- Coimbra - Amalia Rodrigues
Una delle più famose canzoni portoghesi di tutti i tempi, incisa da oltre 200 artisti, a partire dal 1947 sino ai giorni nostri, nota anche con il titolo inglese di April in Portugal. Tratta dalla colonna sonora di un film interpretato dalla stessa Amalia Rodrigues, che curiosamente non la cantava nel film. Fu da lei ripresa nel 1952 e portata al successo negli anni successivi, sino a farla diveniire una sorta di inno nazionale. Coimbra è una città universitaria portoghese ed è patria del fado più autentico, di cui Amalia è considerata l'indiscussa "regina". - Les feuilles mortes - Yves Montand
Scritta da Jacques Prevert su una composizione di Joseph Kosma ed inserita nella colonna sonora del film di Marcel Carnè del 1946, Mentre Parigi dorme (Les portes de la nuit), è diventata uno dei classici della canzone francese, con oltre 600 incisioni differenti. A portarla successo fu Yves Montand che la cantava nel film di cui era uno dei protagonisti. Il testo poetico di Prevert ben si adatta all'atmosfera melanconica della musica. Fu tradotta in inglese dal paroliere Johnny Mercer nel 1951 con il titolo Autumn Leaves. In Italia ebbe successo qualche anno dopo restando in classifica dal 1951 al 1953. - Dust my broom - Elmore James
Uno degli standard del blues classico le cui tracce di perdono nella memoria. James la derivò da uno dei padri del blues, Robert Johnson, che la incise nel 1936 con il titolo "I Believe I'll Dust My Broom". Johnson l'aveva derivata da Kokomo Arnold che l'aveva adattata da un brano tradizionale intitolato "Sagefield Woman Blues". James la reincise svariate volte e le versioni più note sono forse quelle del 1959 e del 1963, poco tempo prima della sua morte. - Anema e core - Roberto Murolo
Grande classico della canzone napoletana scritto da Salve D'Esposito e Tito Manlio nel 1950, inventò un vero e proprio genere: lo slow napoletano, dal ritmo lento e sincopato. Eseguita per la prima volta in radio da Tito Schipa divenne immediatamente un successo internazionale. Nel 1951 uscì un film dallo stesso titolo dove il pezzo era cantato da Ferruccio Tagliavini. Ma ad imporsi discograficamente fu l'interpretazione molto soffusa del nostro più grande "crooner", Roberto Murolo. - Unforgettable - Nat King Cole
Forse il pezzo maggiormente rappresentativo dello stile confidenziale e raffinato del grande crooner americano, servito da un magistrale arrangiamento di Nelson Riddle. E' stato ripreso a 40 anni dalla sua morte dalla figlia Natalie Cole in un celebre duetto "virtuale" che vinse un Grammy nel 1992. - A Paris - Yves Montand
Una delle più tipiche canzoni di "atmosfera" francese, fisarmonica inclusa. Scritta da un vero e proprio cantore di Parigi (Francis Lemarque) ed interpretata da uno dei volti più noti della francia del dopoguerra, Yves Montand. - Le gorille - Georges Brassens
Versione originale de "Il gorilla", reso famoso in Italia da Fabrizio De Andrè che venerava Brassens come un maestro, adattondone diversi altri pezzi (Morire per delle idee, Marcia nuziale, Delitto di paese, Le passanti). Il brano è uno spasso assoluto ma dovete conoscere il francese, altrimenti gustatevi la fedelissima versione italiana di Fabrizio. - C'est si bon - Yves Montand
Una delle più popolari canzoni francesi, composta da Henri Betti su testo francese di Andrè Hornez, risale al 1947 ma divenne popolare in Italia nella prima metà degli anni '50. Ripresa in inglese con il titolo di "It's so good" fu resa famosa anche dalle interpretazioni di Eartha Kitt e di Louis Armstrong. - Uma casa portuguesa - Amalia Rodrigues
Uno dei più noti fado di tutti i tempi, interpretato drammaticamente dalla sua "regina", pur trattandosi di un fado allegro, ottimista ed orecchiabile.
