La seconda metà degli anni '50 è un periodo topico per la storia della musica popolare: si assiste al boom del microsolco, sopratutto dovuto ai 45 giri (introdotti negli States nel 1949 ed arrivati da noi qualche anno dopo). Il 1958 è appunto l'anno spartiacque in cui i 45 giri soppiantano definitivamente i vecchi padelloni a 78 giri. Ed è l'anno in cui decolla una vera e propria industria discografica, grazie alla distribuzione in Italia dei dischi di Elvis Presley da parte della RCA e, soprattutto, allo strabiliante successo di Modugno al Festival di Sanremo. La vendita di dischi passa dai 12 milioni di pezzi dell'anno prima ai quasi 17 milioni del 1958, con un incremento di oltre il 40%. La comparsa del microsolco aveva consentito anche la diffusione del juke-box (comparso in Italia a partire dal 1955) e, conseguentemente, lo stretto abbinamento tra canzone ed interprete. Anzi, la canzone passa in secondo piano rispetto a chi la interpretava, con un'ulteriore importante conseguenza: che la vendita dei supporti discografici prevalse rispetto alla vendita degli spartiti, spostando il potere industriale dagli editori ai discografici. Insomma, il solito modello di business americano che si imponeva anche qui in Italia a distanza di qualche anno. Iniziava l'era moderna della musica pop-olare. Ciò detto, questa è la classifica di gradimento così come si è formata all'interno del nostro team.
- Nel blu dipinto di blu - Domenico Modugno
Primo posto quasi obbligato, senza storia. Forse il pezzo più importante della storia della musica popolare, tant'è che qualcuno lo ha anche proposto come nuovo inno nazionale in sostituzione di quello di Mameli. Fu presentato per la prima volta al Festival di Sanremo ed il caso nasce quando Modugno, all'attacco del ritornello, spalanca felicemente le braccia, compiendo per la prima volta un gesto nuovo e istintivo, spalancando un mondo nuovo. Per la prima volta sia la canzone che soprattutto l'immagine e la gestualità del cantante sono fatte per creare sorpresa (non a caso si parlò di Modugno come del primo "cantattore"). Fu comunque anche uno dei primi cantautori in quanto si scriveva la quasi totalità delle canzoni che interpretava. Il testo, geniale, era dovuto a Franco Migliacci: e "Volare" (come è universalmente nota al di fuori dell'Italia) è da sempre una metafora dell'atto sessuale. Il disco ebbe anche uno strepitoso successo negli Stati Uniti dove, caso più unico che raro per un brano italiano cantato in lingua originale, arrivò al nr. 1 nella mitica classifica di Billboard. - Diana - Paul Anka
Altro brano praticamente obbligato come scelta: il manifesto della generazione dei teen-agers di metà anni '50, ed il secondo disco più venduto di tutti i tempi (dopo White Christmas). Teen-ager lui stesso quando lo scrisse (nel 1956, a 15 anni), è una vera e propria ode alla baby-sitter della sorella: "I'm so young and you're so old". Il pezzo è comunque molto accattivante, con una carica tremendemente evocativa di un'epoca. - Vecchio frac - Domenico Modugno
A giudizio di diversi componenti il nostro team, il pezzo più bello di Modugno, più ancora del suo pezzo-icona. Splendida ballata, scritta dallo stesso Modugno e dal suo fedele paroliere degli esordi, Riccardo Pazzaglia, conosciuto quando entrambi frequentavano il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il brano è infatti del 1954 ma ebbe successo solo dopo l'esplosione di "Nel blu dipinto di blu". Indimenticabile l'immagine di Modugno che la esegue appollaiato su uno sgabello con l'accompagnamento della chitarra, battendo ritmicamente sulla cassa armonica. - Magic Moments - Perry Como
Scritta dal duo Hal David & Burt Bacharach, fu pubblicata come facciata B di un altro bel pezzo del crooner italo-americano, Catch a Falling Star. E' caratterizzato da uno dei più famosi incisi fischiettati della storia della musica. - Che bambola - Fred Buscaglione
