Premesso che chi vota a destra di questi tempi mi fa schifo, parliamo del monumento che Firmigoni ha voluto regalarsi per la sua imperitura gloria, pagato ovviamente con i nostri soldi di lombardi: la nuova sede della Regione Lombardia, un mostro costato 400 milioni di euro, ovviamente senza consultare i cittadini, se non per la scelta del nome.
La piramide di Formigoni. Formigoni dà una nuova casa alla Regione ma non ai lombardi che ne hanno bisogno. Era necessaria la nuova sede regionale? Era necessario spendere 400 milioni per dare un altro spazio ai dipendenti regionali? Era indispensabile costruire questo gigante edilizio in una zona già congestionata e che avrà un bilancio ambientale che non è ancora stato calcolato e che nonostante i pannelli solari avrà sicuramente un saldo negativo?
Secondo noi, la risposta è semplice: no. Soprattutto in un periodo di crisi, dell’economia, dei giovani, sempre più precari e sempre più senza casa. Con gli stessi soldi la Regione avrebbe potuto mettere sul mercato milanese 2000 appartamenti a edilizia convenzionata. Se si fosse fatto un referendum cosa avrebbero detto i milanesi? Roby dacci la casa, non la nuova sede.
Alla fine del 2003 la Regione risultava proprietaria a Milano e provincia di circa 60mila metri quadri (Pirellone, autorimessa e spazio regione Monza). L’incidente del Pirellone (2002) impose alla Regione di trovare ampi spazi per proseguire la propria attività. Per queste finalità prese in affitto il complesso sito tra via Taramelli, via Pola, via Rossellini (Tpr) dall’Enpam (Ente previdenziale Medici). Nel 2005 comprò questo complesso dallo stesso Ente per 180 milioni. Alla fine del 2006 i dipendenti che erano rientrati al Pirellone erano 822 (mentre prima erano circa 1200), nel complesso Tpr ne risultano sistemati 1216, mentre in locali in affitto vi sono circa altri 1500 dipendenti della Regione o di altri Enti Regionali (Iref, Ilspa, ecc.). Ma quanti sono gli attuali dipendenti regionali o da aziende ed enti regionali con sede nell’area metropolitana? Circa 4800 se si considerano anche i circa 700 che operano fuori Milano.
Bisogna anche considerare che Lombardia Informatica avrebbe una sede di sua proprietà di cui non si conosce l’ampiezza. Detto questo, dopo aver sistemato nella Nuova Sede i dipendenti regionali e avere occupato il complesso Tpr con i dipendenti degli enti collegati, di circa 40mila metri quadri di uffici non si saprebbe che fare. Se, infatti, nel 2003 i mq di proprietà regionale erano solo 60mila mq, contando il complesso Tpr si sale a 150mila mq e se si considera la superficie della Nuova Sede si avrebbe uno spazio corrispondente a circa 230mila mq.
Se questi sono i dati vuol dire che senza la nuova Sede la Regione poteva allocare tutti i suoi 4800 dipendenti con uno spazio medio di 30 mq, quando normalmente si prevede per uno spazio per Uffici amministrativi circa 20 mq pro capite. Senza contare i 40mila metri quadri che si libereranno nel 2011, la superficie per dipendente negli spazi del Pirellone del complesso TPR e della Nuova sede sarebbe di circa 50 mq. Uno sproposito.
Una delle scuse con cui Formigoni ha giustificato la nuova sede è il risparmio sul costo degli affitti sostenuto annualmente dalla Regione. Ma neanche questo argomento regge. L’attuale spesa è di 13 milioni e la forte riduzione è avvenuta appunto con l’acquisto della sede di via Taramelli. Se si esamina il capitolo di spesa degli affitti passivi per locali utilizzati dalla Giunta, emerge che nel 2010 la riduzione sarà di 5 milioni (da 13 a 8), mentre se si osserva l’andamento della spesa dal 2005 ad oggi si vede che la riduzione è già avvenuta nel 2005 (da 30 milioni del 2005 ai 14 attuali). Come fa Formigoni a dire che Regione Lombardia risparmierà 25 milioni di euro l’anno?
