Qualche post fa, riferivamo di un dirigente Apple che aveva definito "avidi bastardi" i discografari e i cinematografari che ne stanno combinando di cotte e di crude ai propri clienti pur di impedir loro di poter copiare ciò che hanno profutamente pagato. C'è da dire che nei dintorni della suddetta categoria potrebbero far parte una buona parte degli "artisti" che stanno assistendo, complici o conniventi, alla criminalizzazione dei propri fans. Tra le esponenti più in vista c'è sicuramente lady Louise Veronica Ciccone, alias Madonna.
Ai tempi dell'uscita del suo album American Life, la plurimiliardaria cantante italo-americana, arricchitasi al di là di qualsiasi merito con le sue canzonette ed evidentemente preoccupata di essere gettata sul lastrico a causa della antipatica abitudine dei suoi fans di scambiarsi le sue canzoncine, decise di intervenire in prima persona per porre rimedio a tali insane pratiche. Cosa fece questo genio della comunicazione? Decise di immettere nelle reti P2P un file MP3 contraffatto con il titolo della title-track. Solo che, anzichè contenere i suoi gorgheggi, il file conteneva una sua amletica domanda: "What the fuck do you think you are doing?" (cioè, più o meno: "Cosa cazzo pensi di stare facendo?")
Per tutta risposta, i fantomatici destinatari della sua domanda retorica, a dimostrazione di sapere bene quello che stavano facendo, violarono il suo sito ufficiale permettendo di scaricare i brani del suo album direttamente dal sito stesso di Madonna...
Non ci risulta che Madonna abbia ripetuto questa tecnica di dissuasione con l'uscita dei suoi album successivi.
Articolo precedente della serie: Rock Politik e il dritto d'autore
01 dicembre 2005
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