Per la verità il brano è del 1956 e trasforma lo sconosciuto Buscaglione in una star già alla sua prima uscita. Il successo del brano continua per 5 anni consecutivi, sino al 1960 quando va a schiantarsi contro un camion con la sua Thunderbird rosa. L'abbiamo inserito in quest'anno perchè raggiunse il suo massimo successo in classifica. Impose uno dei pochi personaggi decisamente moderni nell'Italia parrocchiale dell'epoca: il sardonico duro che imitivava Clark Gable e che amava il jazz (Joe Venuti e Stephane Grappelli in particolare). Si tratta della prima "criminal song" italiana, scritta insieme al suo fidato amico Leo Chiosso e pervasa da un'ironia fulminante. - Resta cu 'mme - Domenico Modugno
Altro splendido pezzo di Modugno anni '50, destinato ad essere annoverato tra i grandi classici della canzone napoletana di tutti i tempi. Anche qui, un eccellente testo di un altro paroliere di rango, Dino Verde ("nun me 'mporta chi t'ha avuto, nun 'mporta d'o passato, resta cu 'mme"). - Johnny B. Goode - Chuck Berry
Divenuto nel tempo forse il più grande classico del rock'n roll: ha fatto parte del repertorio di praticamente tutti coloro che hanno iniziato a suonare in qualche banda rock. L'attacco iniziale di chitarra elettrica è una vera e propria icona dell'intera musica rock, tant'è che una copia di questo disco è stata mandata in giro per l'Universo, a testimoniare il meglio della cultura americana. Curiosità: anche questo brano fu rilasciato originariamente come Facciata B di un brano anch'esso famoso: School Days. - Just one of those things - Ella Fitzgerald
Nel 1956 Ella Fitzgerald intraprese una monumentale opera: la registrazione di svariati Song Books dedicati ai maggiori compositori americani. Il primo fu quello dedicato a Cole Porter, da cui è tratto questo brano: uno dei grandi standard del repertorio americano, reinciso da migliaia di interpreti, sopratutto di origine jazzista (Benny Goodman, Stephane Grappelli, Coleman Hawkins e Frank Sinatra). - All the way - Frank Sinatra
Tratta dalla colonna sonora del film "Il jolly è impazzito" interpretato dallo stesso Sinatra e dovuto ad una coppia di autori che hanno scritto molto per "The Voice": Sammy Cahn e James Van Hausen. La canzone fu premiata con l'Oscar e viene ricordata molto più del film, tant'è che il film stesso ha preso come sottotitolo quello della canzone. - Come prima - Tony Dallara
Uno dei primi "urlatori", Dallara contribuì a svecchiare la canzone italiana di quegli anni e questo pezzo ne divenne un po' il simbolo. Nato come clonazione di Only You dei Platters, condivide con questa canzone lo stile cosìdetto "terzinato", ovvero una sequenza di brevi note uguale tra loro che consentono di tenere il tempo contando "un, due, tre - un, due, tre". - Jailhouse rock - Elvis Presley
Uno dei grandi classici del rock'n roll, scritto dal mitico duo Leiber-Stoller, ed interpretato da Presley nel suo terzo film, dal titolo omonimo. Caratterizzata da un riff di chitarra molto semplice che chiunque può eseguire, consacrò l'iconografia del "delinguente" giovanile, molto annacquata e resa accettabile al grande pubblico. Dopo pochi mesi Elvis sarebbe partito per il militare ed avrebbe dato una svolta meno "trasgressiva" alla sua carriera. E' il pezzo che viene eseguito in "The Blues Brothers" nelle sequenze finali quando i due fratelloni rifiniscono in prigione. - 'O Sarracino - Renato Carosone
Un altro dei grandi innovatori della canzonetta italiana verso metà anni '50, cui ha regalato dei pezzi divertenti ma di gusto. Pianista molto dotato e compositore di gran parte dei suoi pezzi, sorretto dai testi di Nisa (Nicola Salerno) con cui aveva raggiunto un affiatamento perfetto. Nelle intenzioni di Renato, il protagonista della canzone doveva essere un americano bellissimo, un pò saraceno, che faceva impazzire le ragazze come Harry Belafonte. «Ma perché americano? Può essere benissimo napoletano, ‘sto sarracino!», ribattè Nisa. Nacque così il prototipo del latin lover verace, seduttore malandrino coi capelli ricci e «’o sole ‘nfaccia». - Tutti frutti - Little Richard
