Beh, forse "canzone" del giorno potrebbe sembrare eccessivo, forse meglio sarebbe dire "video" del giorno. La storia di questo pezzo, This Too Shall Pass del gruppo statunitense Ok Go è molto interessante e si presta ad alcune considerazioni su come vanno le cose di musica in questo frangente di nuovo millennio. Ok, la storia è questa.
Gli Ok Go hanno avuto un solo brano entrato nella mitica Billboard Hot 100, Here It Goes Again dovuto sopratutto al successo del video associato (il celeberrimo balletto sul tapis-roulant) che è stato a lungo tra i video più visti al mondo dell'intero catalogo di YouTube: dal 31 luglio 2006 sino a Marzo 2010 è stato visto più di 50 milioni di volte.
Il successo del video procurò agli Ok Go 1 Grammy Award e folli enormi ai loro concerti, oltre 700 sparsi sui 5 continenti. E per la EMI, la loro casa discografica, un discreto profitto, oltre ad una significativa pubblicità praticamente gratis. Tant'è che nello stesso anno, la EMI pensò di sfruttare commercialmente le visualizzazioni su YouTube stringendo un accordo che le garantivano il 50% degli introiti pubblicitari incassati da Google, ma solo se le visualizzazioni avvenivano direttamente dal sito di YouTube.
Da ciò l'invadenza ormai totale del videoclip associato ad un brano, decuplicata rispetto agli anni '80 quando il fenomeno iniziò grazie a network quali MTV, cosa tra l'altro immortalata in brani quali Video Killed the Radio Stars dei Buggles. Tant'è che un singolo (che non esiste più fisicamente), da un po' di anni a questa parte, non è altro che un brano per cui viene approntato un videoclip.
E per il pezzo degli Ok Go di cui parliamo, ne vengono approntati addirittura due. Il primo eseguito dal vivo con una marching band, e rilasciato in contemporanea con l'uscita dell'album ed in attesa che venisse completato il secondo video. Che è quello cui gli Ok Go concentrano le aspettative di gloria, così come era successo con il pluricelebrato video di "Here It Goes Again" che li aveva fatti conoscere.
Questo secondo video effettivamente è molto sofisticato, basato interamente su un gigantesco domino (chiamato Rube Goldberg machine) la cui durata coincide con la durata del brano ed il cui "svolgimento" va all'unisono con il dipanarsi del brano. Uscito su YouTube lo scorso 2 marzo, in uno solo giorno totalizzò 900.000 visualizzazioni e 6 milioni nei primi 6 giorni, bissando il successo di "Here It Goes Again". Tale successo non si è però riflesso sulle vendite del loro album, mentre i loro concerti fanno il tutto esaurito.
Ma tra il primo ed il secondo video associato al brano succede qualcosa di altrettanto interessante. Il video è visibile esclusivamente sulla piattaforma di YouTube e non è "embeddable", cioè è disabilitata l'inclusione all'interno di blog e di altri siti. Perchè? Ovvio, la EMI viene remunerata con gli introiti pubblicitari solo se il video viene visualizzato direttamente su YouTube.
Gli Ok Go sono molto scontenti della cosa, tant'è che rompono con la casa discografica e si assicurano che il secondo video (la versione del mega-domino) sia liberamente "embeddabile" all'interno di blog e siti. E come abbiamo visto, le vendite dell'album non ne hanno tratto giovamento ma loro fanno i pienoni ai concerti.
Morale della favola? Diverse. Dal ruolo che ormai ha internet, ed in particolare Google, nell'economia dell'industria musicale al solito ritardo endemico che hanno le case discografiche a capire i modelli di business che si evolvono, ai proventi che ormai derivano più dalla pubblicità e dalle performance live che dalla vendita dei supporti tradizionali.
Il resto è vita...
14 aprile 2010
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2 commenti:
...video killed the radio star dei Buggles...
mautarga
Per la cronaca, il nome dell'etichetta fondata dagli stessi Ok Go per ripubblicare l'ultimo album in proprio è "Paracadute". Uno degli aspetti più ironici della vicenda è che, sebbene avessero venduto di più, i loro due album precedenti avevano raggiunto rispettivamento il n° 107 e 69 nella chart americana ufficiale, mentre il nuovo, con il suo "flop" di vendite, è arrivato al n° 39. Quindi c'è almeno un'altra morale della favola: la conferma che bastano sempre meno copie vendute per andare in alto nelle classifiche di vendita degli album, mentre è il mercato dei "singoli" oggi a dominare la scena...
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