Meravigliosa la storia con cui questa class action è stata introdotta. Infischiandosene del fatto che il Parlamento stava già preparando un apposito disegno di legge per disciplinarla, i nostri eroi hanno voluto apporre il loro sigillo alla legge ed hanno presentato un emendamento alla finanziaria, con la solita minaccia di far mancare il loro voto a questa fragilissima maggioranza. L'emendamento è stato approvato apparentemente con una schiacciante maggioranza: 158 voti a favore, 40 contrari e 116 astenuti, a testimoniare che questa tematica era sentita da gran parte delle forze politiche.
In realtà, l'emendamento è stato approvato per sbaglio. Lo sbaglio di chi? Di un senatore di Forza Italia, tale Roberto Antonione che, dopo l'errore è scoppiato in lacrime, dichiarandosi disposto a dimettersi, oltre che a gisutificarsi dicendo che nell'aula c'è sempre una confusione terribile. C'è da restare allibiti di come si possa sbagliare avendo a disposizione solo tre scelte possibili, di cui 2 a lui favorevoli ed una no. Diciamo che il senatore forzitaliota è stato sfortunato: se una scimmia avesse votato a caso, aveva i 2/3 di probabilità di "azzeccare" il voto ed un 1/3 di sbagliarlo...
Fatto sta che se avesse pigiato uno degli altri due bottoni, sia che avesse votato contro che si fosse astenuto, il suo voto sarebbe stato conteggiato tra in non favorevoli e si sarebbero avuti 157 a favore e 157 tra contrari ed astenuti. E non avendo avuto la maggioranza, l'emendamento sulla class action non sarebbe passato. Certo, l'opposizione avrebbe gioito parlando di un grosso successo (anche se la gran parte si era astenuta) in quanto il suo unico scopo non era quello di evitare un emendamento pasticciato nè di migliorare la finanziaria, bensì solo quello di far cadere il governo.
Perchè emendamento pasticciato? Per quel che se ne sa, sembra che l'efficacia dell'introduzione della class action in questa forma sia praticamente vicina allo zero: anche se una class action risultasse vittoriosa, non si passerebbe immediatamente al risarcimento del danno dei cittadini ma occorrebbe mettersi d'accordo con l'azienda colpevole. Se questa non avesse alcuna intenzione di farlo, sembra che l'unica possibilità per i danneggiati sarebbe quella di intentare causa all'azienda a livello singolo. Cioè, nè più nè meno di quanto succede adesso. Almeno, questo è quello che mi è sembrato di cogliere (Gianluca, confermi?).
L'unica cosa positiva mi sembra il rancore di Luca di Monteprezzemolo che ha parlato di "atto ostile contro le aziende" e di "nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro paese". Qualcuno faccia sapere al Monteprezzemolo che possibilità di class action, molto più pesanti rispetto alla disciplina approvata, esistono in paesi quali Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Spagna, senza che ciò costitusica ostacoli ad investimenti stranieri e nessun idiota ha parlato lì di sentimento ostile verso le aziende. Anzi, ne sono contente le stesse aziende perchè in questo modo sul mercato c'è spazio solo per le aziende più serie e non per i pataccari.
In realtà, l'azione del Monteprezzemolo sembra più di tipo preventivo che di seria preoccupazione per l'emendamento introdotto. Le sue dichiarazioni sembrano dei messaggi in codice per impedire l'approvazione di modifiche successive che rendano più efficace la disciplina di questa squinternata class action all'italiana voluta dal duo Bordon-Manzione.
"Class Action all'italiana" EP
CLASS ACTION - Luke Slater
HAI GIA' VINTO LA CAUSA [da Le nozze di Figaro] - Wolfgang Amadeus Mozart
A TOUCH OF CLASS - Peter Hamilton
CAUSA VITALE - Quintorigo
CLASS ACTION SUITE - Dave Pike
CLASS ACTION - Luke Slater
HAI GIA' VINTO LA CAUSA [da Le nozze di Figaro] - Wolfgang Amadeus Mozart
A TOUCH OF CLASS - Peter Hamilton
CAUSA VITALE - Quintorigo
CLASS ACTION SUITE - Dave Pike
9 commenti:
ti hanno scippato una H ..."nessun idiota a parlato"...però non è un problema. d'ora in poi...chiunque sia stato scippato di una H, potrà far valere in aula i suoi diritti ed essere risarcito...
grazie h-bsuters...
Confesso che volevo scrivere anch'io qualcosa sulla nuova azione collettiva, nel mio blogghettino... come al solito tu sei stato più rapido. Pazienza!
Ad ogni modo, pur riservandomi di tornare a brevissimo sull'argomento, mi preme fare due piccole osservazioni.
La prima riguarda il ruolo di Roberto Antonione: assolutamente irrilevante, visto che la finanziaria è stata approvata nel suo complesso con 161 voti a favore e 157 contrari (ho seguito in diretta i lavori al Senato e, comunque, sono andato a ricontrollare sul sito di Palazzo Madama).