Una questione da approfondire a proposito delle locazioni sono poi le relazioni tra Regioni e società regionali collegate. Se per i vari servizi i finanziamenti della Regione sono basati su precise convenzioni che come riferimento per la retribuzione dei servizi hanno il mercato, perché i costi delle Sedi di queste Società sembrano essere a carico della Regione adesso e nel futuro?
L’attivismo di acquisizione immobiliare della Regione nell’ultima legislatura ha avuto veramente un balzo in avanti: acquisto complesso TPR (Taramelli-Pola- Rossellini) per 180 milioni di euro; acquisto sede di rappresentanza a Bruxelles per 4 milioni; restauro del 31esimo piano del Pirellone dopo l’incidente per 5 milioni; nuova Sede per 400 milioni.
Per queste acquisizioni sono stati impegnati e spesi soldi senza nessun ammortamento finanziario, attingendo alla spesa in conto capitale per investimenti. Al di là delle considerazioni gestionali e cioè se la spesa fosse necessaria (e se fosse necessaria una Piramide per il faraone Formigoni), la considerazione principale è che è stata data priorità a questo tipo di spesa in conto capitale che non aveva la priorità rispetto ad altre urgenze sociali ed economiche.
Chiedersi il perché è lecito: perché si vuole avere questo surplus di spazi (forse per dare a titolo gratuito o a condizioni favorevoli locazioni a società private?); perché tutto questo è stato fatto con estrema celerità (24 ore al giorno con un impiego di 4000 operai: forse l’accelerazione è costata di più?), perché non vi è alcuna trasparenza circa i costi effettivi sostenuti? Ogni tipo di spesa per le costruzioni e i restauri immobiliari della Regione avviene mediante Infrastrutture Lombarde e non si può sapere quanto viene speso e per cosa perché è una Spa sottratta al controllo del Consiglio regionale. Qualcuno dovrà renderne conto, prima o poi.
La casa prigioniera. Non ci vengano poi a dire che i cittadini non si sentono vicini alla politica. Gli abitanti delle case adiacenti alla Nuova Sede alla politica regionale si sentono vicinissimi. La “casa verde”, l’edificio di via Bellani è stato letteralmente imprigionato nel nuovo complesso edilizio. Formigoni avrebbe fatto meglio a preferire una sede più modesta, edificata su un’area da
recuperare e non su un’area verde, perché la Regione – a proposito di consumo di suolo – deve dare il buon esempio (non quello cattivo). Si poteva fare meglio, con un’architettura di qualità, senza cancellare un’area verde preziosa (il Bosco di Gioia) in una zona densamente (ma forse sarebbe meglio dire totalmente) urbanizzata.
Desiderio di ogni cittadino che acquista una casa con vista su un parco è di vedere sostituito questo parco da un palazzo che lo avvolga e gli copra interamente la visuale. A pochi metri dal palazzo, sulla parte bassa della nuova sede, c’è pure un eliporto e chissà se Formigoni ne ha valutato la pericolosità e l’impatto: dal balcone, in ogni caso, i residenti potranno volare via.
31esimo piano del Pirellone, lo spreco nello spreco. Ce l’avevano presentato come un belvedere “aperto al pubblico” l'acquario sul tetto (che scotta?), cioè il rifacimento del 31esimo piano del Pirellone, rimesso a nuovo per la modica cifra, ci avevano inizialmente detto, di 2,7 milioni di euro. “Il presidente lombardo e la sua giunta – scriveva il Corriere - potranno muoversi dentro il guscio di vetro; i visitatori tutto intorno". I costi vanno a coprire soprattutto il rifacimento della parte centrale, dove verrà allocato il lounge (ma anche spazio colazioni: ci si chiede come Formigoni abbia potuto farne finora a meno) del presidente della giunta regionale, che potrà raggiungerlo con l'ascensore, la cui corsa sarà all'uopo allungata di mezzo piano. Nella bolla (speculativa?) ci sarà la giunta, al di là del vetro i visitatori, in uno schema che richiama l'acquario. E' la prima volta che i visitatori potranno osservare indisturbati i costi della politica
regionale...
P.S.: Infrastrutture Lombarde, che per Regione Lombardia cura l'intervento, sostiene che in un anno si recupereranno i soldi investiti con gli introiti conseguenti all'affitto del 31esimo piano. Ammesso che il belvedere sia affittato tutti i 365 giorni dell'anno (ma il 2008 è bisestile, ne sanno una più del diavolo), per recuperare l'investimento dovrebbe costare quasi 7500 euro al giorno. Alla portata di tutti.
