La prossima volta che ci capita di interagire con qualcuno di questi operatori, teniamo presente il senso di frustrazione e di inutilità sociale che colpisce ragazzi dai sogni traditi e casalinghe costrette ad arrotondare al telefono. Costretti a vendere contratti a ritmi serrati, o dichiarare di averlo fatto anche se non è vero, se sono addetti alla vendita. Devono far cadere la linea quando il dialogo con il cliente si fa lungo, se sono addetti all’assistenza. Devono intrattenere il cliente con ogni scusa o lasciarlo in attesa prima di dargli le informazioni richieste, se la chiamata non è a carico del call center ma vale invece cinque euro e più. Consideriamo però che non sono loro i responsabili ma l'azienda che rappresentano ed è verso questa che dovremmo rivolgere la nostra indignazione.
Ma la situazione dei 400.000 lavoratori dei call center tende a non essere più una eccezione, ma la regola: per 15 anni, al di là dei governi che si sono succeduti, le politiche del lavoro sono andate, dichiaratamente, dalla parte dell’imprenditore, per alleggerire il costo del lavoro. Via via restringendo i diritti dei lavoratori per rafforzare soltanto i diritti dei datori, regalando a imprenditori e "prenditori" vagonate di soldi pubblici con la promessa (sbandierata ma tradita) dell’aumento dell’occupazione.
Fino ad arrivare all'apoteosi di questo governo, in cui gli imprenditori non devono più chiedere soldi al governo ma se li prendono direttamente senza chiedere permesso a nessuno in quanto coincidono con il governo stesso.
Ci sarebbe abbastanza per riflettere e cambiare strada.
Nessun commento:
Posta un commento
Tu sei libero di dire quello che vuoi. Io sono libero di cancellare quello che voglio. In particolare, i commenti ingiuriosi e/o stupidi si autocancelleranno.
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.