La seconda osservazione, invece, riguarda l'art. 53 bis che introduce un art. 140 bis al Codice del Consumo, il cui comma 7 dispone che:
Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di cui al comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutività del verbale di conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare ai singoli consumatori o utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei proponenti l'azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di provata esperienza professionale iscritto all'albo speciale per le giurisdizioni superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti i cittadini interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle associazioni di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto dalle parti e dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare per soddisfare i singoli consumatori o utenti nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione del verbale rende improcedibile l'azione dei singoli consumatori o utenti per il periodo di tempo stabilito dal verbale per l'esecuzione della prestazione dovuta.
Tale meccanismo è una solennissima sciocchezza, il cui destino è il totale fallimento. Anche perché non solo non è affatto chiaro chi debba pagare i membri di questa Camera di Conciliazione (qualcuno li dovrà pur pagare, no? mica lavorano gratuitamente), ma non si capisce neppure come tale organismo debba funzionare.
Speriamo che alla Camera modifichino il testo, altrimenti avremo l'ennesima legge inapplicabile.
Povera Italia.
Gianluca
beh, gianluca, mica il parlarne ti impedisce di farlo anche dall'altra; anzi, appena metti giù qualcosa te lo linko sicuramente
mentre non ho capito bene la storia dell'Anotonione, o meglio, non capisco bene le sfumature tra il votare i singoli articoli e la finanziaria nel suo complesso; se ogni singolo articolo viene votato, qual è il significato del voto complessivo? e se un articolo viene modificato da qualche emendamento, immagino che sia questo ad essere accolto nel voto complessivo, o no?
Caro Chart,
temo di essermi espresso male (la fretta, come al solito, è nemica del bene). Il mio rilievo sulla tua capacità di precedermi era (voleva essere) un complimento. Come dire: riesci a essere sempre sulla notizia. Ed è chiaro che nulla mi impedisce di scriverne a mia volta. Cosa che mi sto preparando senz'altro a fare.
Un pacifico, fraterno abbraccio. E a presto. ;-)
Gianluca
P.S.
Il voto sui singoli articoli e poi il voto sulla legge nel suo complesso hanno una loro ragion d'essere. Eccome!
Immagina se - presentato un ddl dal Governo, con il favore della maggioranza che lo sostiene - nella votazione dei singoli articoli vengano apportate modifiche (emendamenti) tali da snaturarne l'impianto generale. Il voto finale sul complesso della legge serve, proprio a questo, approvare - dopo il varo di ogni singolo articolo, con ogni possibile modifica - l'impianto e la portata della legge nella sua complessiva ratio. Ed è importante, visto che il voto favorevole ad una legge nel suo complesso implica assunzione della paternità della stessa legge, benché questa possa non corrispondere più - nel suo articolato - all'originario ddl.
Tutto qui.
Scusa la rapsodicità... ma ho riletto il tuo post con più attenzione (solo ora). Hai ragione sulla rilevanza del voto di Antonione sull'emendamento e non sulla finanziaria (come invece avevo, erroneamente, inteso io).
Ah... la fretta.
Per il resto, mi pare, confermo quanto scritto. Un nuovo art. 140 bis del Codice del Consumo, che sarebbe stato meglio non approvare. Speriamo che alla Camera facciano un lavoro migliore (ne dubito).
Scusate il rumore di fondo.
Gianluca
Ok Gianluca,
ora è più chiaro anche a me il tuo commento.
Dubbione: ma se alla Camera venisse modificato l'emendamento, la finanziaria tornerebbe al Senato?
Ma perchè quei due figuri (vicini ai 3 diniani, tra l'altro) hanno voluto fare il blitz con quell'emendamento? A me risultava che ci fosse un apposito disegno di legge sulla class action che stava facendo il suo iter legislativo.
Non li credo capaci di tanto, ma mi sa che quella ciofeca di emendamento sia stato studiato per prendere due piccioni con una fava:
a) sabotare la normativa sulla class action praticamente disinnescandola; b) se invece non la si vuole, si mette in difficoltà l'approvazione della finanziaria, con tutte le immaginabili conseguenze.
Forse a questo punto il meno peggio sarebbe che venga approvata così e la si corregga successivamente sulla base dell'apposito disegno di legge.
Ma confesso che sto (s)ragionando senza conoscere bene diversi dettagli: aspetto le tue riflessioni come sempre illuminanti.
Quer pasticciaccio brutto della Class Action all’Italiana
Data: 19 Novembre 2007 Argomento: Comunicati, Consumatori e Prima Pagina.
In un recente scambio epistolare con il Presidente di MDC, Antonio Longo, avevo stigmatizzato il formulato, poi approvato per errore al Senato, sull’istituzione della class action che pone una riserva quasi esclusiva alle associazioni appartenenti al CNCU. In poche parole si tradisce lo spirito originario della class action americana che dovrebbe, per i successi che ha ottenuto, essere il modello di riferimento, un modello diffuso sul territorio. Con la class action all’italiana si rischia di creare un sistema ”controllato e diretto” dal Ministro dello Sviluppo Economico, che, per legge (art. 136 del Codice del Consumo), presiede il CNCU.
