18 giugno 2006

Sono un Direttore

Sono un Direttore Responsabile di una testata giornalistica e non lo sapevo. Svolgevo un verio e proprio secondo lavoro, con qualifica dirigenziale, e nessuno me l'aveva detto. Meno male che ci ha pensato il giudice Eugenio Gramola, del tribunale di Aosta, che ha condannato un blogger per diffamazione, argomentando che l'imputato "gestiva il blog".

Queste le sue testuali parole, immortalate nella sentenza destinata a fare giurispudenza (o a passare alla storia dell'avanspettacolo, vedremo): "colui che gestisce un blog altro non è che il direttore responsabile dello stesso, pur se non viene formalmente utilizzata tale forma semantica per indicare la figura del gestore e proprietario di un sito Internet. Ma, evidentemente, la posizione di un direttore di una testata giornalistica stampata e quella di chi gestisce un blog (e che, infatti, può cancellare messaggi) è, mutatis mutandis, identica. Il gestore di un blog ha infatti il totale controllo di quanto viene postato e, per l'effetto, allo stesso modo di un direttore responsabile, ha il dovere di eliminare quelli offensivi".

Da parte mia, credevo banalmente che un blog non fosse altro che una forma di manifestazione della libertà di espressione garantita dall'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sancita in Italia dall'articolo 21 della Costituzione e negli States dal Primo Emendamento, e cose così.

Invece no. L'esimio giudice monocratico (?) in un sol colpo ha fatto strame del principio cardine su cui si fonda l'intero ordinamento del diritto e cioè che è permesso tutto quello che non è proibito. Trovandosi di fronte ad un fenomeno nuovo quale è quello della informazione spontanea permessa dalle nuove tecnologie, il magnifico giudice ha seguito il riflesso condizionato di doverla assoggettare al controllo, all'autorizzazione, ai limiti di qualcos'altro già regolato, adottando il principio che è permesso tutto ciò che non è proibito.

E così in un sol colpo ha stabilito che:
1. Un blog è uguale ad un giornale.
2. Un blogger è un Direttore Responsabile.
3. Ai blogger si applicano le regolamentazioni valide in materia editoriale.


Ottimo. Non mi resta ora che rivendicare gli innumerevoli privilegi propri della casta dei giornalisti: l'iscrizione all'Ordine, il segreto professionale, la pensione anticipata e, sopratutto, i ricchi contributi statali che il governo generosamente elargisce alla Stampa tutta.

"Sono un Direttore" Compilation

Quartetto Cetra: ARRIVA IL DIRETTORE
Fabrizio De Andrè: UN GIUDICE
Mardi Gras: GIRL I'VE GOT NEWS FOR YOU
Roberto Vecchioni: SIGNOR GIUDICE
Paul McCartney: PRESS
I Nomadi: COME POTETE GIUDICAR
Dik Dik: GIORNALE DI BORDO

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Manifesto anche io perplessità per l'equiparazione effettuata dal Giudice tra il direttore di un giornale ed il gestore di un blog. E ciò in quanto costituisce una interpretazione analogica estensiva in ambito penale, che dovrebbe essere vietata dalla legge.
Cionondimeno devo dissentire da una piccola parte del tuo ragionamento: è vero che il blog, come qualsiasi forma di pubblicazione, è una manifestazione del pensiero, la cui libertà è tutelata dalla Costituzione, ma è altrettanto vero che il proprio pensiero deve essere manifestato senza offendere o disonorare nessuno. Altrimenti si commette un reato.
La lettura integrale della sentenza mette in luce alcuni aspetti importanti che mi sembrano trascurati:

a) il contenuto dei messaggi era offensivo, ancorché ironico;
b) l'imputato è stato condannato per la maggior parte dei commenti perché si è ritenuta provata la sua identificazione con l'autore dei messaggi offensivi in questione;
c) solo per alcuni messaggi, postati da utente anonimo, il Giudice ha ritenuto di affermare comunque la responsabilità dell'imputato (già comunque ravvisata per i messaggi di cui al punto b!) in quanto, pur non essendo provato con certezza che ne fosse lui l'autore, egli è tenuto a risponderne così come ne risponderebbe il direttore di una testata giornalistica.

Ribadisco: anche io manifesto più di una perplessità per tale equazione. Devo però aggiungere che da parecchio tempo si afferma la responsabilità del provider/curatore di sito per il contenuto illecito postato da altri, qualora si dimostri che egli, portato a conoscenza dello stesso, non ha adempiuto all'invito di rimuoverlo.
La sentenza non approfondisce questo aspetto, che sarebbe ad ogni modo interessante. Stefano

Anonimo ha detto...

