Tapas e McDonald

Ero stato in Spagna precedentemente ma solo grazie alla visita di questi giorni a Barcellona ho scoperto delle vere e proprie delizie, le tapas: una sorta di antipasti costituiti da assaggini di tipici cibi spagnoli.

Ve ne sono una infinità, preparati con verdure, con carni o con pesce e molluschi: vongole alla marinara, calamari alla romana, sardine in scapece, gamberi fritti, cozze ripiene, polpo all'aceto, polpette di baccalà, peperoncini piccanti, crocchette di formaggio manchego, cuori di carciofo all'aglio, salsiccette alla griglia, insalatina di spinaci con pinoli e uvette. Insomma, c'è l'imbarazzo della scelta, letteralmente. Il tutto da accompagnare rigorosamente con vino o birra.

Ma quello che stupisce è che, nonostante tali delizie, anche in Spagna così come in decine di altre decine di paesi dalle rinomate tradizioni gastronomiche, riesca ad imperversare la catena McDonald, con i suoi insipidi cibi di plastica: banali, globalizzati, artificiali, da accompagnare con bevande altrettanto insignificanti come le varie cole.

Fenomeno possibile solo grazie alle straordinarie tecniche di marketing di cui le aziende americane sono capaci: riescono a venderci a prezzi da affezione panini immangiabili, bibite imbevibili, dischi inascoltabili, film inguardabili, libri illeggibili, ideologie demenziali. La domanda ronza intorno da un po' di tempo: sono brave loro o coglioni i consumatori?