Questa volta iniziamo con il (poco di) buono offerto dalla musica italiana del periodo. Beh, per la verità più che italiana direi napoletana, visto che si tratta di due pezzi interpretati da Roberto Murolo: Core 'ngrato (vers. alt.), Sciummo e Aggio perduto 'o suonno, tutti parte della mastodontica saga della canzone partenopea che Murolo mise a punti negli anni, e raccolti nel box set intitolato NAPOLETANA, appunto. Il primo titolo è uno dei capolavori assoluti della tradizione popolare italiana reso celebra da Enrico Caruso.
Per quanto riguarda la produzione in lingua, una menzione d'obbligo per la mitica Papaveri e papere di Nilla Pizzi, opera di uno dei più grandi ma sottovalutati autori italiani, quel Mario Panzeri che ha regalato dei pezzi di musica popolare assolutamente straordinari: da "Aveva un bavero" a "Non ho l'età", da "Nessuno mi può giudicare" a "Fin che la barca va". Va beh, quando verrà il momento del suo revival non dite che non ve l'avevamo detto. Altro classico dell canzone italiana è costituito da T'ho voluto bene, che altro non è che "Non dimenticar" (vers. alt.), resa celebre nel mondo da Nat King Cole ma originariamente interpreteta in Italia da Flo Sandon's che doppiava Silvana Mangano nel film "Anna" dalla cui soundtrack è tratta. A chiudere le menzioni italiane, Vecchia America, raffinato brano dello straordinario Quartetto Cetra, tra i pochi ad illuminare questi tempi bui della canzonetta italiota.
L'annata ci lascia anche alcuni eccellenti pezzi francesi: la colonna sonora di un film di Renè Clement, Giochi proibiti (Jeux interdits), tormentone di tutti gli strimpellatori in erba di chitarra, qui ricordata in una straordinaria intepretazione di Narciso Yepes. Della produzione francese ricordiamo ancora uno straordinario pezzo di Georges Brassens (giusto per non citarli in blocco): La mauvase reputation.
Ma naturalmente i brani ancora godibili provengono per la gran parte dagli States, e non può che essere così visto il loro ruolo di "colonizzatori". E da buoni dominati rendiamo il giusto omaggio ai dominatori. Iniziamo con un paio di classici quali Lawdy Miss Clawdy (vers. alt.), lanciata nel 1952 dal suo autore Lloyd Price, destinata a divenire uno standard del rock'n'roll essendo stata ripresa dai suoi due alfieri: Elvis Presley e Little Richard, oltre che da decine di altri interpreti. Altro standard, molto in voga tra attempati avvocati con velleità interpretative, è Blue Tango nella gustosa versione orchestrale di Leroy Anderson.
Comunque c'è da dire che la tradizione americana possiede delle eccellenti vocalist che hanno contribuito ad elevare allo status di standard pezzi straordinari e non. E' il caso di Peggy Lee che qui ricordiamo per Just one of those things (vers. alt.) uscito dalla penna di Cole Porter, o di Jo Stafford con pezzi quali Jambalaya (On the Bayou) (vers. alt.) e You belong to me, e sinanche di Doris Day con una deliziosa When I fall in love (vers. alt.). E la tradizione americana riesce ad inglobare culture di tutto il mondo trasformando pezzi altrui in propri standard, come nel caso dell'argentino "El Choclo" che diventa Kiss of Fire nell'interpretazione di Georgia Gibbs, e sopratutto di "Choladas", un pezzo addirittura del folk andino, divenuto uno degli standard del filone exotica con il titolo Dance of the moon festival, nell'interpretazione della splendida voce di Yma Sumac e dell'efficace arrangiamento orchestrale di Les Baxter. Chiudiamo con due brani very-yankee: un lentone molto anni '50 di Key Starr, Wheel of fortune, e l'immancabile pezzo di Frank Sinatra, The Birth of the blues.
Non una grandissima annata ma, al solito, una dozzina di pezzi memorabili ce li ha comunque lasciati.
Articolo precedente della serie: Hit Anno per Anno: 1953
1 commento:
Allo, Pour l'année 1955 vous avez Johnnie Ray CRY. L'année de cette chanson est 1952. Pouvez expliquer. Merci, Maurice (Canada)
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