Venerdì scorso si è spento ad 82 anni Vincenzo Micocci. Se vi state chiedendo chi fosse allora: A) avete meno di 30 anni, B) avete scarsa conoscenza della musica italiana. Vincenzo Micocci è stato l'inventore dell'industria discografica in Italia, colui che più di tutti ha contribuito ad innalzare la musica leggera a dignità sia artistica che industriale.
In estrema sintesi, è il prototipo di tutto quello che manca aatualmente a produttori e direttori artistici della industria musicale nazionale: passione + competenza + abilità imprenditoriale. E' piuttosto incredibile che sia passato alla storia per una invettiva che il cantautore Alberto Fortis gli rivolse sul finire dei '70 nelle celebri Milano e Vincenzo (Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere) e A voi romani (E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta banda di ruffiani e di intriganti). E "Vincenzo, io ti ammazzerò" ha dato il titolo alla sua autobiografia, pubblicata dall'encomiabile editore Coniglio lo scorso anno.
A titolo di esempio, Micocci è quello che ha letteralmente inventato il termine "cantautore" entrato poi nella lingua e nei dizionari italiani. Si era a fine anni '50 e si riferiva ad un originalissomo pezzo di Gianni Meccia, Odio tutte le vecchie signore. E non si limitò ad inventare il termine ma negli anni '70 ne lanciò una miriade, praticamente tutti i maggiori (o quasi): da Francesco De Gregori ad Antonello Venditti, da Ron a Rino Gaetano, da Renato Zero a Gianni Togni, da Sergio Caputo a Grazia Di Michele, ad Amedeo Minghi, a Mario Castelnuovo e Paola Turci.
La sua storia coincide con la storia stessa della RCA Italiana del cui successo stratosferico fu quasi interamente l'artefice (insieme ad Ennio Melis). Produsse e lanciò interpreti quali Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Nico Fidenco: praticamente tutte le icone degli anni '60. Si inventò le colonne sonore su disco, ingaggiando due musicisti quali Ennio Morricone e Luis Enriquez Bacalov che evrebbero entrambi vinto un Oscar qualche decennio dopo.
Nel breve periodo in cui fu direttore artistico alla Ricordi lanciò un paio di fenomeni quali il Bobby Solo de Una lacrima sul viso (primo disco italiano a superare il milione di copie vendute) ed il gruppo simbolo del beat italiano, l'Equipe 84.
Insomma, una sorta di Re Mida che trasformava in oro tutto quello che toccava. Certo, era vissuto in un'epoca che è stata l'età dell'oro dell'industria musicale. Ora sono altri tempi. Però, a fare le cose che ha fatto è stato Vincenzo Micocci e non altri.
07 novembre 2010
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1 commento:
Io sapevo che il primo 45 giri a superare il milione di copie vendute fu "Legata ad un granello di sale" del 1961... beh, ha poca importanza.
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