"La fine della civiltà così come l'abbiamo conosciuta sinora". Con queste espressioni alcuni parrucconi accolsero l'uscita di questo pezzo, nel più puro stile rock'n roll. La canzone è del 1955 ed arrivò al successo quando, nel corso di una pausa di una seduta di registrazione, Little Richard intonò una canzone scurrile e priva di senso (mitico l'attacco: A wop bop a loo lop a lop bam boo), depurata successivamente per l'uscita su disco. Contiene tutti gli elementi dell'originalissimo stile di Richard: i gridolini alla "woooo", il ritmo indiavolato, i travolgenti assoli di piano. Pat Boone (un tipico american crooner!) ne fece una cover probabilmente più digeribile per i bianchi ed il suo disco ebbe delle performance migliori in classifica. Anche Presley ne fece una sua versione ma il disco uscì dopo che quello di Richard aveva esaurito il suo ciclo. In Italia il disco arrivò un paio di anni dopo e lo troviamo in classifica nel 1958. - Satin Doll - Duke Ellington
Uno dei più famosi classici di Ellngton (e quello che gli ha fruttato i maggiori introiti dalla vendita di spartiti), scritto nel 1953 insieme al suo pianista Billy Strayhorn e, dopo che era già divenuto un hit, arricchita con il testo di un grande paroliere, Johnny Mercer, nel 1958 (motivo per cui l'abbiamo inserita in ques'anno). - Colonel Bogey march (March from the River Kwai) - Mitch Miller
Si tratta forse della marcia più famosa mai scritta, resa celebre dal film "Il ponte sul fiume Kwai", cui resterà indissolubilmente associata imperituramente. In realtà si tratta di un pezzo pre-esistente, scritto nel 1914 da un militare di carriera che era il direttore della banda della Royal Marines a Plymouth, F.J. Ricketts, ma pubblicato con lo pseudonimo di Kenneth Alford. L'autore della colonna sonora del film, Malcolm Arnold, si limitò ad adattarla. Sono innumerevoli le versioni incise prima e, sopratutto, dopo il film: Terry David, Helmut Zacharias e sinanche Renato Carosone. - Caravan Petrol - Renato Carosone
E a proposito di Carosone, tra le segnalazioni non poteva mancare questo suo classico tra i più "puri" ed ironici, con il protagonista che va a comprarsi il turbante alla Rinascente e a cavallo del cammello va a cercare il petrolio americano in Arabia (eh sì, già a quei tempi la questione era sempre quella). - Passion flower - The Fraternity Brothers
Avete presente la "Per Elisa" di Beethoven? Beh, se non l'avete mai sentita in versione rockeggiante con i vocalizzi tipici dei gruppi anni '50 non potete perdervi questo brano, famossimo in Italia (e meno all'estero). Si ricorda anche una versione di Mina all'epoca pressochè esordiente con il nomignolo di Baby Gate. - Mon manege a moi - Edith Piaf
Uno dei più bei successi dell'ultimo periodo della Piaf, famoso per il suo attacco ("Tu me fais tourner la tete"), ispirata dalla sua fiamma del momento, Felix Martin. - Little darling - The Diamonds
Scritta da Maurice Williams all'età di 13 anni per una ragazza (la stessa per cui avrebbe scritto un altro celebre brano, Stay), è uno dei grandi classici del rock'n roll melodico, con coretti e vocalizzi per tutto il brano, in puro stile "doo-woop". Eccellente per caratterizzare il "sound" di un'epoca (non a caso utilizzato in "American Graffiti" di Lucas). Ha ispirato decine di altri pezzi simili, tra cui la "Sugar baby love" dei Rubettes del 1974, in uno dei tanti revival degli anni '50. - Tequila - The Champs
Inciso come facciata B di un oscuro singolo intitolato "Train to Nowhere" dal gruppo strumentale The Champs alla fine di una sessione di lavoro. Tra l'altro, una parte dei componenti tale gruppo aveva lasciato la sala e furono arruolati i musicisti presenti in quel momento. I DJ giravano il disco e mandavano in onda il lato B, trasformando questo trascinante pezzo (strepitosi gli assoli di sax) nel solo successo dei Champs. - Lucille - Little Richard
Un altro dei grandi classici del rock della prima ora che ha contributo a definire gli stilemi del genere: il ritmo di 4/4, la sincopata introduzione del pianoforte, l'interpretazione "urlata", l'irresistibile assolo di sax. Un capolavoro.
Ok, i precedenti sono i brani di maggior gradimento all'interno del nostro team ma che, ovviamente, non esauriscono i brani degni di segnalazione, cosa che cerchiamo di fare con il seguente elenco.
