I piccioni mi hanno sempre fatto schifo. Ti cagano addosso, insozzano monumenti, sono arroganti, invadenti, inquinanti. Repulsione ampiamente diffusa e condivisa dalla stragrande maggioranza degli italiani. Invece questi esseri orribili furoreggiano nei tempi più bui e reazionari. Era il '52 quando trionfarono a Sanremo con l'orribile Vola colomba di Nilla Pizzi. Il 1952: l'anno in cui si voleva realizzare "uno Stato forte protetto dalle estreme sinistre", l'anno dove si inventa una legge elettorale detta "truffa", l'anno in cui Luigi Gedda, presidente dell'Azione Cattolica, trasforma l'apparato clericale in una efficientissima macchina elettorale. Anni in cui l'Italia era poverissima ed aveva il problema di mettere insieme il pranzo con la cena.
Ora nel 2006, a Sanremo rivincono gli orrendi volatili, con Vorrei avere il becco. La Chiesa è più arrogante ed invadente che mai. Sono ritornate paure ataviche legate alla pura sopravvivenza, con un'ampia fascia di popolazione che non riescie ad arrivare a fine mese. Lo spauracchio del terrorismo si è affiancato a quello del comunismo. Comunione e Liberazione ha rimpiazzato l'Azione Cattolica come macchina elettorale. Ed i piccioni sono tornati a trionfare.
La canzone vincitrice di questa edizione è la canzone più reazionaria che abbia vinto il festival, insieme e forse più di "Vola colomba" o "Chi non lavora non fa l'amore". E naturalmente, il miracolato Povia si è subito affrettato a precisare, non richiesto, che lui è per i valori della tradizione e della famiglia. "Papà, alzati, dai un bacio a mamma e restate cinque minuti abbracciati" ha ordinato dalla ribalta sanremese. Poi sembra che Povia, unico in Italia, si sia divertito con le battute di Panariello, altro reperto degli anni '50.
La battuta del titolo è di Eddy Anselmi, straordinario curatore del più bel sito sul Festival di Sanremo (FestivaldiSanremo.com), da cui apprendo altri particolari interessanti. Ad esempio, che il più stretto collaboratore del capo del governo, Gianni Letta, ha richiamato Eros Ramazzotti e gli ha detto di cambiarsi la cravata a pois. Evidentemente il governo italiano ritiene un affare di stato il colore delle cravatte dei canzonettari italiani e se ne occupa in prima persona. Tanto, tutto il resto in Italia va a gonfie vele.
06 marzo 2006
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2 commenti:
Commento delirante, intriso di paranoia.
Una canzone dura tre minuti. Se ti lascia qualcosa, sono tre minuti ben spesi. Provbabilmente ti sarebbe piacito di più se avesse vinto qualcuno più impegnato e anche a me non sarebbe dispiaciuto.
Sta di fatto che la canzone di Povia mi è piaciuta al primo ascolto e che continuo a canticchiarla. Mi va bene così e non me ne frega niente di quanto possa essere reazionaria o progressista. E' una bella canzone e basta.
Caro anonimo,
a te interessano i tre minuti della canzone, a me i mesi che vengono prima e dopo. Vedi qualche problema al riguardo?
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