Da due paesi sulle sponde opposte dell'Atlantico, Canada e Inghilterra, ci pervengono due notizie ascrivibili alle ormai quotidiani aberrazioni perpetrate dalla "difesa" del diritto d'autore, che si sta trasformando nell'attacco più scandaloso mai avvenuto alla conoscenza, oltre che alla logica elementare.
La prima vicenda ha come protagonista il Parlamento canadese che ha approvato in prima lettura un curioso emendamento sulla locale legge sul diritto d'autore. Tale emendamento stabilisce che anche la banale indicizzazione di materiale protetto da diritto d'autore costituisca violazione della proprietà intellettuale.
Beh, potete ben immaginare le conseguenza di una adozione generalizzata di un simile emendamento: qualsiasi motore di ricerca, tipo Google, Yahoo, Virgilio, Arianna, MSN Search, e simili, sarebbe illegale. E considerando che i motori di ricerca sono il principale strumento di navigazione in internet, internet stessa risulterebbe pesantamente menomata. Insomma, la prima notizia è un pesante attacco all'esistenza stessa di internet da parte dei latifondisti del copyright.
La seconda vicenda ha come protagonisti i discografici e la vittima apparente sarebbe la BBC, accusata dal manager di un'etichetta (la Naxos, specializzata in musica classica) per aver distribuito tramite il proprio sito le versioni MP3 delle 9 sinfonie di Beethoven. Cosa ha fatto la BBC di così orribile? Assolutamente niente, anzi non ha fatto altro che adempiere alla sua missione e ragion d'essere che è quella di diffondere cultura.
La BBC ha distribuito opere dell'ingegno (le sinfonie di Beethoven) i cui diritti d'autore sono scaduti diverse centinaia di anni orsono. E gli altri diritti connessi (diritti di interpretazione per gli esecutori) erano posseduti dalla stessa BBC in quanto gli interpreti sono stati retruibuiti per la loro performance. Non essendo tali sinfonie incise su alcun disco, anche i diritti connessi alla registrazione del fonogramma sono posseduti dalla BBC. Insomma, la BBC non ha fatto alcunchè di illegale e si è limitata ad esercitare un suo diritto: mettere a disposizione del pubblico un'opera su cui possiede interamente i diritti.
Ma neanche ciò è bastato ad evitare le ire del suddetto discografico che si è scagliato in un violento attacco alla BBC: "La BBC non valuta il vero valore della musica classica. Il messaggio trasmesso al pubblico è che scaricare gratuitamente le canzoni da Internet è una cosa del tutto lecita e normale".
E con ciò si scopre finalmente qual è il vero scopo di queste metastasi della società che corrispondono ai discografici: criminalizzare il concetto stesso di condivisione della cultura, prescindendo da ciò che si scarica, dal fatto se questo sia "protetto" o meno da "diritti". E che tutta la retorica dei "diritti" è solo una messinscena infame per poter incriminare ed evitare lo "scaricare gratuitamente le canzoni da Internet". Perchè è questo il "crimine" più infame di cui un consumatore possa macchiarsi: non pagare il pizzo che da decenni l'industria culturale ci impone con pratiche anticompetitive.
Mettete insieme le due vicende ed avrete un'idea della mefitica minaccia che ormai il diritto d'autore (e connesso) è divenuto per l'intera società: affossamento dell'invenzione più portentosa di questi ultimi decenni (Internet) ed incriminazione per gli utenti che beneficiano delle possibilità offerte da questa prodigiosa tecnologia.
15 luglio 2005
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