Intanto ci sono alcuni grandi classici del rock'n roll, espressione gergale che alludeva al fare sesso, com'è nella tradizione del genere cui fu dato tale nome a causa dei frequenti argomenti a sfondo sessuale che trattava nei testi. Come Good Golly Miss Molly di Little Richard, ad esempio: "moll" è un termine che indicava le puttane nel 18° secolo, anche se sembra che la protagonista fosse in realtà un gay, come lo stesso interprete, d'altronde. Questo pezzo era musicalmente ispirato ad un altro grande pezzo della stessa annata, con uno strepitoso utilizzo del pianforte: Great Ball of Fire di Jerry Lee Lewis, che per un certo periodo è stato apprezzato anche più di Elvis come alfiere del R'n'R; tra l'altro, l'autore del pezzo è Otis Blackwell, lo stesso di diversi brani di Presley. Da citare un suo altro pezzo interpretato ancora da Lewis: Breathless. E per restare in tema di classici del rock, tre pezzi ripresi letteralmente migliaia di volte nei decenni successivi: Summertime Blues di Eddie Cochran (pezzo prediletto dalle rock star con immagine da ribelli; celeberrima la cover dei Who); due classici di uno dei più prolifici "cantautori" del R'n'R, Chuck Berry: Carol (abbastanza nota la cover del brano da parte dei primi Rolling Stones) e Sweet Little Sixteen (ripresa da decine di artisti, tra cui Jerry Lee Lewis); Who Do You Love di Bo Diddley (con un celeberrimo riff di chitarra ripreso decine di volte in altri brani e noto come "The Bo Diddley Beat"). Tale riff è pressochè identico a quello presente in un altro pezzo molto osannato dai cultori del genere, anche se meno noto: Willie and the Hand Jive di Johnny Otis. Ed ancora: Peggy Sue interpretata da una vera e propria leggenda, prematuramente scomparsa, Buddy Holly and The Crickets, pezzo da cui Coppola aveva tratto il titolo di un suo splendido film: Peggy Sue si è sposata; Dizzy Miss Lizzy di Larry Williams, poi ripresa e resa famosa dai Beatles (che agli esordi saccheggiarono il repertorio di questi anni). E ci va di segnalare anche un divertente pezzo di Bobby Darin: Splish Splash. E svariati pezzi memorabili di Elvis Presley: All Shook Up, Don't Be Cruel e Hard Headed Woman. Infine, un eccellente pezzo di Ray Charles, Lonely Avenue, che già si allontana dai canoni del R'n'R e si avvicina molto più a quelli del rhythm & blues, che esploderà qualche anno dopo.
Poi ci sono i pezzi di rock "melodico", consegnati alla storia della musica pop-olare da uno straordinario successo mondiale come Love letters in the sand di Pat Boone. Anno di grazia il 1958 per lui, l'unico a contendere il primato nelle charts di Elvis Presley, di cui rappresentava il contraltare "bacchettone" in modo da poter piacere anche a mammà e papà oltre che ai figli adolescenti. Il pezzo comunque, un rifacimento di un vecchio pezzo anni '30, è molto riuscito e gradevole e costituisce il suo massimo successo. Altro brano da far sciogliere gli adolescenti dell'epoca è You are my destiny di Paul Anka, anche questo eccellente per caratterizzare il sound di un'epoca. Molto accattivante, anche se meno nota, Catch a falling star di Perry Como. Ancora, un tris di pezzi interpretati da gruppi vocali: All I Have To Do Is Dream degli Everly Brothers (resa famosa recentemente da uno spot del materasso Eminflex, quello dell'elefante), Sixteen Candles di Johnny Maestro and The Candles e Tears On My Pillow di Little Anthony and the Imperials. Infine, due brani di due crooner DOC: una cover di Cheek To Cheek di Frank Sinatra ed Acercate Mas di Nat King Cole.
