Mentre il Piemonte, fin dall’inizio dell’ultima legislatura, promuoveva la sperimentazione dell'aborto medico con la RU486, il Presidente Formigoni proclamava che non avrebbe mai permesso di utilizzare la RU486 in Lombardia, stroncando sul nascere ogni richiesta da parte degli ospedali.
Le pagine chiare e le pagine scure – Ricorda Civati: Quando con Carlo Monguzzi e Pier Francesco Majorino abbiamo deciso di promuovere un presidio in piazza San Babila a Milano, convocandolo in poche ore, via web, Facebook e sms, sapevamo che Milano avrebbe risposto nel migliore dei modi e sapevamo di trovare la solidarietà di tanti colleghi e amici. Ed è stata una manifestazione della città e dei cittadini, senza bandiere e senza sigle. Mentre ventimila persone scendevano in piazza a Milano e da piazza San Babila raggiungevano la Prefettura, B si produceva in una sequela di volgarità e di messaggi eversivi.
Dopo aver parlato di «fornitura di cibo ed acqua» ha spiegato che Beppe Englaro vuole soltanto liberarsi di un fastidio («A me sembra che non ci sia altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità. Tutto qui»), si è improvvisato medico («I casi del tipo di Eluana sono casi che hanno una conclusione negativa solo al 50%»), ha affermato cose che non sa e non conosce («Mi dicono che ha un bell'aspetto»), si è prodotto in considerazioni al limite della perversione (a proposito del «ciclo mestruale» di Eluana), ha dichiarato e ha smentito, come sempre (attribuendo a Napolitano la parola eutanasia e poi dicendo che non era vero), e ha dichiarato cose inqualificabili sulla Costituzione, parlando di matrice sovietica della Carta (anche Andreotti, per dire, oggi si dice scandalizzato).
Il peggiore in ogni caso è sempre Formigoni: «Mi auguro che ci sia un ripensamento da parte di tutti coloro che stanno mandando a morte Eluana contro la sua volontà, perlomeno contro la sua volontà esplicita». Non importa quello che pensava Eluana, quello che dice il padre e quello che la magistratura ha stabilito. Nessuna regola, nemmeno quelle costituzionali, in questo Paese, vale più. Vale soltanto l'abiezione di coscienza, come dice qualcuno. E ha ragione.
Formigoni chieda sobriamente scusa è il titolo dell’articolo di Vittorio Angiolini, professore ordinario all’Università di Milano, avvocato di Beppino Englaro, pubblicato su L’Unità nel febbraio 2010: Poco più di un anno addietro. «Assassino» e «sentenza di morte»: con questi epiteti, ripetuti continuamente in ogni sede e con ogni mezzo, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, nonché il Ministro della salute, Maurizio Sacconi, e la Sottosegretaria Eugenia Roccella, insieme ad altri, bollavano rispettivamente Beppino Englaro, nella veste di tutore della figlia Eluana, e la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha accolto le sue ragioni. E tutti questi uomini di governo tennero a precisare di parlare in virtù della carica ricoperta. Dopo di che alle parole seguirono i fatti. Ed anziché essere rispettato nel vivere il suo dolore, Beppino Englaro fu costretto a districarsi tra decreti illegittimi, ricorsi improbabili alla Corte Costituzionale e, infine, a vedere gli ispettori ministeriali al capezzale della figlia.
È passato un anno. C’è stata un’indagine penale. La chiusura di questa indagine, disposta dal Tribunale su richiesta conforme della Procura di Udine, ha appurato che Eluana Englaro si è spenta naturalmente, a seguito di un’interruzione legittima dei trattamenti sanitari, escludendo “cause di morte di natura traumatica e tossica”. Mentre i medici e gli infermieri che hanno seguito Eluana sino alla fine hanno agito “con prudente e scrupoloso intento di massima trasparenza”. Dagli accertamenti tecnici compiuti risulta che l’interruzione dei trattamenti è stata costantemente monitorata dagli esperti della Procura, che hanno costantemente informato gli ispettori del Ministero di tutto in tempo reale, ivi compresa l’effettuazione delle prove per appurare che non vi fosse sofferenza per la donna. E del resto l’autopsia ha anche attestato che la situazione cerebrale di Eluana non poteva consentire neppure un minimo di coscienza o di recupero della stessa.
Oggi, finalmente liberato Beppino Englaro da ogni accusa, quegli uomini di governo che avevano urlato insulti e calunnie finalmente tacciono. Fin troppo, perché, sulla stampa ed in televisione, nessuno più ne parla o discute. Vorrei solo dire a tutti quegli uomini di governo che tacere non basta. Non basta perché non solo ora sappiamo che le vostre accuse erano senza consistenza ma sappiamo anche che, nel discorrere di violazioni delle indicazioni date dai giudici, nel sollevare dubbi sulla malattia, sulla presunta vitalità di Eluana e sulla sua presunta sofferenza, oppure nel contestare la buona fede del tutore e di medici ed infermieri, voi purtroppo sapevate di mentire: quando ad Udine furono interrotte le cure di Eluana Englaro, gli ispettori del Ministero e dunque il Governo, su quel che stava accadendo, erano perfettamente informati.
Ci dovremmo perciò aspettare qualche cosa di più del silenzio. Se gli uomini di governo italiani avessero anche solo un briciolo della spinta etica da essi rivendicata, ci dovremmo aspettare che, oltre alla voce, abbassino gli occhi, vergognosi, e chiedano sobriamente scusa. Speriamo
che accada.
(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)
Puntate precedenti:
D come Diritti negati
C come Comunione e Liberazione
B come Bonifiche (e Bonifici)
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù
03 marzo 2010
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