19 dicembre 2006

I regali per Natale parte 3 / Gli Stranieri

Devo purtroppo ammetterlo: sebbene la crisi della canzone è a livello mondiale, all’estero la sanno ben mascherare. Difatti anche qui ci sono le classiche raccolte salva-mercato e cd di cantanti che si cimentano con standard della musica internazionale, ma è tutto un altro vivere.

E’ tornato alla grande lo swing e ci si tuffano a pesce, anche quelli che lo swing fino a poco tempo fa non sapevano neanche cosa fosse. Esempio, Kilye Minogue in una versione (piena di humour e simpatia) di SANTA BABY, cantata a metà tra Betty Boop e una classica svampita stile Hollywood . Questo cosa vuol dire? Che nei paesi di lingua anglofona gli artisti (anche se magari non allo stesso livello di un tempo) ancora studiano e si perfezionano. Soprattutto ci tengono a fare bella figura. Quante volte abbiamo visto un film e abbiamo notato dei bambini di 3 o 4 anni che cantavano e ballavano benissimo? La frase più ricorrente in questi casi è stata “ma ‘sti americani sanno fare proprio tutto!” Ma non è che si nasce imparati, come diceva qualcuno.
Si studia, ci si prepara, si lavora sodo. La differenza è tutta qui: noi abbiamo I Cesaroni e Claudio Amendola, loro hanno le Jennifer Aniston e le Julia Stiles. Chiusa parentesi.

Parliamo di musica e delle uscite internazionali. Come sappiamo, il nuovo cd di Robbie Williams sta andando molto male, tanto che si sono rimessi insieme i Take That e dopo circa dieci anni una loro canzone è in cima alle classifiche inglesi. Si chiama PATIENCE. Una volta si fantasticava su una (im)possibile riunione dei Beatles. Ora bisogna accontentarsi di quella (possibile) dei Take That.

D’altronde, quando i big escono con degli inediti, non è detto che vada loro ancora bene. Basti pensare al clamoroso flop di Elton John ed il suo THE CAPTAIN AND THE KID. Forse non gli ha giovato il matrimonio !

Passiamo alla Top 20 inglese: i Westlife sono primi in classifica con una raccolta, gli Oasis sono secondi in classifica con una raccolta, i Beatles sono terzi in classifica con un doppio cd e dvd.
Ma quant’è bello, però! Sir George Martin ha remixato dei classici del quartetto ed ha inventato dei nuovi arrangiamenti tanto che in certi casi sembrano versioni alternative! O meglio: sembra di sentire degli inediti dei Beatles. Alla Virgin di Londra Paul McCartney si è prestato a firmare alcune copie del CD e legioni di fan si sono accampati fuori dal negozio per ore ed ore per assicurarsene una. Non dico che l’avrei fatto anche io ma ci siamo quasi. Sentitevi il nuovo arrangiamento creato per STRAWBERRY FIELD FOREVER e poi ditemi!

Andiamo avanti: al quarto posto un’altra raccolta, quella degli U2 (U218 SINGLES), al sesto una raccolta di Jamiroquai, al settimo un’altra ancora, quella di un gruppo non molto noto in Italia, le Girls Aloud. All’ottavo un’ennesima compilazione: le Sugarbabes. E poi altre raccolte di artisti vari. Insomma, su 20 posizioni, le prime dieci sono quasi esclusivamente raccolte (8 su 10) e dalla 11° alle 20°, quasi tutti artisti vari. C’è grossa crisi, diceva Quelo. Soprattutto di idee e di autori.

In America la storia è la medesima. Uno dei dischi che vende di più è quello di James Taylor che canta canzoni di Natale. La cosa buffa è che è lo stesso disco che uscì due anni fa. Proprio lo stesso. Cambia solo il titolo. Ancora Natale con Bette Midler ed il suo COOL YULE. E Johnny Mathis che festeggia i 50 anni di carriera con A 50TH ANNIVERSARY CHRISTMAS COLLECTION. Diana Krall (che nonostante sia lodata a destra e a sinistra a me continua a non piacere) è nei negozi con CHRISTMAS SONGS. Lo stesso Robin Gibb si è lasciato tentare da un disco natalizio. Così come Bootsy Collins, ex componente di uno dei gruppi più pazzi (ma anche più duri) del genere funky degli anni settanta (Funkadelic e Parliament), anche lui alle prese con delle particolari versioni dei classici natalizi.

