Nel ricordarvi che questa è la settimana in cui dobbiamo mandare al numero 1 "A sangue freddo" del Teatro degli Orrori (vedi qui per i dettagli), veniamo ad un altro "appassionante" capitolo della saga di Firmigoni, dove scopriamo quanto ci costa il sistema predatorio che ha messo in piedi questo centro destra: in Lombardia si pagano le tasse più alte d'Italia.
Il bilancio regionale lombardo è in pareggio. Roberto Formigoni non perde occasione per ribadire questo dato contabile, indicato come la prova provata che i quindici anni di presidenza sarebbero segnati da virtuosità amministrativa. È così? I cittadini lombardi, in realtà, pagano di tasca propria buona parte di questo risultato amministrativo.
Partiamo da un dato eclatante: i lombardi pagano per prestazioni sanitarie “private” sei miliardi di euro l’anno, seicento euro a testa. Il motivo è che i tempi di attesa per molti esami diagnostici, per visite specialistiche e per diversi interventi chirurgici sono così alti da spingere i cittadini verso il privato, pagando di tasca propria. Questo è un costo della sanità: se il pubblico e il privato accreditato fossero più efficienti i cittadini non dovrebbero mettere mano al portafogli. Il dato si comprende meglio se lo si confronta con la spesa sanitaria regionale, quella scritta nero su bianco sul bilancio, che ammonta a sedici miliardi di euro (così nel 2009).
Non è l’unico costo, quello delle prestazioni private a pagamento, che i cittadini portano sulle loro spalle. I lombardi, mai abbastanza grati al loro governatore, partecipano, si dice così, alla spesa sanitaria. Come? Pagando i ticket sulle prestazioni e sui farmaci. Per le visite e le prestazioni specialistiche i lombardi pagano un totale di 380 milioni di euro l’anno, per i ticket farmaceutici - quelli applicati in Lombardia sono i più alti d’Italia, fino a quattro euro per ogni ricetta – nel 2009 sono costati 182 milioni. Insomma, anche farsi curare dal servizio sanitario regionale in Lombardia costa parecchio.
La sanità lombarda ci riserva un ultimo capitolo, quello dell’addizionale regionale Irpef, il prelievo sul reddito, ben visualizzabile in busta paga o nelle dichiarazioni dei redditi. L’addizionale regionale fu introdotta da Formigoni nel 2002 proprio per riportare il bilancio in pareggio, ed era la Sanità la voce più onerosa. Sono oggi obbligate ad applicare la tariffa massima dell’1,4% le sei Regioni che devono sanare il deficit sanitario e che hanno concordato con il Governo un piano di rientro. La Lombardia non è tra queste, ciò nonostante applica la tariffa massima a tutti i cittadini con redditi superiori a 31mila euro.
Sei Regioni non l’applicano, come la Puglia, la Toscana e il Friuli Venezia Giulia. E c’è anche il Veneto, che da quest’anno l’ha abolita, riportandola alla soglia nazionale dello 0,9%. La Lombardia la conserva gelosamente, nonostante la crisi economica, e l’applica per tutti i redditi da 15.500 euro in su. Non è poca cosa: per le casse regionali vale circa 330 milioni di euro l’anno. Ridurre l’addizionale si dovrebbe e si potrebbe. Per tutti, come sarebbe giusto, o almeno per tutti i redditi sotto i 30mila euro e per le famiglie numerose o che abbiano all’interno persone disabili.
Fatti i conti, ogni lombardo contribuisce al pareggio di bilancio della Regione per oltre 900 milioni l’anno, e in più paga di tasca propria diverse prestazioni non rinviabili. La Sanità, in Lombardia, costa. Cara.
(da "Il libro grigio della giunta Formigoni" di Giuseppe Civati & Carlo Monguzzi)
Puntate precedenti:
S come Santa Rita
R come Razzismo istituzionale
Q come Quarto mandato (a casa)
P come Pannelli solari
O come Oil for Food
N come Nuova sede, vecchi sprechi
M come Malpensa
L come L'Aquila
I come Idrogeno
H come Haiti
G come Giustizia ad orologeria
F come Ferro (poco) e smog (parecchio)
E come Eluana
D come Diritti negati
C come Comunione e Liberazione
B come Bonifiche (e Bonifici)
A come Arese
Cielo grigio su, cielo grigio giù
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