25 agosto 2005

Sinfonia agrodolce per i Verve

Come accennato nei commenti all'annata 1997, il caso del più famoso brano dei Verve, Bittersweet Symphony è piuttosto illuminante sulla natura e sulle miserie del "diritto d'autore". Questa è la storia.

Richard Ashcroft, cantante e leader dei Verve, uno dei gruppi britannici più interessanti dei '90, aveva la mania di acquistare oscuri dischi in vinile dalle bancarelle. Uno di questi era un album del 1966, intitolato The Rolling Stones Songbook, costituito di sole cover orchestrali di canzoni dei Rolling Stones, eseguite da un gruppo orchestrale che Andrew Oldham, giovane co-manager degli Stones, aveva assunto. Si noti bene che i Rolling Stones non c'entravano niente con tale album, se non che qualcuno (David Withaker, eccellente arrangiatore dell'epoca) si era presa la briga di riarrangiare ed incidere dei loro brani.

Ashcroft rimase colpito da una breve frase musicale inclusa nell'ultima traccia, The Last Time, primo single scritto da Jagger & Richard, duo che sarebbe poi divenuto il marchio di fabbrica dei pezzi degli Stones. Tant'è che decise di inserirne un sample in un pezzo del loro album del 1997, Urban Hymns, album destinato ad un successo internazionale eclatante. Il pezzo era naturalmente Bittersweet Symphony, caratterizzato da un ipnotico ed irressistibile riff di violini, destinato a divenire famosissimo e a far da sottofondo a decine di sigle e servizi televisivi (per rinfrescarvi la memoria, potete ascoltarne un frammento dal sito di amazon.com, se funziona il link). Il brano si trasforma nel più grande successo dei Verve, anzi l'unico al di fuori dell'Inghilterra, e sicuramente resterà nella memoria collettiva della gran parte degli adolescenti degli anni '90. Molto bene per Richard Ashcroft: chissà quanto gli frutterà in diritto d'autore; il pezzo è davvero eccellente e se l'è meritato. Ok, volete sapere quanto gli ha fruttato e gli frutterà in diritti d'autore? Zero. Nulla. Nothing. Nisba. Insomma il 100% di niente.

Perchè? Perchè il nostro ingenuo autore si era dimenticato di chiedere l'autorizzazione ad utilizzare quel fatidico sample di The Last Time ai "detentori dei diritti". O meglio, sembra che l'autorizzazione sia stata richiesta alla Decca, ma non alla ABCKO che è la detentrice dei diritti dei brani degli Stones antecedenti al 1969. A sua parziale discolpa c'è anche da dire che all'epoca il sampling dei brani non era strettamente disciplinato come lo è attualmente e quindi la buona fede di Ashcroft è del tutto scontata. Comunque, appena Bittersweet Symphony fu pubblicata su singolo, Allen Klein, proprietario della ABCKO, informò i Verve che non possedevano l'autorizzano da parte degli Stones all'utilizzo del loro brano. I Verve ed il loro manager si affrettarono a contattare Jagger e Richards per avere l'autorizzazione per quel misero sample. I nostri eroi non ne vollerso sapere di impelagarsi in grane con Klein, che era stato loro manager e a cui avevano ceduto il loro catalogo anni '60. L'ineffabile Klein si dimostrò disponbile a concedere l'autorizzazione, ad un modico prezzo: la cessione del 100% dei diritti di sfruttamento di Bittersweet Symphony. Ai Verve non restò altro che accettare, visto che il brano stava andando benissimo e che spingeva in alto le vendite del loro album. In altri termini, per aver inserito un sample insignifante di pochi secondi, Ashcroft fu costretto a cedere tutti i diritti di un brano che durava oltre 4 minuti e mezzo.

Ah, penserete: in fondo quel riff di violini iniziali è il vero punto di forza del brano e sarebbe giusto, anche se parzialmente, riconoscerne il contributo del sample. Certo, se non fosse che il famoso riff inziale non ha nulla a che vedere con il sample degli Stones ed è interamente scritto da Ashcroft. E se non fosse che il sample (insignificante) era stato preso da un arrangiamento in cui gli autori del brano non avevano fornito alcun contributo. E se non fosse che il dannato sample è del tutto irriconoscibile rispetto al brano originario degli Stones (per chi volesse provarci, questo è un link al solito frammento da Amazon).

Il brano ebbe un successo straordinario (fu inserito in uno spot della Nike, ed anche nel film Cruel Intentions, ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di Laclos, Relazioni pericolose) ma tutti i proventi andarano, e stanno continuando ad andare, all'ABCKO dell'ineffabile Klein, che ha fatto più soldi con questo brano che con qualsiasi altro brano di cui detiene i diritti. E parecchi soldi stanno andando anche ai due nonnetti del rock, Jagger & Richard. Che si ritrovarono senza colpo ferire il loro più grande successo degli anni '90. Ashcroft ebbe a dicharare ironicamente che Bittersweet Symphony era il più bel pezzo scritto da Jagger & Richard negli ultimi vent'anni. Certo, è una questione di stile. Lo stesso anno, i due nonnetti furono al centro di un caso analogo, a parti invertite: il loro brano trainante dell'album "Bridges to Babylon", Anybody Seen My Baby, fu riconosciuto clonato da un pezzo della cantautrice country K.D. Lang, Constant Craving. La coppia se la cavò inserendo semplicemente gli autori del brano "originario" nei credits del brano, senza sborsare alcun centesimo di royalties. E non risulta neanche che nè Andrew Oldham nè David Withaker (interprete ed arrangiatore del brano da cui Ashcroft trasse il sample incriminato) abbiano ricevuto un centesimo. Il mondo del diritto d'autore è davvero strano.

Ah, a riprova di quanto è strano il mondo del diritto d'autore, il mitico Allen Klein della ABCKO ci ha riprovato qualche anno dopo. Ha trascinato in tribunale gli autori di altri due pezzi accusati di aver semplicemente citato alcune parole da due brani degli Stones. Uno è Waiting For That Day di George Michael (accusato di aver cantato "you can't always get what you want", che era il titolo di un famoso pezzo degli Stones) e l'altro è What I'll Do di Janet Jackson (accusato di aver citato "hey hey , that's what I say", un verso della canzone-icona degli Stones: Satisfaction).
...Azz, che sagoma.

(oops, speriamo che Federico Salvatore non mi trascini in tribunale per aver utilizzato Azz, titolo di un suo brano).

Articolo precedente della serie: Il diritto d'autore espropriato all'autore

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