Barry Manilow ormai è solo personaggio da cover. Dopo il suo THE GREATEST SONGS OF THE FIFTIES, ore è la volta di THE GREATEST SONGS OF THE SIXTIES. E che dire di Rod Stewart, una volta rocchettaro fino al midollo ed oggi protagonista di ben 4 album di standard americani? Da THE WAY YOU LOOK TONIGHT a THESE FOOLISH THINGS. Ora è la volta di STILL THE SAME – GREAT ROCK CLASSICS OF OUR TIME dove si cimenta con pezzi tipo HAVE YOU EVER SEEN THE RAIN o I’LL STAND BY YOU e EVERYTHING I OWN. Comunque, un bel disco. Anche i tre precedenti di musica americana erano fatti coi controfiocchi. Altre raccolte: da Al Green e Johnny Cash e una re-entry: il WHITE ALBUM dei Beatles, datato 1968!

Insomma, questa è la situazione all’estero. Ma quello che vi raccomando particolarmente è un disco uscito già da tre mesi e che è ancora arrampicato in alto nelle classifiche americane: DUETS di Tony Bennett. Questo grandissimo artista, per troppi anni offuscato dalla stella di Frank Sinatra, ha tirato fuori un CD bellissimo. Proprio come fece Frank Sinatra nei novanta (intesa come decade) Tony Bennett, all’età di 80 anni, ha radunato attorno a lui alcuni tra i più bei nomi della musica mondiale. Barbra Streisand, James Taylor, Billy Joel, Elton John, Paul McCartney, Celine Dion, Bono degli U2, Stevie Wonder, Elvis Costello, Sting, George Michael... tanto per fare qualche nome. La differenza è che a Sinatra all'epoca non reggeva più la voce (cali di tonalità e vibrati come non li aveva mai avuti prima) mentre al vecchio Tony la voce regge alla grande! Difatti, per quel che mi riguarda, Bennett è dieci volte superiore a Sinatra. Il guaio è che qui da noi non aveva mercato, completamente "chiuso" da Frank Sinatra. E per cantanti così c’erano pochissime possibilità e quelle poche, se le beccava l’originale. A dire il vero c’è stato un momento che Tony Bennett era molto popolare in Italia. Era il periodo in cui i crooner andavano molto: da Dean Martin a Perry Como. Ma si parla della fine degli anni ’50. Da allora, praticamente nulla. A parte I LEFT MY HEART IN SAN FRANCISCO. Che difatti su questo DUETS canta da solo. Le canzoni sono in tutto 19 . Arrangiamenti da favola, grande orchestra e perfetta armonia tra gli artisti. Si percepisce magnificamente l’amore che gente come Stevie Wonder e la Streisand (solitamente poco tenera) ha per questo immenso interprete. Se lo coccolano, ci giocano, lo vezzeggiano. E lui risponde con simpatia e classe.

Non saprei quale canzone sia la migliore tra quelle dell'album. Sono tutte bellissime. Forse THE GOOD LIFE insieme a Billy Joel. Mi ha stupito di come non mi sia piaciuta tanto quanto immaginavo FOR ONCE IN MY LIFE cantata insieme a Stevie Wonder. La canzone è una delle più belle mai scritte dai tempi dei tempi. La versione del ’68 di Stevie era a dir poco, strepitosa. Quella di Tony Bennett anche. Perché non dovrebbe essere altrettanto bella cantata insieme? Non lo so. Forse per dei virtuosismi di troppo di Stevie Wonder. Però quando attacca con l’armonica a bocca, nella sua ormai classica maniera, è uno spettacolo. Una di quelle cose che ti aspetti e che guai se così non fosse! Come ritrovare un amico dopo qualche tempo, che già immagini quello che ti dirà.

