Dopo un lungo periodo di sciagurato sbandamento, sembra che i Radicali stiano ritornando ad incidere di nuovo nella realtà sociale e politica italiana. Alcuni buoni segnali al riguardo: la fuoriuscita dalla Casa Nostra delle Libertà, un rinnovato e sano anticlericalismo e, udite udite, l'adesione in pieno ai principi della cultura del P2P.
Radio Radicale ha infatti diffuso un comunicato con cui annuncia di voler rilasciare tutti i propri contenuti in modalità copyleft, adottando una licenza Creative Commons: in altri termini, permettendo la libera e gratuita circolazione di tutti i loro archivi audio e video. I responsabili della radio si sono dichiarati "consapevoli che libera circolazione dell'informazione, nell'era di internet e del digitale, significa possibilità di copiare, riprodurre, distribuire e utilizzare".
Esattamente quello che milioni di utenti fanno giornalmente. I radicali di una volta probabilmente avrebbero anticipato di anni tali tendenze e le avrebbero pilotate piuttosto che avallate quando ormai sono divenute prassi quotidiana. Sono comunque una delle prime forze politiche ad asserire con forza la necessità di una nuova regolamentazione del diritto d'autore (con un po' di ritardo dopo i Verdi).
Consoliamoci nel ricordare cosa è diventato il direttore di Radio Radicale dei tempi d'oro, Paolo Vigevano, vergognoso presidente di una oscena Commissione governativa (quella eContent) che avrebbe dovuto riscrivere le regole del diritto d'autore e che invece si è trasformata in uno spot acritico per l'adozione di tecnologie di DRM (Digital Rights Management) accentuando l'attegiamento forcaiolo di questo governo.
Salutiamo il rinsavimento dei nuovi radicali, augurandoci che sia non ambiguo e definitivo. Aspettiamo con curiosità l'annunciato software open source per lo scambio P2P, battezzato Radical Media Player.
21 novembre 2005
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