Premesso che chi vota questo cialtro-destra di questi tempi mi fa schifo, in questa ennesima puntata sulle gesta del nostro Firmigoni, vedremo come è riuscito a far scivolare la Lombardia nelle retrovie della green economy, rendendo farraginose e burocratiche le normative regionali vigenti in materia. Anzi, il nostro eroe si è messo a tifare nucleare (purchè non in Lombardia...).
Vendola batte Formigoni. È stato un rapporto del ministero dello Sviluppo economico ha decretare l’avvicendamento nella classifica delle Regioni che installano più pannelli solari per produrre energia elettrica sul proprio territorio. La Puglia ha superato la Lombardia per l’installazione di pannelli fotovoltaici. E questo grazie a una normativa più semplice che favorisce la realizzazione di impianti che utilizzano fonti rinnovabili come il vento, il sole le biomasse.
A Vendola abbiamo provveduto a inviare i nostri complimenti per il lavoro fatto, mentre a Formigoni abbiamo tirato le orecchie perché da primo della classe (ma il merito non è stato tanto suo, quanto di una effervescente imprenditoria che da tempo ha colto le opportunità offerte dalle green economy) è scivolato nelle retrovie. Ma oltre a criticare il presidente, abbiamo chiesto di recuperare in fretta il terreno perduto semplificando le normative regionali vigenti. Che sono
troppo macchinose e burocratiche.
Il regolamento messo a punto dagli assessorati che si occupano di reti e ambiente, è complicato e disincentiva l’installazione di pannelli fotovoltaici. In Puglia invece, per impianti inferiori a 1 megawatt di potenza, fatte salve le zone pregiate o dove sono necessarie valutazioni di impatto ambientale, è sufficiente la Dichiarazione di inizio attività ai comuni. In Lombardia per impianti di cinque volte inferiori a quelli considerati dalla normativa pugliese è addirittura necessaria una conferenza dei servizi a cui partecipano Regione, vigili del fuoco, Asl, comune interessato e altri soggetti ancora. Un groviglio da sciogliere al più presto nell’interesse dell’ambiente, delle imprese e degli artigiani lombardi che operano in uno dei più interessanti settori della green economy.
Formigoni fa il tifo per il nucleare ma non lo vuole in Lombardia. Nella conferenza Stato Regioni del 27 gennaio scorso Formigoni ha gettato la maschera dando il via libera al nucleare di Berlusconi. In quell’occasione infatti la Lombardia, insieme a Veneto e Friuli, ha votato contro le altre regioni che chiedevano invece di bocciare il piano nucleare voluto dall’uomo di Arcore. In campagna elettorale siamo sicuri che il presidente non mancherà di sottolinearlo di fronte agli elettori lombardi, ai quali crediamo non potrà neanche nascondere quale sarà il luogo, o i luoghi, dove dovrebbero sorgere gli impianti atomici. Secondo una lista elaborata dal Cnen (comitato nazionale per l’energia atomica) allo studio del governo Berlusconi in Lombardia i luoghi idonei sarebbero a Voghera, nel pavese, a sud di Cremona e a sud di Mantova, in tutti e tre i casi sulle rive del Po.
Formigoni ha superato se stesso il 10 febbraio scorso quando sul nucleare ha detto che va bene ma che le centrali non vanno fatte in Lombardia. Bel senso di responsabilità per un politico che si candida a succedere a Berlusconi. Forse F è affetto dalla sindrome Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino). Ricordiamo che il nucleare è una tecnologia che non conviene alla Lombardia e all’Italia. Se Berlusconi continuerà con il progetto nuclearista anche i lombardi ne faranno le spese.
Formigoni invece di fare il cerchiobottista assuma posizioni più responsabili. Il nucleare è una scelta che costerà cara ai lombardi che già oggi nelle bollette elettriche pagano 80 milioni di euro all’anno per smaltire le scorie delle vecchie centrali atomiche dimesse dopo il referendum dell’87. Il nuovo nucleare di Berlusconi e il futuro problema dello smaltimento delle scorie, per cui ancora oggi non esiste un sito idoneo in tutta Europa, sottrarranno soprattutto preziose risorse a investimenti nel settore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, tecnologie già pronte per rispondere ai bisogni di riduzione dei costi dell’energia a carico dei cittadini e delle emissioni inquinanti.
E poi, un’ultima osservazione: se il nucleare ti piace, perché non volerlo sul tuo territorio e rinunciare così sia agli eventuali benefici, sia agli investimenti che questa scelta comporta? L’ennesimo mistero formigoniano. O forse, semplicemente, il solito bluff elettorale.
(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)
Puntate precedenti:
O come Oil for Food
N come Nuova sede, vecchi sprechi
M come Malpensa
L come L'Aquila
I come Idrogeno
H come Haiti
G come Giustizia ad orologeria
F come Ferro (poco) e smog (parecchio)
E come Eluana
D come Diritti negati
C come Comunione e Liberazione
B come Bonifiche (e Bonifici)
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù
17 marzo 2010
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