Mi ha detto poco anche THE VERY THOUGHT OF YOU insieme a Sir Paul McCartney. Mentre la presentazione che i cantanti si fanno l’uno con l’altro è divertente e gioiosa. Ecco, questo è un disco che consiglio caldamente. Un disco che sarà (anzi, già lo è) un classico. Fare un regalo del genere a chi lo sa apprezzare è sicuramente una grande idea. Un regalo veramente di classe .

Ricapitolando: i dischi più belli del periodo natalizio sono, a pari merito, LOVE dei Beatles e DUETS di Tony Bennett. Naturalmente per ragioni differenti. Buon secondo Rod Stewart con la sua nuova raccolta di reintepretazioni di classiche ballate rock.

Bene, io i miei suggerimenti li ho dati. Poi, comprate quello che vi pare. Però, per favore, prima di comprare il dischetto di Laura Pausini o la quattrocentesima raccolta di Celentano, fatevi un esamino di coscienza ed optate per qualcosa di più raffinato. Altrimenti, che si scrive a fare, qui, noi?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, un mercato che investe pesantemente sull'intrattenimento deve obbligatoriamente proporre qualcosa di più, del Martufello di turno. Il problema è che i 3/4 di quelli che si presumono essere talenti, sono ampiamente sopravvalutati. Delle varie Pink, Paris, Britney, Lil' Kim; più note per vicende exta-entertainment che per la magia dei loro versi, concorderai che si può fare a meno.
Lo stesso vale per il rap dove si staccano Aesop Rock, Clouddead e pochi altri. Il meglio sta (come sempre) nelle fasce basse di mercato, ma se andassimo a tradurre i testi, anche gli ottimi arrangiamenti andrebbero a farsi benedire. Dubito cmq che si tratti di musica destinata a durare nel tempo.
Ho idea che la qualità superiore sia dovuta soltanto alla maggiore offerta; perchè nemmeno in quanto a spirito si sacrificio e devozione al mestiere, mi sento di dire che i ragazzi chiusi nelle nostrane accademie di danza o recitazione, abbiano qualcosa da invidiare ai loro colleghi anglofoni. La portata degli investimenti è il solo fattore che differenzia e che decreta il successo.

Non pensi che se smettessimo di restare abbagliati così facilmente da tutto ciò che è estero e di accettare passivamente gli esempi che si ostinano a sbatterci in faccia, ci sarebbe solo da guadagnare?

Per conto mio, tranne il jazz, i Doors, Velvet Underground e Tom Waits; boicotto tutto ciò che è americano.
Non vesto Nike o Calvin Klein, non mangio MacDonald, non bevo Coca Cola, non vedo film di Hollywood e non mi arrapo davanti a Pamela Anderson.
Mi sarò perso un sacco di belle cose, ma ne ho trovate altrettante.

Anonimo ha detto...

Di straniero per Natale mi sono comprato solo il nuovo cd live dei Pet Shop Boys. Se fosse stato un disco di inediti però l'avrei preso nel giorno di uscita senza aspettare Natale :-D

Anonimo ha detto...

Ma i Pet Shop Boys non sono un pò da gay? ;-)
LO sai che io quasi non conosco Tony Bennett?

Anonimo ha detto...

Io non sono gay, ma i Pet Shop Boys li amo dai tempi di "West end girls". Fundamental, l'album nuovo della scorsa primavera, li ha riportati ad una forma smagliante dopo parecchi anni che vivacchiavano azzeccando solo un pezzo ogni tanto..

Per darti un'idea dei miei estesi gusti musicali ecco alcuni dischi recenti e meno recenti che ho apprezzato molto:
• Arcade Fire - Funeral
• Muse - Black holes & celebrations
• Kanye West - College dropout
• Strokes - First impressions of Earth
• Mary J. Blige - The breakthrough (a parte la paraculata "One" con gli U2)
• Franz Ferdinand - Franz Ferdinand
• Franz Ferdinand - You could have it so much better
• The Chemical Brothers - Push the button
• Maxïmo Park - A certain trigger
• Genesis - The platinum collection
• David Bowie - The singles collection

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