Arresti, interrogatori, silenzi. Un’inchiesta seria, quella sulle bonifiche, ma non l’unica, che ha toccato da vicino la giunta regionale e Formigoni. O meglio, il sistema di potere di Formigoni, gli uomini che lo incarnano, che gli stanno vicini. Il ciellino Giuseppe Grossi, “il re delle bonifiche”, perché quelle più importanti in Lombardia le sta facendo tutte lui, è stato arrestato insieme alla moglie del ciellino Giancarlo Abelli, ras della sanità lombarda e vice coordinatore del Pdl,
Rosanna Gariboldi, con l’accusa, per Grossi, di aver gonfiato le fatture per la bonifica di Santa Giulia a Milano finalizzata alla creazione di fondi neri, e di riciclaggio per Lady Abelli, che quei soldi frutto di fatture gonfiate, li ha ripuliti, secondo l’accusa, collocandoli in un conto a Montecarlo.
Per settimane Formigoni ha taciuto, anche dopo quando dagli interrogatori degli stretti collaboratori del Grossi è emerso che la stessa cosa, cioè il gonfiamento dei costi e delle fatture, era in corso alla bonifica della Sisas di Pioltello, alle porte di Milano, una bonifica ben più significativa perché finanziata interamente con soldi pubblici, più di cento milioni di euro, su cui la Regione di Formigoni ha caricato altri 44 milioni aggiuntivi nel giugno 2009, quando già l’inchiesta era partita, accondiscendo alle richieste di Grossi. Assoluto silenzio da parte di Formigoni anche quando nell’inchiesta, con un lungo interrogatorio, è finito il suo assessore all’Ambiente Massimo Ponzoni e un’ex assessore, Giorgio Pozzi, altro fedelissimo di CL, che si è scoperto essere in affari immobiliari con Lady Abelli.
Gianni Barbacetto su Repubblica del 12 novembre 2009, ha ben sottolineato come la Regione e Formigoni abbiano taciuto «per settimane sullo scandalo delle bonifiche [...]. Non risponde il presidente, Roberto Formigoni, che non solo è sempre stato il grande sponsor di Abelli, ma che è il responsabile politico delle scelte dell’amministrazione. Non risponde l'assessore all'ambiente, Massimo Ponzoni, che si è dato malato. Non risponde Massimo Buscemi, altro assessore regionale, che ha al polso (come Abelli, come il misterioso Maurizio L., come tanti altri) uno dei preziosi orologi da collezione che Grossi generosamente regalava agli amici. Tutti zitti, tutti fermi».
Il re delle bonifiche, ancora Barbacetto, mette «in piedi un sistema di relazioni che coinvolge politici e amministratori. […] Il Sistema Grossi può contare su una rete di rapporti e d’affari già pronta: quella degli uomini di CL e della Compagnia delle opere. Grossi la conquista diventando tutt'uno con Abelli e sua moglie: amici, compagni di vacanze, titolari insieme di conti correnti all’estero...”.
E per loro “la Regione sa garantire sostanziosi stanziamenti. Era l’11 giugno 2009, lo scandalo era già scoppiato perché già in febbraio erano stati arrestati due collaboratori di Grossi, eppure la giunta regionale, su proposta di Formigoni e di concerto con l’assessore Ponzoni, stanzia 44 milioni aggiuntivi per le sue bonifiche. Al di là degli eventuali sviluppi penali, possibile che nessuno in Regione voglia spiegare il Sistema, possibile che nessuno abbia qualcosa da dire?”.
Il lato oscuro delle bonifiche. Al termine dei lavori della Commissione di inchiesta, il Pd in Regione ha sollevato pesanti interrogativi sulla partita delle bonifiche in Lombardia. «La Regione ha favorito Grossi e continua a favorirlo sempre di più». Così dicevamo. «Malgrado le inchieste». Arturo Squassina ricorda che la regione ha dato responsabilità ad altri, senza voler affrontare il problema dal punto di vista politico e amministrativo. Carlo Porcari ha rincarato: nella prossima legislatura questo lavoro di indagine andrà avanti, perché il 'caso’ non è chiuso.
Ho provato a mettermi nei loro panni. Faccio il presidente della Giunta. Si scopre che una persona – per altro legata al mio movimento religioso – è al centro di una inchiesta molto vasta. Si tratta di un operatore che sta effettuando tutte le principali bonifiche di aree dismesse per conto dello Stato, della Regione e degli enti locali. La moglie di uno dei miei migliori amici, per anni mio 'secondo' in Regione, patteggia, riconoscendosi quindi colpevole, e restituisce allo Stato quasi un milione e mezzo di euro. Due assessori a me molto vicini sono in società con la moglie del mio amico e exassessore. Bene. Posso non dire nulla? Mi sarei dovuto tutelare, come figura pubblica, come rappresentante dell’ente, come presidente della Regione. Autotutela, quindi? No, autoassoluzione.
E pensare che il protagonismo della Regione enfatizzato ogni volta che si può e negato ogni volta che le cose vanno male, malissimo, come in questo caso. Non c’è stata alcuna condanna, ma nemmeno alcuna preoccupazione, da parte di chi attualmente governa la Lombardia. Grossi probabilmente era un imprenditore islandese o, forse, marziano, perché nessuno sembra conoscerlo ora. La Regione non c’entra. E invece ha fatto da player, come riconosciuto nel corso delle audizioni della commissione d’inchiesta.
Totale impossibilità di rendere tracciabili le decisioni, procedure che variano da provincia a provincia, costi a carico dei contribuenti fuori controllo. Siti di interesse nazionale (disinteresse?), dice la relazione di maggioranza: e il federalismo delle responsabilità dov’è finito? L'unica amministrazione che non è mai cambiata, fin dal paleolitico, è quella di Formigoni. Nel frattempo, si sono avvicendate maggioranze diverse al governo, nelle province e nei comuni. Eppure non sentono alcuna responsabilità, i nostri: controlli che non funzionano, conflitti d’interessi più o meno visibili, oligopoli (per non dire, monopoli), ritardi clamorosi, sanzioni europee. L’assessore non partecipa ai lavori della commissione d’inchiesta, viene per scusarsi, l’ultimo giorno, per non aver potuto partecipare, e in aula, quattro giorni dopo, nemmeno si presenta. Formigoni stava inaugurando qualcosa e non c’era nemmeno lui. Eppure Santa Giulia era un’operazione straordinaria, no?
Eppure in commissione ambiente assessori e dirigenti regionali sono venuti più volte a spiegarci la bontà dell’intervento sull’area Sisas di Pioltello, tanto da arrivare a immaginare di premiare un ritardatario con 12 milioni di euro aggiuntivi e la possibilità di costruire un centro commerciale: l’ennesimo, anche non su quell’area, ma in altro comune. À la carte: quella di credito. In più, fideiussioni che non vengono escusse e garanzie che non vengono date, lettere in cui "il bonificatore di tutte le bonifiche" dice: non so dove metterli, non ho siti. Forse poteta provare con un sito web. La Regione aiuta, non sospetta, attende l’esito del lavoro dei magistrati. Una Regione giustizialista, insomma, e fatalista. Come se tutta questa storia delle bonifiche fosse una storia normale. Forse è questo il modello lombardo, di CL e di Formigoni. Forse è questo che ci meritiamo. Indulgenza plenaria? A questo punto, decideranno i giudici, da una parte, e i cittadini, dall'altra.
(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)
Puntate precedenti:
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù
27 febbraio 2010
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