La sigla DRM sta per Digital Rights Management ed individua una tecnologia tramite cui i creatori di materiali protetti da copyright limitano ciò che i consumatori possono fare di tali materiali.
Sotto questo asettico acronimo si cela l'ennesimo sopruso che la lobby degli industriali dello spettacolo (Hollywood e dintorni: case cinematografiche, discografiche ed associazioni che le rappresentano) sta perpetrando contro i propri clienti, cioè me, te, tutti noi.
Nella traduzione letterale "Digital Rights Management" sta per "gestione dei diritti digitali", cioè una sorta di legislazione virtuale, in mano a privati, che legifera arbitrariamente su ciò che il consumatore può o non può fare con quello che ha acquistato.