Gli anni '50 sono anche anni di jazz, sia di avanguardia (Coltrane, Davis, Parker) che di grandi ascolti (Fitzgerald, Armstrong, Basie). Qui ci limitiamo a segnalare alcuni pezzi di notevole levatura che hanno, per un verso o per un altro, travalicato i cultori del genere e raggiunto il grande pubblico. Intanto c'è una celebre versione di uno dei più eseguiti standard del genere, Stella by Starlight, nella splendida interpretazione di due giganti: Miles Davis e John Coltrane. Poi una pura goduria, Jumpin' at the Woodside dell'orchestra di Count Basie: 3' e 05' di divertissement musicale da parte di eccellenti strumentisti, con assoli che si susseguono come si deve, in puro stile "big band". Infatti la versione originale del brano risale agli anni '30 ed è presente in quest'anno a causa di una delle sue tante riedizioni. Stesse motivazioni per la presenza di un altro celebre classico di Ella Fitzgerald, A-Tisket, A-Tasket, pubblicato nel 1938 ma finito in classifica in Italia in quest'anno. In questo periodo Ella stava invece incidendo una serie di album dedicati ai più grandi autori di standard americani (i famosi Songbook), da cui segnaliamo un pezzo di Cole Porter, Just One of Those Things. E per restare nelle vicinanze del jazz, una doverosa segnalazione per uno strepitoso gospel di Mahalia Jackson: Joshua fit the battle of Jericho.
Ma i pezzi americani del periodo non eccellevano solo nella musica più "impegnata": c'è tutta una serie di pezzi ultra-leggeri che mantengono ancora oggi una freschezza sorprendente. Ecco qualche titolo: Buona sera (Signorina) di Louis Prima, rifatta in italiano da Celentano ma la sua versione non regge con lo splendido scat e l'eccellente orchestrazione da big band dell'originale; il trio di sorelle McGuire Sisters (una sorta di Trio Lescano), che fanno molto anni '50, con una divertente Sugartime. Una vera sopresa è poi Doris Day con una gustosissima Teacher's Pet, così come la scanzonata Kiss Me Honey, Honey Kiss Me di una insospettabile Shirley Bassey. Ed una menzione sinanche per uno dei pezzi più frivoli del periodo, Lollipop del quartetto vocale femminile delle Chordettes. Altri brani di pura evasione: Do You Wanna Dance di Bobby Freeman (ripresa svariate volte, famosa la versione dei Mama's & Papa's) e lo strumentale Rebel Rouser di Duane Eddy and The Rebels (utilizzato in Forrest Gump nella sequenza della partita di football americano). Infine, anche se la versione originale non era affatto "leggera" come poi lo sarà nella versione italiana della Pavone, If I Had a Hammer del gruppo di Pete Seeger, i Wailers (il brano diverrà in italiano Datemi un martello).
Ah, già. Gli italiani. Piuttosto latitanti nella nostra carrellata. Il fatto è che, come si diceva, il 1958 è un anno di snodo, che serve a dividere il prima dal dopo. Ora, il "prima" è oggigiorno improponibile in quanto legato a stilemi irrimediabilmente seppelliti dalla rivoluzione del microsolco: il "bel canto" all'italiana dei Villa, delle Pizzi, dei Latilla. Anche se una menzione d'onore per L'edera di Nilla Pizzi è d'obbligo: il brano è invecchiato meno rispetto ai suoi contemporanei e resta un classico di tutto rispetto. Fu sconfitto a Sanremo solo dalla ineguagliabile "Nel blu dipinto di blu". Il "dopo" è rappresentato da quegli artisti che introducevano i nuovi stilemi che si sarebbero affermati negli anni successivi ed è solo tra questi che è possibile trovare delle cose degne di segnalazione. Carosone con le scanzonate e divertenti 'A sonnambula e Pigliate 'na pastiglia; Fred Buscaglione con la cover italiana di Buona sera (signorina) e Non partir, ancora Modugno con Marinai, donne e guai; il Quartetto Cetra con Donna.
A conferma come questo sia un anno di svolta, il 1958 vede l'uscita del primo disco di un ragazzo genovese che avrebbe rivoluzionato il mercato discografico italiano, facendolo passare dalla vendita dei 45 giri a quella dei 33 giri: Fabrizio De Andrè, con il singolo Nuvole barocche. Il pezzo non è sicuramente dei suoi migliori, tant'è che lui stesso l'avrebbe più tardi definito come "peccato di gioventù". Ma in qualche modo occorre pur iniziare...
Articolo precedente della serie: Hit Anno per Anno: 1997
3 commenti:
Alessandro,
tieni presente che il sito è concentrato sui brani che hanno avuto successo e che sono rimasti in qualche maniera nella memoria collettiva: non vuole essere una enciclopedia su tutto quanto pubblicato in Italia.
Grazie comunque per la segnalazione.
CAMMELLI E SCORPIONI è del 1966, presentato al Festival Delle Rose del 1966 assieme a Louiselle
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