25 aprile 2010

Canzone del giorno/ Bella ciao

I soliti legaioli trucidi ed ignoranti stanno proponendo di sostituire come inno della Resistenza, Bella ciao con La canzone del Piave, simbolo della 1a Guerra Mondiale (forse si intuisce perchè il figlio del loro capo è stato bocciato 3 volte alla maturità). Vabbe', a loro beneficio, e a quello dei suoi elettori, dedichiamo questa scheda a questo brano che è un pezzo d'Italia nel mondo, tradotto in decine di lingue (cinese incluso) e noto a livello delle più famose canzoni napoletane o delle più celebri arie d'opere. Ed è, naturalmente, il nostro modo per ricordare la data di oggi. In musica, naturalmente.

Intanto, prima delle chiacchiere, eccovi un player con cui potete ascoltare le innumerevoli versioni del brano che siamo riusciti a reperire in rete.


In realtà, l'associazione di "Bella ciao" alla Resistenza è dovuto alla riscrittura del testo di una vecchia canzone popolare ad opera di un anonimo medico partigiano. Dopodichè iniziò ad essere cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano durante la seconda guerra mondiale. La musica invece è molto più antica e viene fatta risalire ad un canto delle mondine padane, se non addirittura da una ballata francese del Cinquecento.

La sua popolarità mondiale iniziò a metà del Novecento, cantata dai delegati italiani dei movimenti progressisti giovanili che si riunivano in diverse città europee, e quindi tradotta in tutte le lingue del mondo dagli altri delegati stranieri.

Ma l'esplosione del brano avvenne negli Anni '60, addirittura anticipando le manifestazioni operaie-studentesche del Sessantotto. Tant'è che la prima (ed unica) versione ad entrare nelle classifiche italiane è dovuta al cantautore ed attore italo-francese Yves Montand che la interpretò nel 1964. Più o meno contemporaneamente, il Nuovo Canzoniere Italiano dedicò un intero album al brano, LE CANZONI DI BELLA CIAO, in cui trovò posto anche la versione mondine dovuta alla cantastorie Giovanna Daffini (l'abbiamo trovata in questa versione di Giovanna Marini, primo di un trittico di canti celebri della ressitenza).

Da allora non si contano le incisioni di questo brano nei vari decenni: da Milva ad Anna Identici, dal Duo di Piadena a La Banda Bassotti & The Gang, da Giorgio Gaber ai Modena City Ramblers che ne hanno lasciate diverse versioni (una insieme a Goran Bregovic). Ancora: I Gufi, Thomas Fersen, Pippo Pollina, Giovanna Marini & Francesco De Gregori, la versione ska dei Talco, Chumbawamba, Ska-P, Yo Yo Mundi, Boikot e tanti, tanti altri.

Insomma, il player incluso in questo post ve ne dà un ampio saggio (non perdetevi la versione ska giapponese o quella di Woody Allen). Solo a degli imbecilli accecati (o meglio, assordati) dall'odio ideologico può venire in mente di sostituire questo miracoloso motivo con una marcetta quale "La canzone del Piave" composta dall'autore di Profumi e balocchi.

E sinanche una a cappella, stonatissima e patetica, ma che è divenuto un pezzo straordinario di televisione, dovuta a Michele Santoro nella puntata di Sciuscià immediatamente successiva all'Editto Bulgaro con cui tu-sai-chi aveva lo aveva bandito dalla Rai, insieme ad Enzo Biagi e Daniele Luzzatti. Era il 2002. Ora siamo nel 2010. Altri editti incombono: addirittura contro gli eredi di quelli che all'epoca massacravano i partigiani. Per dire.
Vabbe', godiamoci il Tamarro remix.

UPDATE: dopo aver visto il bel post su DoktorFaust, mi sono accorto di non aver sottolineato che tra le varie interpretazioni incluse nel player c'è anche quella del coro dell'Armata Rossa, così, giusto per ricordare ai cugini dei trota e dei cirielli chi è che ha sconfitto il nazifascismo, ed il tributo di vite umane che ciò è costato: 20 milioni contro 400.000. Per dire.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere scoprire che un blog che ho guardato ogni tanto per le classifiche dedichi un post a Bella ciao proprio oggi; penso che vi/ti seguirò più spesso; ascolto molta musica, soprattutto americana, e penso che oltre al piacere dell'ascolto che a volte dipende da fattori anche misteriosi, sia importante anche parlare di quello che sta attorno alla musica e quindi anche di politica.
ciao
enrico

Anonimo ha detto...

Ma chi glielo dice a Renzo Bossi che "La Leggenda del Piave" è opera del salernitano Giovanni Gaeta (in arte E. A. Mario) e che il generale della vittoria è il napoletanissimo Armando Diaz...nel caso della trota è proprio il caso di scomodare Petrolini ..."io non ce l'ho con lui, ma con quello che gli sta vicino e non lo butta de sotto...."

Stefano ha detto...

Ho sempre avuto un rapporto contrastato con questa canzone: se da una parte mi piace, sin da quando me la facevano cantare in colonia, dall'altra mi fa semplicemente orrore perchè mi ricorda l'odio umano al quale io non posso che dire NO, sempre e comunque NO.
Mi ricordo che la canticchiavo ai miei figli piccoli quando li facevo addormentare tenendoli in braccio e girando attorno al tavolo del soggiorno...
Adesso li vedo grandi che girano con la kefiah al collo...

Anonimo ha detto...

Comunisti, specie protetta perchè in via di estinzione.....

chartitalia ha detto...

@anonimo delle 22.05:
già, mentre la madre dei coglioni è sempre in cinta

Roby ha detto...

Certo, vista dalla parte "buona" di chi ha fatto la resistenza, è una canzone piena di sentimenti e di patriottismo. Peccato che la resistenza non sia stata fatta solo da persone buone, ma anche da sadici più fascisti dei fascisti che intendevano combattere. Comunque è legata ad un triste periodo della nostra storia, ad una guerra civile, senza vincitori nè vinti, ed a quel periodo, e basta, deve continuare ad essere legata.

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