Ecco, scusa se posto a ruota: leggo che per il mio precedente post " La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog."
Ergo: tu leggi tutti i post e decidi se sono meritevoli di essere pubblicati. Essi non sono immediatamente pubblicati, ma lo sono solo se lo decidi tu.
Se io scrivessi un post dal contenuto illegale (ad es.: offendo qualcuno, incito all'odio razziale, commetto apologia del nazi-fascismo, diffondo dati personali), non sarei più da solo a volerlo pubblicato: saremmo in due. Io e te.
Che tu sia identificabile o meno con il direttore di una testata giornalistica, questa condotta potrebbe essere ritenuta come concorso nella mia azione. E se la mia azione dovesse essere ritenuta reato, tu saresti concorrente nel reato, ossia responsabile quanto me...
Just my 2 cents. Stefano.

chartitalia ha detto...

Caro Stefano,
intanto grazie per i contributi: capisco il tuo punto di vista ma non lo condivido del tutto.

Sulla responsabilità per conto terzi: questa non la condivido per nulla. Certo che ho attivato il controllo perchè so, allo stato attuale, è un rischio reale, e quindi sono stato costretto ad attivarla. Ciò non vuol dire che mi trovo d'accordo con la norma: ciò conduce a diminuire l'interattività dell'informazione spontanea in rete e la sua efficacia dipende da quanto frequenetemente sono collegato in rete per monitorare i messaggi. Cosa ovvia per modelli di informazione broadcast tradizionali ma piuttosto limitativa per il blogging.

Ma come dici tu stesso "se la mia azione dovesse essere ritenuta reato, tu saresti concorrente nel reato, ossia responsabile quanto me". Beh, mi sembra una nefandezza: io quindi dovrei ergermi a giudice preventivo se quanto tu scrivi può essere configurato come reato o meno. Senza averne nè mezzi, nè competenza, Niente. E' ovvio che in situazioni simili, per non rischiare, la cosa più semplice è censurare l'intervento.

Ti faccio un esempio: se tu effettui un intervento su questo blog asserendo che il principe ereditario è al centro di un traffico losco di prostitute e video game taroccato, io non ho la più pallida idea se quanto asserisci è vero o meno e dovrei quindi impedirne la pubblicazione per non rischiare. Anche se la cosa, a quanto si legge in queste ore, sembra del tutto verosimile. Risultato: limitazione della libertà di espressione che passa attraverso un principio barbaro di responsabilità oggettiva mututato da modelli completamenti differenti ed applicati a realtà completamente differenti.

Ed anche sulla storia della offensività avrei diverse cose da eccepire: in quanto sono strettamente legati al livello di verità cui si riferiscono. Trovo piuttosto singolare che, pur ammettendo che quanto riportato abbia un fondo di verità, il blogger sia stato in ogni caso condannato.

In altri termini, se dico ad un politico ladro: "ladro" è sicuramente un'offesa. Commetto un reato per questo?

Anonimo ha detto...

E' anche verò però che in questo modo si può applicare per un blogger la scriminante putativa ex art. 51 c.p. che di fatto fa venir meno qualsiasi responsabilità in capo al blogger che pubblichi una notizia e dimostri di essersi informato a sufficenza sull'attendibilità di questa.

Anonimo ha detto...

Caro Moderatore, la materia è molto, molto delicata.
Ma ti invito a leggere la sentenza, che sul punto è chiara.
Si può diffondere informazione, purché si rispettino 3 requisiti (che la sentenza riporta):
a) che la notizia sia vera
b) che la forma espositiva sia corretta
c) che vi sia interesse pubblico a conoscerla

Rispettando questio tre parametri (cosa a volte semplicissima, altre volte meno) non si incorre in alcuna condanna.
Il blog condannato non li rispettava: pubblicava notizie false oppure vere ma esposte in modo offensivo se non volgare (ad es., per affermare che un giornalista faceva servizi compiacenti, diceva che faceva "i pompini"...).
Ma qui si esce dal punto centrale.
Cioè non se il post sia offensivo/reato, ma se a risponderne, oltre all'autore (come è giusto che sia), debba essere chiamato anche il moderatore del blog.
Io non mi spingo a dire se sia giusto/sbagliato, oppure più o meno opportuno.
Ti faccio notare che però se scegli di esercitare un controllo precdente alla pubblicazione di un post, chiaramente hai anche il compito di non permettere che vengano pubblicati contenuti manifestamente illegali (cioè la cui illegalità è riconoscibile "prima facie" anche dall'utente medio); altrimenti che senso ha?
Hai comuqnue senz'altro il compito di rimuovere i contenuti illegali di cui tu sia portato a conoscenza in un secondo momento (mi sembra che sia anche un dovere di netiquette).
Non posso che farti l'augurio di adempiere al meglio il difficile compito (e ti assicuto che non sono affatto ironico, anzi!) Stefano

chartitalia ha detto...

