Era il 1979. Il cerebrity-leso Bossi era uno studente fuori corso (38 anni, tale padre, tale figlio) di Medicina all'Università di Pavia e a quell'epoca prendeva per il culo solo i suoi parenti ed amici facendo credere di essere laureato. Non aveva ancora scoperto come era semplice sbraitare contro qualcuno per avere facile consenso. Mentre l'aveva scoperto un "leghista" ante litteram, Alberto Fortis, che inveiva contro la capitale con "A voi romani".
E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta banda di ruffiani e di intriganti. E vi odio a voi romani, io vi odio tutti quanti, distruttori di finanze e nati stanchi, siete un peso alla nazione, siete proprio brutta gente, io ti odio grande Roma decadente. Sui tombini delle fogne, come tanti scudi antichi, ci scrivete ancora SPQR, ma guardatevi, a dottori, siete molli come fichi. Sono alcuni degli improperi che il buon Fortis scrisse in quel pezzo diventato l'inno di Radio Padania di questi tempi (in realtà l'autore ce l'aveva soprattutto con i discografici, ed in particolare con Vincenzo Micocci).
Ed il famoso acronimo SPQR è stato declinato (invero in un modo infantile che neanche all'asilo) dal cerebrity-leso senatur per le solite invettive annacquate cui solo dei cerebro-lesi possono ormai credere. Già la P del famoso acrononimo, secondo l'ex studente fuori corso starebbe per Porci, ma perchè non per Padani? Sono Padani Questi Romani, vediamo.
«C'è Alitalia che ha fatto i bagagli per "delocalizzare" a Roma, abbandonando Malpensa. C'è la Consob che la capitale si tiene ben stretta nonostante la Borsa sia a Piazza Affari, sponda Milano. Ma non solo: avevano iniziato con il Festival del cinema, continuato con il Gran Premio di Monza per poi finire con l'affossare la candidatura di Venezia per le Olimpiadi 2020 (ha stravinto Roma che ora se la vedrà con Istanbul, Tokyo e Madrid)».
In effetti, l'unica cosa che è arrivata in questi anni è l'Expo di Milano, quando al governo c'erano Prodi e D'Alema. Il Nord, in questo Paese, non lo difende più nessuno, nemmeno quella decina di ministri che provengono dalla Padania. Bossi, Calderoli, Maroni e Zaia, fino a qualche mese fa. E poi Galan, dopo tre mandati tre da presidente del Veneto.
E poi Tremonti, come dimenticarlo. E Brambilla, Brunetta, Gelmini. E La Russa, siciliano-padano. E Frattini, eletto in Friuli. E Sacconi, che è di Conegliano. E i sottosegretari, come se piovesse (e il governo fosse romano). Ah, già, anche Berlusconi. Una vera amnesia. E questi padani-romani, che governano da dieci anni (a parte quella breve parentesi) ci si chiede davvero cosa facciano, quando si trovano a Roma.
(via ciwati)
01 ottobre 2010
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1 commento:
Da "lumbard" dico che se stiamo dietro a Bossi, al figliolo suo e alla sua ghenga, siamo a posto! Non arriviamo al "panetun"...
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