09 ottobre 2006

Facce da cul...tura

Sapevamo che avremmo dovuto avere molta pazienza e tollerenza con questo governo, nella convinzione che ad esso non vi siano alternative possibili. Ma temo che la pulsione di questo governo a darsi le martellate sui cosìdetti sia irrefrenabile. Passino le liti da cortile pressochè quotidiane, passino le tasse alla "anche i ricchi (sic!) piangano", passino i massimalisti da sindacalismo proto-industriale, passino le nefandezza da ceppalonia. Ma l'articolo della finanziaria con cui si vuole peggiorare ulteriormente la legge sul diritto d'autore, rischia di trasformare Prodi dall'uomo del fattore C, all'uomo con la faccia da fattore C.

Dunque, un articolo (il 32) della legge finanziaria, o meglio, di un suo accessorio, il cosìdetto "collegato", introduce una modifica sostanziale alla normativa sul diritto d'autore, introducendo una ulteriore gabella a favore di SIAE ed editori. Questo è il testo completo dell'infame articolo:
"All'articolo 65 della legge 22 aprile 1941, n. 633, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:
I soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle categorie interessate.
Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche di cui al comma 2 dell'articolo 1 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29.
"

Ma cosa dice attualmente l'articolo che si vuole modificare? Eccolo:
"Gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportato."

In parole estremamente povere: non è più consentito diffondere estratti di articoli senza pagare una gabella agli editori (mica agli autori, che non prendono una lira in più visto che cedono interamente i diritti dei loro scritti alla testata su cui pubblicano). E ciò è vero anche quando la diffusione è a fini non di lucro, ed anche se viene effettuata una banale citazione di un semplice passaggio dell'articolo. Ed il solito approccio talebano fa sì che si riferisca a "qualsiasi mezzo", quindi anche se viene affisso in una bacheca, o venga citato in un blog.

Gli effetti di tale norma infame sono immediati e devastanti. Diventano proibite, se non dietro il pagamento di gabelle impredicibili, attività quali (a titolo di esempio):
- la raccolta di articoli sui massacri in Cecenia da parte di qualche organizzazione umanitaria;
- una comunità locale che voglia documentare, articoli di giornale alla mano, scempi ambientali o altri crimini;
- le citazioni di qualsiasi articolo di stampa all'interno delle discussioni nei blog;
- la condivisione di articoli scientifici su particolari aspetti del sapere, quali malattie rare o tematiche specialistiche.

Ciò che rende ancora più odioso il contenuto di tale articolo è la modalità con cui è stato introdotto: all'interno di un accessorio della legge finanziaria che ha già le sue difficoltà ad essere accettata, senza che vi sia alcuna necessità di urgenza per tale norma, e senza possibilità di discuterla, considerando che la finanziaria passerà con il solito mega-voto di fiducia.

Ma sopratutto l'articolo risulta vomitevole se si va a rileggere quanto contenuto nel tanto sbandierato programma dell'Unione, sottoscritto da tutti i partiti della coalizione. Cito dal paragrafo che hanno avuto la spudoratezza di intitolare "Il diritto a comunicare e a essere informati" (pag. 261 e seguenti):

"- Affermiamo il diritto a comunicare il proprio pensiero e i propri valori, il diritto a informare e ad essere informati, come diritti fondamentali ed opereremo perché essi trovino piena attuazione. Vogliamo che la comunicazione e l’informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile a tutti. Vogliamo che questo spazio sia mosso da una concorrenza guidata dalla forza delle idee, e per questo attueremo politiche di tutela dei cittadini e di sviluppo della tecnologia, per un vero welfare della comunicazione.

- Garantendo la libertà e l'autonomia giornalistica, sosterremo gli strumenti di comunicazione delle comunità, del volontariato, dell’associazionismo e del territorio, in una logica di libertà e pluralismo.

Per rendere libero lo spazio informativo dobbiamo garantire pluralità e libertà, ma anche:
- moltiplicazione delle possibilità di accesso dei cittadini;
- promozione delle nuove tecnologie per la partecipazione politica, sociale e culturale;
- promozione della produzione e diffusione di contenuti provenienti da soggetti indipendenti;
- elaborazione di nuove forme di tutela della proprietà intellettuale, specialmente nel digitale, conciliando i diritti di autori ed editori con l’interesse comune alla
massima diffusione della cultura e delle idee;
- riconoscimento del valore sociale dell’accesso aperto a contenuti, strumenti e canali informativi, in particolare nel campo della ricerca scientifica;
- valorizzazione e incentivazione delle licenze non commerciali, del software open source e degli standard aperti;
- attenzione per la conservazione, l’accessibilità e la disponibilità nel tempo del nostro patrimonio informativo."


Già, e per far questo iniziano con il sopprimere uno dei pochi aneliti di libertà che erano rimasti nella attuale, bieca, legge sul diritto d'autore che consentiva il libero utilizzo di opere dell'ingegno a scopi (non di lucro) di ricerca e di diffusione della conoscenza.

Ah, se ciò non bastasse, stanno anche approntando una legge (accogliendo l'ennesima, trucida, direttiva europea) che costringerà le biblioteche a versare il solito obolo agli editori per ogni libro dato in prestito, sempre in onore della libertà e di accesso alla cultura.

Delle belle facce da cultura

Ok, basta con i piagnistei. Se volete rendervi utili, qui sotto vi sono due link ad approfondimenti, da dove è possibile firmare due petizioni per bloccare le due nefandezze di cui sopra:
- petizione contro la gabella per la citazione di articoli
- petizione contro la gabella per i libri delle biblioteche

"Facce da cul..tura" Compilation

Barry Convex: FACCIA DA CULO
Francesco Guccini: CULODRITTO
Massimo Bubola: IL CULO DEL MONDO
Roberto Vecchioni: IL TUO CULO E IL TUO CUORE
Cesare Beccaria: CASCATELLA DI BUGIE
Edorado Bennato: SARA' FALSO SARA' VERO
Luciana Gonzales: LA VITA E' UN PARADISO DI BUGIE
Umberto Balsamo: BUGIARDI NOI
Mina: BUGIARDO E INCOSCIENTE

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vorrei gettare un po' di acqua sul fuoco.

Premesso che, more solito, il testo dell'art. 32 del DL 262/2006 (collegato alla finanziaria) è scritto con i piedi, mi sono permesso di commentare a caldo la malefatta del governo Prodi. Ne è nato un dialogo "pepato", molto stimolante, con Daniele Minotti e Carlo Gubitosa (che non condividono la mia lettura). Il primo è un bravo penalista di Genova, molto noto in rete; il secondo è segretario di PeaceLink (con quest'ultimo il dialogo si è svolto in privato, ma ho provato a riassumerne gli argomenti nel mio secondo contributo).

Onde evitare di occupare inutilmente spazio qui, mi limito a segnalare che i miei due contributi li trovate, al solito, su www.navarrini.it (con i relativi collegameni alle fonti esterne).

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