Caro Stefano,
se le condizioni che indichi:
a) che la notizia sia vera
b) che la forma espositiva sia corretta
c) che vi sia interesse pubblico a conoscerla
fossero applicate alla lettera, credo che una percentuale vicina al 100% dei blog dovrebbe essere chiusa, ed in fondo è esattamente a questo che una sentenza come quella in questione mira.

a) notizia vera: chi lo stabilisce se una notiza è "vera": il blogger? quindi devo stabilire io il valore di una notizia quale, ad esempio, che un esponente della casa reale procurava clienti per un casinò? e cosa diavolo ne so, visto che sono in corso delle indagini al riguardo?

b) che la forma espositiva sia corretta: ah, spero di non essere condannato per qualche congiuntivo; non so, qui mi pare che si possa sconfinare in una critica di stile letterario piuttosto che di contenuti; quindi occorre dire "servizi compiacenti" anzichè "pompini", ma se si dicesse "fellatio" sarei perseguibile o no?

c) che vi sia interesse pubblico a conoscerla; oh madonna, questa proprio riempirebbe le patrie galere; vorrei sapere a chi frega se Kate Moss si fa di coca o di eroina: mi sembra un fatto privato; e così per qualsiasi altro aspetto, compreso un omicidio avvenuto tra le mure domestiche: perchè questo ha interesse pubblico ed altri aspetti no? chi lo decide? si sa bene che è l'offerta a creare la domanda, quindi se mezzi di comunicazione potenti iniziano a parlare di qualcosa poi il pubblico chiede di sapere esattamente quel qualcosa

bah, più ci penso e più quella sentenza mi sembra molto ambigua; già e qui veniamo al punto cruciale; guarda Stefano che molto spesso i blogger non diffondono notizie ma COMMENTANO notizie di pubblico dominio; quindi esprimono OPINIONI; e da qui a considerare offensive le opinioni contrarie il passo è brevissimo; per es., se anzichè definire ambigua la sentenza in questione l'avessi definita "liberticida" avrei commesso un reato?

1 saluto

Anonimo ha detto...

Ciò che serve è che la notizia sia stata sottoposta a verifica dimostrando di essersi informato a sufficenza.

Ad esempio, io pubblico nel mio blog la notizia riguardante l'arresto di Vittorio Emanuele: dovrò stare attento a quello che scrivo, ad esempio sui capi d'imputazione, assicurarmi (attraverso l'ansa, a titolo d'esempio) che questi siano quelli effettivi. Non potrei scrivere che Vittorio Emanuele sia stato arrestato perché coinvolto in giri di pedofilia, perché questa notizia non è vera, quindi sarebbe perseguibile.

Mettiamo ora il caso che la notizia dell'arresto di V.E. sia stato lo scherzo di qualche burlone che mette in giro la notizia, io la riprendo e la pubblico; in quel caso io sarei perseguibile perché non mi sono preoccupato di verificare la fonte, e a nulla varrebbe la giustificazione per cui io ho trovato altrove la notizia, perché in questo caso non ho effettuato alcun controllo "serio" nella veridicità della notizia.

Ultima nota: spesso le sentenze di Cassazione vengono riprese ed amplificate senza tenere conto che hanno la funzione di "cassare" una sentenza evidenzando gli errori tecnici nella corretta applicazione della legge, non fanno la legge come accade ad esempio negli ordinamenti di stampo anglosassone.

chartitalia ha detto...

Andrea,
il tuo ragionamento è perfetto quando applicato alla Stampa.

Diamo quindi per scontato che un blog equivale ad un giornale? Io qualche perplessità ce l'ho ancora.

1 saluto

Anonimo ha detto...

Il blog non viene equiparato ad un giornale; è il gestore del blog che, per analogia ed in mancanza di una legge specifica, viene associato come figura a quella del direttore di giornale.

La ratio va ravvisata secondo me in due punti:

1) una legificazione carente, almeno in Italia, di tutto quello che riguarda il mondo del web;

2) vero punctum dolens: in Italia per scrivere un articolo si deve essere per forza iscritto all'albo dei giornalisti. Se io non ho l'iscrizione, potrebbe suonare vagamente sinistro a dirsi ma non ho diritto di parola, non potrei scrivere di mio pugno nessun articolo che possa essere pubblicato su giornale.

