07 giugno 2005

Associazione a delinguere

Associazione a delinguere! Questa è l'accusa voluta dai discografici (FIMI) contro i fan degli "artisti" da loro rappresentati. Cioè contro chi si scambia i brani del proprio artista preferito e che, chi più chi meno, compra i loro dischi o forse va ai loro concerti. Alla fin fine contro noi tutti che ancora non li abbiamo mandati a cagare all'unisono.

Ormai ascoltare musica via internet non è più questione di intrattenimento e di divertimento, ma è assimilato ad azioni di puro terrorismo. "Il plauso di FIMI al ministro dell'interno", così esultano i discografi dal loro sito, con la connivenza dei loro miserevoli artisti rappresentati.

Associazione a delinquere. Questa è l'accusa rivolta alle persone coinvolte nella "indagine più rilevante" mai condotta in Italia contro le violazioni delle leggi sul diritto d'autore", cui è stata data ampio risalto da tutti i maggiori mezzi di informazione. Eccone un "fior da fiore":

- La Repubblica: Peer to Peer, stop a Cucciolandia rete per scambio illegale file
- Corriere della Sera: Internet, chiusa rete P2P pirata: 55 indagati
- La Nazione: Rete pirata di film e musica, Decine di denunce in tutta Italia
- TGCOM: Cresce il fenomeno della pirateria
- Reuters: Scoperta rete P2P, sono 55 gli indagati
- Punto Informatico: P2P, scovati 55 condivisori in chat
- Studiocelentano.it: PolPostale contro file sharing, plauso di FIMI

E così via, sprecando peana alla meravigliosa efficienza delle nostre forze dell'ordine, squinzagliate a dare la caccia ai pericolosi criminali scaricatori di Pupo o Tiziano Ferro. Ma il titolo più delirante è dell'agenzia AdnKronos: Pirati digitali: sgominata la banda di Cucciolandia.

Beh, volete farvi un'idea di questi "pirati digitali"? Eccovi accontentati. Provate a dare uno sguardo al covo (clandestino) della pericolosissima banda di Cucciolandia, cui tutto il circo mediatico ha dedicato ieri titoloni a sensazione. Provate a leggere i messaggi scambiati dagli appartenenti a questa comunità: sedicenni ke skrivono con la kappa, ingenui messaggi di solidarietà reciproca. Insomma, Heidi sembra una "dark lady" al confronto.

A leggere tutta la vicenda, siamo in pieno teatro dell'assurdo, con "numeri che fanno girare la testa" (a detta dell'Ing. Cane?):
- 100.000 utenti individuati dalla Polizia Postale (in 1 solo giorno!)
- 15 milioni di opere "dei soli gestori dei server"
- 8.075 cd-rom sequestrati
- 616 dvd
- 535 altri tipi di supporti
- 35.000 euro all'ora di mancati introiti! (pari a 840 mila euro al giorno, pari a 307 milioni di euro all'anno!)
- controlli durati 1 anno e mezzo!
ed altri particolari eclatanti quali:
- una società privata hi-tech specializzata nel monitoraggio della rete, la Ikon Corp
- uno studio sistematico, dal punto di vista dell'illecito, sul funzionamento dei collegamenti P2p
- software per la decodifica e la ricostruzione dei dati intercettati
- software di analisi relazionale che ha evidenziato, anche graficamente, le dimensioni del fenomeno, e gli scambi e le relazioni tra i vari indagati.

Insomma, un raro ammasso di affermazioni confuse, contradditorie e senza capo nè coda, con un un solo scopo: terrorizzare e criminalizzare gli utenti delle reti P2P, indiscriminatamente.

Con il plauso dei discografici: quelli cui diamo i nostri soldi quando acquistiamo musica. Anzi, quelli cui diamo le risorse finanziare per farsi approvare simili leggi e per sostenere simili operazioni di polizia.

Pensiamoci la prossima volta che siamo colti dall'insano desiderio di acquistare un disco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Chart

Molti di noi hanno passato l'adolescenza a rincorrere con un miserabile "Geloso" a bobine la musica dei favolosi anni sessanta, che radio Rai, rigorosamente a onde medie, centellinava in apposite trasmissioni tipo "Bandiera Gialla" e "Per Voi Giovani". Nessuno a quel tempo si sentiva un ladro o un pirata, neanche quando, pochi anni più tardi, ci si scambiava i LP di Battisti o De Andre' e li si registrava su cassetta, stavolta con collegamento diretto e senza interferenze o rumori.
E' vero che la minore fedeltà metteva al riparo i detentori dei copyright da prodotti "uguali" all'originale, ma è anche vero che chi voleva ascoltare musica senza pagare odiosi balzelli all'industria della musica e/o allo stato, ai distributori e agli altri tanti, troppi intermediari che fanno lievitare i prezzi, ci riusciva allora come ora.

La criminalizzazione del ragazzino che scarica il singolo brano di un album, mentre sulle panchine di qualsiasi città (non solo d'Italia... prova ad andare a Parigi o Madrid o peggio San Pietroburgo) si continuano a vendere per pochi euro copie illegali di qualsiasi disco o film in catalogo, non serve altro che ad accrescere le fortune della pirateria organizzata e del business mafioso.
Chi copia un brano di un CD lo fa perché spesso non ha i soldi per comprare l'intero album [e diciamo la verità: anche se potesse, non lo comprerebbe perché la stragrande maggioranza degli album prodotti oggi contiene un solo brano che fa da traino e il resto è spazzatura]; se gli si impedisce di farlo, è molto inverosimile che entri da Ricordi o da Messaggerie Musicali, piuttosto si rivolgerà al banchetto del nordafricano, gestito da un crimine organizzato che ha le risorse economiche e tecniche sufficienti per aggirare qualsiasi divieto o persecuzione poliziesca.

I soldi che lo stato (con l'IVA e la sovrattassa per i supporti vergini) e l'industria (la stessa Sony, che è parte importante del business musicale, produce masterizzatori e lettori Mp3) avrebbero incassato con una masterizzazione casalinga, vanno così a finire nelle mani della malavita, che li reinveste in apparecchiature di masterizzazione sempre più sofisticate, se non in altre grandi imprese quali armi, droga eccetera.

Ogni analogia con il proibizionismo, che alimentò in America la più grande escalation della malavita organizzata, è puramente casuale.

Ciao

Orlando R

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