14 settembre 2006

A proposito di dignità professionale

Mi piace mettere in evidenza un bell'intervento di Gianluca nel precedente post che parlava di avvocati.

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In realtà i doveri di probità, dignità e decoro sono da sempre un "cavallo di battaglia" dei "corporativisti". Di coloro che parlano di liberalizzazione e di valore dell'individuo, ma sono - nell'intimo delle loro coscienze - degli incorreggibili collettivisti (tanto è vero che molti parlano della dignità delle categorie professionali - enti collettivi - come se si trattasse della castità delle loro figlie!). Quindi, in verità, nihil novi sub sole.

Quanto al decreto Bersani... bhé non contiene alcunché di particolarmente innovativo, se non per l'ipocrisia dei sepolcri imbiancati: il minimo tariffario si applica a giorni alterni da anni e i patti di quota lite sono di fatto utilizzati in altre forme. Basta riflettere sulla portata dell'art. 45 del codice deontologico (in particolare su quanto previsto dal capoverso):
"ART. 45. - Divieto di patto di quota lite. – È vietata la pattuizione diretta ad ottenere, a titolo di corrispettivo della prestazione professionale, una percentuale del bene controverso ovvero una percentuale rapportata al valore della lite.
È consentita la pattuizione scritta di un supplemento di compenso, in aggiunta a quello previsto, in caso di esito favorevole della lite, purché sia contenuto in limiti ragionevoli e sia giustificato dal risultato conseguito.
"

Personalmente, insomma, trovo che la disciplina introdotta dal decreto Bersani non sia - per gli avvocati - né particolarmente innovativa, né (tanto meno) devastante.

Il tema, tuttavia, fornisce l'occasione per una telegrafica riflessione - attraverso il prisma dell'avvocatura - sul panorama socio-economico italiano e sulla cultura delle cosiddette elite, pronte a tutto pur di difendere unguis ac rostribus le proprie rendite di posizione ed i propri privilegi. Gli avvocati non sono peggio dei tassisti, i quali non sono meglio dei commercianti o degli industriali, i quali - a loro volta - somigliano molto ai medici... insomma, in Italia tutte le categorie produttive e professionali si assomigliano nei vizi, più che nelle virtù.

E temo che non bastino le buone intenzioni, nè le riforme - per quanto ardite - delle nostre caotiche leggi (riforme che, di solito, sono scritte peggio delle leggi da riformare e che, dunque, generano ancor più confusione).

I barbagianni impagliati che rappresentano le istanze delle associazioni di categoria (medici, commercialisti, avvocati, magistrati, farmacisti, industriali, commercianti, ecc.) si fanno orrendamente scudo dietro parole che hanno perso qualsiasi valore semantico nella prassi quotidiana. Si pensi solo all'abuso della locuzione "dignità professionale"! Ma come si può parlare ancora di dignità professionale quando ogni mattina, nelle aule dei tribunali italiani, si assiste ad un "mercato del pesce" indegno di un paese civile? Decine di avvocati e magistrati si ritrovano in locali di esigue dimensioni, accalcati in una ressa degna della peggior linea di autobus nell'ora di punta, impegnati a distribuire rinvii ed a scrivere verbali in condizioni a dir poco precarie; nei Tribunali la carta per le fotocopie è razionata e costituiscono merce rara i fogli "uso bollo", sicché per la verbalizzazione di udienza ci si arrangia come si può; le sale avvocati di molti Tribunali (cito per tutti Roma e Tivoli) sono dei bugigattoli ridotti - in alcuni casi - ad immondezzai o a bacheche di annunci economici (del tipo "cercasi segretaria" o "vendesi scooter"); ogni riforma della giustizia civile mira a comprimere i tempi di difesa attribuiti alle parti (giacché - si presume - agendo le parti per mezzo degli avvocati, sono loro a ritardare il corso dei procedimenti), implicando una sfiducia generalizzata proprio nel ruolo della difesa tecnica; la stessa "vulgata" popolare attribuisce tutti i guasti della giustizia agli avvocati (talvolta a ragione, talvolta no). Insomma, in questo clima di generalizzata e progressiva sfiducia e svalutazione del ruolo dei professionisti, i consigli dell'ordine - e lo dico con tutto il rispetto - non trovano di meglio da fare che sfoderare la scimitarra ideologica della dignità professionale per una volgare questione di minimi tariffari! Ben altro ci sarebbe stato da fare - ma non è stato mai neppur tentato - per risollevare le sorti della dignità degli avvocati. L'appello alla dignità per basse ragioni di "borsa" mi sembra francamente - e mi scuso per l'ardire - poco degno!

Lo stesso discorso può farsi per i farmacisti - ai miei occhi ridicolizzati dall'assurda battaglia contro la commercializzazione dei farmaci nei supermarket - o per i tassisti (che, incredibilmente ed immeritatamente, hanno vinto la loro battaglia su tutto il fronte).

Le conclusioni a cui da tempo - e senza particolare originalità, lo ammetto - sono giunto sono poco confortanti: noi italiani, oggi, siamo gente (un popolo, francamente, non direi) disposta a tutto pur di non cambiare nulla. In tutto ciò scorgo con orrore qualcosa di sordido, di laicamente immorale, di disgustoso, il riecheggiare del ritornello "Franza o Spagna, basta che se magna", l'assoluta indifferenza morale, il disimpegno etico più disgustoso ed il qualunquismo più spericolato. Noi italiani incarniamo l'antimodello del civis: abbiamo solo diritti, nessun dovere; tutto ci è dovuto, in cambio di nulla.

Quale eredità, culturale ed etica, ci accingiamo a trasmettere ai nostri figli?
Io - che di figli non ne ho - sono molto preoccupato. Anzi, allarmato!
Spero di essere ipocondriaco.

Dignità Professionale Compilation

Samuele Bersani: GIUDIZI UNIVERSALI
Lucio Battisti: ORGOGLIO E DIGNITA'
Deacon Blue: DIGNITY
Gianni Morandi: NON SONO DEGNO DI TE
Fred Bongusto: PROFESSIONISTA DI NOTTE
Roberto Ciaramella: 'A LEGGE
Enzo Ramagnoli: 'NNANZE 'A LEGGE
Samuele Bersani: REPLAY

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