Le imprese non dovrebbero essere preoccupate più di tanto, salvo che il ministro di turno, magari alzandosi male una mattina, non decida di convocare le associazioni per invitarle, magari con la promessa di qualche finanziamento, a ”colpire una azienda per educarne cento”. E’ evidente che i contributi potrebbero essere erogati anche per la ragione opposta! A fronte di tale scenario, le difese “corporative” del provvedimento da parte di Federconsumatori, sembrano surreali come il sostegno, a spada tratta, di Adiconsum e Adusbef, Essendo tutte associazioni appartenenti al CNCU e, guarda caso, strenue paladine dell’indennizzo diretto, comprendiamo benissimo la volontà di sostenere quello che è per loro una specie di ”asso piglia tutto”, come peraltro espresso da alcuni comunicati (qui, qui e qui) dell’ADUC, una associazione fuori dal coro.
Class action di stato e indennizzo diretto all’italiana: due facce della stessa medaglia
Assicurazioni, Prima Pagina e Class Action. Una lenzuolata sul Ministro Bersani e sulle associazioni dei consumatori del CNCU
Class Action e Indennizzo Diretto: su questi temi il Ministro Bersani e le associazioni dei consumatori del CNCU, presiedute per legge dal ministro stesso o da un suo delegato, non hanno più alibi per non recitare un mea culpa o per non dimettersi seduta stante per le responsabilità da loro stessi ammesse.
Infatti il CNCU, pomposamente denominato Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti, organismo creato e voluto dallo stesso Bersani nel 1998, ha contribuito ad far varare un quadro normativo, nel campo della RC auto, che, negli ultimi sei anni:
ha ridotto la possibilità per le Vittime della Strada che hanno subito lesioni fisiche di ottenere giusti ed equi risarcimenti, tramite l’approvazione di leggi e decreti che ne hanno eroso il valore economico e con il varo di restrittive tabelle medico legali frutto dei lavori di commissioni ministeriali presidiate da fiduciari di Compagnie;
contribuito a far esplodere gli utili delle compagnie, i cui bilanci (dati ANIA) dal 2000 ad oggi sono passati da una passività di 1,3 miliardi di EURO ad un attivo di 1,3 miliardi di EURO;
eliminato quella conquista, quella si consumeristica, che consisteva nel diritto delle vittime della strada a farsi assistere gratuitamente da un professionista nella delicata fase stragiudiziale.
Tutto ciò è avvenuto e avviene in una cornice di mirabolanti pirotecnici aumenti dei premi assicurativi, denunciati dalle stesse associazioni dei consumatori e, recentemente, dall’autorità di controllo, altro “nume tutelare” dell’indennizzo diretto. Ricordiamo inoltre al CNCU e al suo Ministro-Presidente che, grazie alle norme sostenute ed approvate con maggioranze trasversali, si è favorito un vorticoso processo di concentrazione del mercato assicurativo, attualmente dominato da quattro grandi operatori, i quali, comportandosi come razionali attori in un contesto di oligopolio di fatto, hanno puntualmente trasformato i risparmi conseguiti sia dai minori risarcimenti che dallo smantellamento delle controparti professionali, in succulenti profitti, come manna piovuta dal cielo.
Quale è la punizione che il Ministro pare desideri infliggere alle imprese, che ora minacciano ulteriori aumenti?
Vuole forse rispolverare il famoso decreto blocca-tariffe del 2000 che, pochi lo ricordano, conteneva un articolo vergognoso e beffardo sul risarcimento del danno alla persona?
Oppure, nel silenzio assordante del CNCU, vuole accelerare il varo della tabella medico legale ed economica per le lesioni gravi e gravissime che, dagli elementi in nostro possesso, provocherà ulteriori e pesanti decurtazioni dei risarcimenti anche per le Vittime della Strada meritevoli di maggiore tutela?
Non sarebbe meglio, già in sede di approvazione del bersani ter, eliminare la procedura di indennizzo diretto senza ulteriori tentennamenti? Esistono, su tale materia, articolati progetti di legge.
Siamo d’altra parte in attesa, con viva preoccupazione, delle conseguenze di questa nuova sceneggiata tra governo, CNCU e imprese che, con cadenza annuale, è sempre stata prodromica di solenni fregature per i danneggiati e gli assicurati da una parte e di intese, concertazioni, accordi di conciliazione, finanziamenti pubblici o class action “di stato” per le Associazioni dei Consumatori dall’altra.
Di una liberalizzazione c’è un bisogno immediato e consiste nell’eliminazione, possibilmente già in finanziaria, dell’art. 136 del Codice del Consumo che istituisce il Comitato nazionale consumatori ed Utenti, lo fa presiedere da un ministro e addirittura lo colloca in un ministero. Una lenzuolata sulle associazioni dei consumatori del CNCU, di fatto “governative”, alle quali si spera che il legislatore non conceda la possibilità di occuparsi di una class action che corre il rischio di essere influenzata politicamente.
Ricordiamo che proprio Ralph Nader, padre della Class Action, invitato in Italia a ritirare un premio, ha recentemente dichiarato che le Associazioni dei consumatori non devono essere assolutamente collegate al governo.
Suggerimento di cui il legislatore dovrebbe assolutamente fare tesoro.
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