Ora, essendo i blog veri e propri giornali virtuali e non potendo ovviamente impedire la proliferazione di questo strumento il Legislatore ha dovuto, in un modo o nell'altro, ricondurre la figura del gestore in un ambito che gli dia precise garanzie ma anche resposabilità. In questo modo si è determinata una anomalia nel nostro sistema che crea una scappatoia ad hoc per il blogger (gestore), equiparato ad una figura che necessita normalmente di tirocinio, esame e conseguente iscrizione in un albo.

chartitalia ha detto...

Andrea,
ma è esattemente questa estensione meccanica che è aberrante: indicativa di una concezione totalitaria del controllo dove non si ammette nessuna area di indeterminatezza, cosa che sembrerebbe palesemente illegale, come argomentano i giuristi, vedi al seguente link:
http://www.beta.it/edit/zencovich.html

Anonimo ha detto...

Caro Moderatore, mi sembra che ti sfuggano alcuni punti:

a) che la notizia sia vera: non mi sembra che si debba "stabilire" se una cosa sia vera, semmai lo si deve "verificare"! E qui sta la serietà sia di un sito che di un blog. Venendo al Tuo esempio, non si può certo ancora dire che sia vero che Vitt. Emanuele sia coinvolto in un giro di corruzione e di prostituzione; è certo vero che per queste accuse è stato arrestato ed è indagato. Se ci si limita ad affermare questo, non ci sono problemi!

b) la forma espositiva: non ci si riferisce certo alla corretta esposizione grammaticale! O all'uso di termini arcaici! Ma all'educazione ed al buon gusto! Si può riferire una notizia vera in modo maleducato ed offensivo. Affermare, per indicare che un giornalista fa servizi compiacenti, che fa i "pompini" o "pratica la fellatio" è offensivo e, personalmente, lo trovo anche stupido e inutile. Chiaramente si può manifestare la propria opinione: oltre al diritto di cronaca, esiste anche quello di critica, ma anche in questo caso bisogna usarlo con intelligenza e non indiscriminatamente.

c) E qui sbagli molto. Se il personaggio di cui parlo è un personaggio pubblico, o è anche una persona comune ma compie un atto pubblico (es.: vince una gara sportiva, commette un reato, ecc.) esiste un interesse pubblico.
Se K. Moss si fa di coca c'è un interesse dato dalla fama e dalla pubblicità del personaggio. Se pubblico in un blog ad es. che tu (Nome e Cognome) sei seguito dal SerT o dalla Anonima Alcolisti, per quanto vero e per quanto esposto correttamente, diffondo una notizia comunque non di interesse pubblico, che viola la tuas privacy e ti diffama.
Se addirittura scrivo che sei un lurido tossico o un ubriacone puzzolente, non rispetto nemmeno il requisito b. Se poi è anche falso, e ho scritto così solo perché una volta sei satto assieme alla figlia di un produttore di vini/uno spacciatore, non rispetto nemmeno il punto a.

Dove invece dissento da Andrea, è nel fatto che l'interpretazione analogica effettuata dal Giudice non è legittima, in quanto vietata in ambito penale.
O esce una legge che afferma testualmente che il Blog è un Giornale, oppure non si può equiparare tout-court il direttore dell'uno al moderatore dell'altro.
Ma il perché comunque il Moderatore che opera un controllo preventivo del contenuto dei messaggî possa comunque essere chiamato a rispondere l'ho già scritto prima, e non mi sembra il caso di dilatare oltre questo già lungo post. Stefano

chartitalia ha detto...

Stefano, perchè "Caro Moderatore" e non "Caro Direttore"? Che poi era il tema del post: applicando le tue regole ne discende che i webmaster o i blogger sono a tutti gli effetti equiparati a direttori responsabili. Cosa che poi neghi in chiusura di articolo.

Insomma, direi: contiamo sino a tre e poi ognuno resta della opinione che aveva prima di iniziare al discussione. Ok? Uno, due e ...

Anonimo ha detto...

Ormai a me non sorprende piu' il Giudice Eugenio Gramola di Aosta, personalmente lo denunciai al CSM a Roma, ecco perche' ad Aosta non e' piu' Giudice Monocratico, ma Giudice del lavoro, guardate alla sottoscritta cosa ha fatto e' allucinante, ha fatto un processo e io non ne ho mai saputo nulla!! www.jendanotizie.info
Grazie jenda

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