27 novembre 2006

Collezionismo Raro

In un post di qualche giorno fa a proposito dell'omaggio a Bruno Lauzi pubblicato dalla BMG, ci ha particolarmente irritato il pressapochismo con cui sono state "curate" tracklist e note del booklet.

Ciò è tanto più grave in quanto tale pressapochismo viene messo in atto dagli addetti ai lavori. E tra gli addetti ai lavori c'è sicuramente la rivista di collezionismo e cultura musicale Raro! Rivista che ha sicuramente tanti meriti ma anche tanti difetti, rispecchiando in qualche modo il mondo del collezionismo nostrano. I meriti risalgono sicuramente al fatto che è l'unica rivista che in Italia si occupa di tematiche a noi care e, nel tempo, ha pubblicato anche alcune discografie ben fatte: Mina, Patty Pravo, Loredana Bertè, Mia Martini, Raffaella Carrà, Dalida e poche altre.

In Italia purtroppo tale rivista è diventata l'unico punto di riferimento del mondo del collezionismo musicale per un motivo molto valido anche se piuttosto banale: non ha concorrenti. Ovviamente all’estero gli appassionati possono scegliere tra diversi competitor: RECORD COLLECTOR, MOJO, JUKEBOX MAGAZINE. Ed i monopoli, al solito, raramente conducono a qualcosa di buono. Ad esempio, la ripetitività delle discografie pubblicate.

Di queste discografie si occupa da decenni una lobby a parte che per facilità definiremmo la lobby dell’iconografia gay mentre di altre discografie (Beatles, Rolling Stones, Nomadi e altri gruppi storici del beat, pop, rock) ci pensa la lobby prog-rock (quella dei “duri”). Le due lobby si sopportano a malapena. Sono vicine di casa ma tendono a snobbarsi. Una, appena l’altra le gira le spalle, spettegola come una comare al mercato, l’altra si rifugia in ammiccamenti e sorrisetti di intesa. Una fa palestra, l’altra fa le faccende di casa. Ed in questo, riflette fedelmente il mondo del collezionismo italiano.

Entrambe le lobby si spartiscono il mercato italiano. Purtroppo. Grazie anche al pressappochismo dei discografici italiani che, pur di non lavorare (troppa fatica!), demandano il compito a questi espertoni. Che negli archivi, fanno quello che vogliono. Ed è così che abbiamo in circolazione una pletora di cd di Mina, e solo uno di artisti quali Rita Pavone, Edoardo Vianello, per non parlare di Gilda Giuliani o di Dori Ghezzi.

Articolo precedente della serie: Lauzi, la BMG e i sedicenti esperti

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Confermo, come avevo già accennato in un commento di qualche giorno fa, e sono felicissima che si cominci a parlare chiaro di queste cose. E' una vergogna. Chi sono questo stupidelli che lavorano negli uffici di produzione delle case discografiche? Chi viene messo a scegliere quello che si pubblica e in base a quale criterio artisti che hanno venduto tre dischi solo perché piacciono a qualche intellettuale radical vengono interamente ristampati, mentre di artisti di grande pregio che hanno venduto milioni di dischi in Italia e all'estero ci dobbiamo accontentare della solita compilation già ripubblicate con 36 copertine? Perché qualcuno di questi gretti individui ingnoranti che non conoscono la storia della musica italiana (e dovrebbero fare un altro lavoro) non ce lo viene a spiegare? Ripeto, e parlo solo della BMG, ci sono artisti di grande pregio che attendono anche solo una squallida compilation: Tony Del Monaco, Don Backy, Anna Melato, Roberta D'Angelo, Carmen Villani, Farida, Aida, Giovanna, e tanti altri per le altre grandi label. Io di Dori Ghezzi ho ricomprato i 33 giri alle fiere del disco.

Andrea ha detto...

Maria Luisa......ma gli artisti che tu citi hanno venduto milioni di dischi in Italia e all'estero?
La domanda sarebbe un altra: ma perchè gli artisti stessi non hanno cura delle proprie pubblicazioni? Perchè - tranne casi rarissimi - gli artisti stessi non "protestano" mai con le loro (vecchie e nuove) case discografiche per vedere pubblicate su cd - possibilmente con grafica identica all'originale - la loro intera discografia?
A me sembra invece che in Italia nella stragrande maggioranza dei casi, ci si limiti a incassare i diritti d'autore infischiandosene altamente del prodotto finale.
Mi ricordo una puntata di "Be Bop A Lula" condotto da Red Ronnie con ospite Gino Paoli: il conduttore gli mostrò dei suoi vecchi 45 giri e il buon Gino ne prese uno con le mani sul vinile come farebbe un bambino di 3 anni!
Io da collezionista, quando vedo certe cose rimango esterrefatto: è come se uno di mestiere fa il muratore e costruisce case bellissime per tutti, mentre la sua ha i muri che pendono da tutte le parti!

Anonimo ha detto...

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