10 aprile 2009

Diritti tossici

Che relazione c'è tra la crisi finanziaria ed il diritto d'autore? Ne parla in un (al solito) strepitoso articolo Marco Calamari su Punto Informatico. Partendo dalla fortunata e (purtroppo) temporanea bocciatura della cosìddetta "Dottrina Sarkozy" da parte dell'Assemblea Nazionale francese, l'autore effettua una suggestiva disamina dei guasti procurati dal diritto d'autore, visto come uno dei più grandi problemi che attanagliano la società contemporanea.

L'uso dei meccanismi del diritto d'autore è stato però completamente snaturato da due fattori, causati da azioni di lobby tanto potenti quanto continue. Da una parte abbiamo l'allungamento, ridicolo se non fosse tragico, del periodo di sfruttamento esclusivo a 75 o 90 anni dalla morte dell'ultimo co-autore: augurando lunga vita a tutti vorrebbe dire in media 120-135 anni dalla data di pubblicazione dell'opera. Dall'altra c'è la totale trasferibilità dei diritti dall'autore a terzi, che ne mantengono integralmente i diritti per lo stesso periodo. Quest'ultimo fattore sembra naturale, ma non lo è se lo si esamina più approfonditamente: perché entità economiche che sfruttano un'opera già appartenuta all'autore devono aver diritto (non ne hanno bisogno) allo stesso tipo di tutela che spetta a chi del lavoro intellettuale deve vivere?

Se queste norme fossero state effettive in passato, la cultura come la conosciamo e ne beneficiamo oggi semplicemente non esisterebbe. La reale dimensione di questa affermazione non è probabilmente percepibile ad una prima lettura. Significa che tutta la struttura culturale, almeno della parte cosiddetta "civilizzata" dei "20 grandi" del mondo, non avrebbe avuto modo di svilupparsi, e così l'attuale mercato delle opere dell'ingegno quali musica, letteratura, teatro e cinema. Il mercato infatti non si sviluppa con le barriere ed i monopoli, quelli hanno l'effetto di mantenere situazioni di concentrazione del profitto, cioè esattamente quello che sta succedendo oggi.

I diritti di proprietà intellettuale infatti appartengono solo in rari casi agli autori originali: la maggior parte di quelli che valgono qualcosa è già stato ceduto ed appartiene ad un ristrettissimo gruppo di multinazionali, ed il resto viene gestito da associazioni nazionali come la SIAE italiana. Quest'ultima non è certo esempio di equità e trasparenza, visto che è commissariata da decenni e non deve rendicontare il proprio operato.

I Diritti Tossici sono proprio questi. Diritti d'autore, naturali e produttivi appartenenti agli autori, alienati tal quali ad entità economiche non creative ma parassitarie, che diventano perciò parte non di un sano ciclo cultuale ed economico, ma di una rendita di posizione di tipo monopolistico.

La normativa dei diritti d'autore dovrebbe evolvere insieme ai nuovi media veicolati dalla rete: invece l'intermediazione dei diritti digitali, proprio come quella dei debiti immobiliari americani, ha prodotto la creazione di "diritti tossici" di proprietà intellettuale, che generano parassitismo economico, intossicano la società dell'informazione ed impoveriscono le persone. Esattamente lo stesso tipo di danno sociale che è stato provocato dai titoli tossici, che molti hanno per loro sfortuna sperimentato in una forma o nell'altra. I Diritti Tossici di proprietà intellettuale sono dannosi per la società nel suo complesso proprio come i titoli tossici sono stati dannosi per l'economia mondiale: hanno arricchito ed arricchiscono speculatori e sfruttatori improduttivi e impoverito il resto della società.

Proprio come i titoli tossici, i diritti d'autore tossici necessitano di una reazione altrettanto importante e radicale. Anche se i diritti di proprietà intellettuale già acquistati in uno stato di diritto non possono essere semplicemente "aboliti", essi potrebbero essere resi innocui a medio termine semplicemente con una riforma della loro durata.

Altrimenti i Diritti Tossici continueranno ad avvelenare la società dell'informazione e a impoverire tutti eccetto pochi sfruttatori.

Consigliamo vivamente la lettura dell'intero articolo, tra i migliori letti quest'anno.

4 commenti:

herr doktor ha detto...

clap!, clap!, clap!

"toxic rights" ... bisognerebbe farne un brand ;-)

ciao

Anonimo ha detto...

Al di là di qualche imprecisione - certamente dovuta alla necessità di sintetizzare parti del discorso che avrebbero necessità di ben altro spazio -, l'articolo esemplifica il modo di pensare di chi non è affatto contro il diritto d'autore, ma contro il monopolio d'autore.
Mi associo all'applauso.

bimbominkia ha detto...

Bisognerebbe semplicemente che gli artisti del futuro non si iscrivano più alla SIAE e che pubblichino i loro lavori con i Creative Commons...poi vediamo se le case discografice o le società come la SIAE riusciranno a controllare tutto come hanno fatto fino ad adesso...
Concordo nell'applauso

Unknown ha detto...

Al di la di ogni disamina ancorchè colta e certamente cogente, bisogna fare i conti con la cruda realtà che vede il profilarsi di un'offensiva contro i "pirati" a dir poco biblica (vedi servizio del tg5 ore 13 del 16-04-2009)e di fronte a tanto pragmatismo da parte degli autori ed editori si rimane certamente disarmati.Saluti

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