Ma poi abbiamo scoperto che la ristrutturazione è costata di più, molto di più. Per i lavori di ristrutturazione l’incontrollabile Infrastrutture Lombarde ha sborsato 5,2 milioni di euro, rispetto a quanto preventivato e pagato effettivamente dalla Regione stessa a Infrastrutture Lombarde, cioè 3,6 milioni di euro. Abbiamo chiesto a Formigoni dove sia finita la differenza pari a circa 1,5 milioni di euro tra quanto da noi verificato e il valore totale dell'opera citato nell'annual report di Infrastrutture Lombarde perché i conti sembrano proprio non tornare. Qualcuno spieghi ai lombardi perché. Con i 5,2 milioni utilizzati per la faraonica ristrutturazione dei 900 mq del 31esimo piano del Pirellone si sarebbero potuti realizzare 25 appartamenti per giovani coppie. Tra l'altro la "nuvola" realizzata all'interno, un’area di 50 metri quadri, è ben visibile da Piazza
Duca D'Aosta e compromette l'estetica del palazzo.
La casa? In Lombardia un miraggio per molti. Mentre Formigoni si fa lo spazio lounge e dà una sfarzosa sede alla Regione, secondo un importante studio del Cresme, condotto per conto della Provincia di Milano qualche tempo fa, il fabbisogno abitativo al 2015 nella sola provincia di Milano, in cui comunque risiede più di un terzo della popolazione lombarda, è stimato tra un minimo di 100 mila a un massimo di 140 mila abitazioni. A fronte di questo dato, drammatico, spicca la pressoché totale assenza di politiche degne di questo nome delle istituzioni.
Del comune di Milano, che riesce a soddisfare poco più di un migliaio di domande l’anno per quel che riguarda l’edilizia pubblica. Spicca soprattutto l’insufficienza di Regione Lombardia, che in questi anni ha fatto più di un passo indietro. E così giovani che vogliono intraprendere un percorso di vita autonomo dai genitori, studenti costretti a sborsare fino a 500 euro per una misera stanzetta, le giovani coppie, il ceto medio colpito dalla crisi, continuano a stare a bocca asciutta, con un disperato bisogno di casa.
E pensare che con politiche mirate solo a Milano potrebbero essere convertiti a edilizia residenziale per chi ha bisogno, e sono in tanti, l’equivalente di circa 30 grattacieli Pirelli. Un patrimonio formidabile che potrebbe dare un consistente aiuto a chi oggi fatica a trovare un’abitazione dignitosa a prezzi accessibili. Il provvedimento principale della Regione Lombardia nell’ambito delle politiche per la casa è il Piano regionale di edilizia residenziale pubblica (PRERP), al quale, ricorda Franco Mirabelli (Pd), nel 2007/2009 Formigoni ha destinato una quantità di risorse finanziarie (645 milioni di euro, rispetto al miliardo e mezzo stanziato nel triennio precedente) non solo inferiore rispetto al precedente biennio, ma sicuramente insufficiente, per non dire risibile, rispetto alla domanda di case. Ancora, sempre per quel che riguarda l’edilizia pubblica, le iniziative legislative della Regione hanno prodotto consistenti aumenti degli affitti, ancora più inaccettabili se si pensa alle condizioni della maggior parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
Anche per quanto riguarda il Fondo Sostegno Affitti (FSA), che serve ad aiutare le famiglie che non riescono a pagare l’affitto nel mercato privato, non si è aumentato l’impegno di spesa per il 2010 nonostante la crisi abbia fatto aumentare le richieste. Pdl e Lega, ricorda ancora Mirabelli, hanno infatti respinto l’emendamento proposto dal Pd che, in considerazione della crisi economica proponeva di aumentare il fondo da 19,5 milioni a 34, incrementando le risorse sul capitolo casa anziché toglierle da una parte per spostarle su un’altra, come si è fatto nel 2009 in cui si è tolto al fondo per le giovani coppie per aumentare il FSA.
