Tutti meritiamo una seconda chance. Così devono aver pensato i creatori di Second Life, un vero e proprio universo parallelo che, cominciato per gioco, ora conta quasi due milioni e mezzo di iscritti. Queste sono le istruzioni: dal sito http://www.secondlife.com/, si scarica un programmino, lo si installa sul pc, si crea un account, si fa il log in e si viene risucchiati da una realtà virtuale sterminata. La prima cosa da fare è crearsi un avatar, cioè un aspetto fisico con il quale aggirarsi in Second Life.
Fin qua nulla di strano. Andando avanti ti accorgi che puoi fare di tutto: sposarti,mangiare, spendere e guadagnare. La valuta corrente è il Linden (da Linden Lab ossia la società americana che ha creato il tutto) il cui valore oscilla come fosse una reale valuta e vale circa 70 centesimi di euro.
Ma come fare a “campare”? Bisogna mettere mano al portafoglio (reale) , tirare fuori la carta di credito (reale) e cambiare gli euro in Linden (virtuali). Servono poi una casa, un mezzo di locomozione, vestiti, arredamento, un lavoro. Chiunque si inventi qualcosa per la quale gli abitanti di Second Life siano disposti a pagare, fa i soldi sul serio perché gli oggetti creati hanno un copyright e possono essere venduti (ma anche scambiati). La cosa assurda (almeno per me) è che stilisti e grandi marchi internazionali fanno pubblicità sul serio nell’universo parallelo di Second Life e quindi se vuoi comprarti un cd, ad esempio, un link ti dirige ai siti ufficiali o su Amazon. Esistono magazines che sono compendi di articoli di riviste reali, che pagano per essere inserite in Metaversemessanger (il tabloid più diffuso in Second Life). Dietro a queste pubblicazioni “inesistenti” c’è la Bild tedesca ed altri colossi come la Reuters, che alterna notizie reali ad altre inventate all’uopo. Pensate che giro immenso di soldi per qualcosa che in realtà non c’è, non esiste, se non nel computer.
Fa un po’ paura pensarci. Se fossimo in un film di fantascienza o di fantapolitica si potrebbe immaginare un colpo di stato su scala mondiale dove, da que preciso momento, vigeranno regole e leggi di Second Life. Esiste anche una comunità italiana (http://www.secondlifeitalia.com/) .
Chissà da che parte stanno politicamente, quegli utenti. Lo dico perchè è meglio prepararsi ad ogni eventualità.. non si sa mai…!
cverdier.blogspot.com
11 gennaio 2007
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6 commenti:
Quando la benemerita Cassazione scagiona gli imputati di Ustica, perchè il fatto non sussiste; mi viene da pensare che forse è davvero meglio un mondo che non esiste. Come questo quà. Siamo condannati all'isolamento e all'anonimato, però sempre rincorsi da tasse e vari oboli da versare. Come ha dichiarato uno dei parenti delle vittime, c'è da aver paura a vivere in Italia. Sarà per questo che se ne vanno tutti a lindenland.
mah...a me questa casa del mondo virtuale mi sembra una gran cavolata e secondo me se ci rifugiamo in un mondo virtuale (riferendomi al commento qui sopra) è anche peggio.
Michele C.
Ragazzi, ma guardate che ci siamo già in un mondo virtuale! Il solo fatto che scriviamo qui sopra e che non ci conosciamo personalmente, cosa significa? Tutti i giorni viviamo in un mondo a sè stante, appena ci colleghiamo in internet. Hit Parade Italia, col suo blog, è anch'esso in fondo un universo nell'universo.
Esempio: a scrivere sono chartitalia e Christian. Di Christian si conosce il viso (molto molto bellino!) ma di chartitalia?? Più virtuale di così!non conosciamo neanche il nome.
Chartitalia, non è una critica, Per carità! Stavo solo facendo un esempio. Anzi, ti mando un bacino !! :-)
X Pina:io dicevo che mi sembrava una cavolata 'sto "Second Life".
Michele C.
Cara Pina,
perchè dici che sono virtuale io, e non lo è la vicina di pianerottolo? Mi verrebbe da risponderti con il titolo di un pezzo di Frank Zappa ma sarà per un'altra volta...
Guarda che con tantissimi amici dello staff di HPI ci siamo conosciuti in rete ma continuiamo a vederci regolarmente a distanza di anni, cosa che non mi succede con la vicina di pianerottolo...
Appoggio in pieno e sottoscrivo il post di Chartitalia....conosciuto in rete circa otto anni fa ma a me molto più famiglio del signore del quarto piano del quale so a mala pena che si chiama Alberto....vicende liete e tremende della mia vita le ho condivise con lui e con altri corresponsabili della creazione di HPI, ancorchè spesso per email, piuttosto che con altri individui a me fisicamente molto più contigui. Sia detto ciò a gratitudine (per quanto mi riguarda infinita) di internet e di tutte le risorse che ha evidenziato, senza le quali la mia vita sarebbe stata notevolmente diversa, e diversa in peggio, senza dubbio.
Maurizio
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