisi d'identitá sessuale! Peccato che non funzioni cosí per tutti...
Ma chiudio la parentesi.

Parlando delle serate, al di lá della musica, non c'é molto da dire neanche a questo riguardo. Qualcuno forse trova Bonolis e Laurenti divertenti: fortunati loro che almeno qualcosa per ridere l'han trovato.

Che resta da dire allora?
Tanto di cappello a Roberto Benigni che ha aperto il Festival alla grande e lo ha richiuso subito scendendo dal palco.

Speriamo in meglio per l'anno venturo, ma non ci conto.

Anonimo ha detto...

Anonimo mi permetto alcune considerazioni sul tuo commento:

il Festival di Sanremo sarà pure mezzo imputridito e potrà più o meno piacere, ma è indubbio che al pari di Miss Italia, Castrocaro e di qualche altra manifestazione, sia un evento che ha scandito la vita degli italiani di qualsiasi età. A prescindere dai gusti, dall'audience, dalla valenza commerciale, da qualsiasi altro criterio (che in quella settimana andrebbe abolito); Sanremo è parte della nostra cultura e in un modo o nell'altro ci ricorda chi siamo. Dire che va ripensato è un conto, mandarlo in pensione un'altro, perchè alla fine, dopo tutte le quotidiane rotture di coglioni e il pagamento del canone per vedere Cristiano Malgioglio piazzato in ogniddove, le "Del Noce Angels" o il lugubre insetto; una settimana di sola musica e canzoni diventa un diritto sacrosanto.
Per quanto riguarda i big bisognosi di audience; a me non sembra che Pino Daniele, la Vanoni, Bacharac, Luttazzi e compagnia bella si siano messi a promuovere alcun disco ed inoltre si tratta di gente che alle spalle una storia per cui, anche volendo, non credo che una marchetta a Sanremo cambi loro la vita. Capitolo Povia: in merito alla sua canzone, non capisco perchè tutti parlino della parentesi omosessuale del ragazzo in questione, ma nessuno si sia soffermato sul rapporto descritto con i genitori e poi, l'omosessualità è come il coma vegetativo permanente? Si tratta di uno stato di non ritorno? Per me sottovalutate il potere della topina. Come dicevano i nonni, che Sanremo l'amavano assai: tira più un pelo di donna che un carro di buoi!

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