Respinta la norma ammazza parchi. E il bosco di Gioia, dove ora sorge la Nuova Sede, non è l’unico spazio verde minacciato da Formigoni e dai suoi. A inizio 2008 il centrodestra rispolvera la norma “ammazza parchi”, che un anno prima, sotto forma di emendamento alla riforma della legge sui parchi, era stata rispedita al mittente. Una norma che avrebbe consentito alla Regione di dare l’ok ai progetti edificatori all’interno dei parchi anche se questi avessero espresso parere contrario nel confronto con i comuni proponenti varianti urbanistiche.
Immediata la reazione e la grande mobilitazione di tutto il centrosinistra in Consiglio regionale, delle associazioni ambientaliste, di buona parte dei parchi lombardi, dei cittadini, degli urbanisti e dei sindaci che, in occasione della seduta del 4 marzo, costringono Formigoni e il centrodestra, Lega Nord compresa, a ritirare il provvedimento.
Queste, infatti, erano le premesse (da Repubblica, 29 gennaio 2008): Dopo lo stop del consiglio regionale che ha rispedito circa un anno fa in commissione Ambiente la proposta di legge sui parchi sostenuta dal centrodestra, sembra che un nuovo pericolo si stia per abbattere su aree finora protette. Quello dell'arrivo di una nuova colata di cemento. Ieri il relatore del progetto di legge sulla riforma delle aree protette, il consigliere regionale di Forza Italia Angelo Giammario, ha illustrato il nuovo testo. Spicca all'articolo 8, tra l'altro, che se è vero che «la giunta regionale nella fase istruttoria del coordinamento del parco o delle sue varianti garantirà il confronto tra l'ente gestore e il Comune, in caso di conflitto tra un parco e un ente locale, l'ultima parola spetterà al Pirellone».
Senza contare che in futuro spetterà sempre alla giunta anche la nomina dei nuovi presidenti dei parchi. Il provvedimento sarà discusso in aula nelle prossime settimane, ma i Verdi e le associazioni ambientaliste stanno già affilando le armi. «Sarebbe la capitolazione totale rispetto agli interessi legati al cemento», denuncia il presidente di Legambiente Damiano Di Simine. Mentre il verde Carlo Monguzzi e Giuseppe Civati del Pd invitano «a una nuova grande mobilitazione come fu quella contro l'emendamento ammazza-parchi».
Non saranno risparmiate nemmeno le cosiddette aree standard delle città. Ovvero le aree che in base al vecchio Piano regolatore dovevano essere destinate al verde o alla costruzione di servizi sociali come asili o uffici comunali. Scaduto il termine di cinque anni senza che quelle funzioni siano realizzate, i Comuni potranno farne ciò che vogliono. A patto di utilizzarle per nuova edilizia popolare. Housing sociale, come l'ha definito ieri l'assessore comunale al Territorio Carlo Masseroli. Il suo collega al Pirellone, il leghista Davide Boni, non è contrario, ma pone dei paletti: «I Comuni avranno a disposizione un altro anno per completare i Piani di governo del territorio.
Per quelli che hanno un bisogno abitativo elevato come Milano si potranno utilizzare anche aree attualmente destinate a verde e parcheggi. Ma solo nella fase transitoria. In quella di applicazione dovranno assicurare un supporto effettivo di spazi adeguati al verde e ai giochi per l'infanzia». «La Lombardia – ricorda l'assessore regionale alla Casa Mario Scotti deve rispettare i limiti nazionali di 18 metri quadri per abitante». Ma i tecnici del Pirellone fanno notare che vista l'enorme dotazione di aree standard non utilizzate da Milano, la colata di cemento ci sarà. […]
La riforma potrebbe mettere a rischio il futuro delle aree e aprire le porte alla speculazione edilizia a Milano, dove si stimano 9.200.000 metri quadrati di aree standard con vincolo decaduto: zone finora non edificabili che il Prg destinava a verde o a servizi mai realizzati.
(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)
Puntate precedenti:
M come Malpensa
L come L'Aquila
I come Idrogeno
H come Haiti
G come Giustizia ad orologeria
F come Ferro (poco) e smog (parecchio)
E come Eluana
D come Diritti negati
C come Comunione e Liberazione
B come Bonifiche (e Bonifici)
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù
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1 commento:
e come hanno cantato Elio e le Storie Tese, "Han distrutto il bosco di Gioia questi grandissimi figli di tr...a!".
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